«Il colore del respiro», al Grand Hotel Trento – Di D. Larentis
Esposte le opere di 20 artisti: il ricavato dell’asta di beneficenza sarà devoluto alla Lega Italiana Fibrosi Cistica Trentino onlus – Intervista alla presidente Angela Trenti
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A Trento, è stata da poco inaugurata la collettiva «Il colore del respiro», visitabile nelle splendide sale del Grand Hotel Trento dal 27 gennaio al 28 febbraio 2023, allestimento di Nicola Cicchelli.
Il ricavato dell’asta di beneficenza sarà devoluto interamente alla Lega Italiana Fibrosi Cistica Trentino onlus. Chi volesse acquistare un’opera può consultare il sito a questo link.
Sono venti gli artisti che hanno generosamente donato una loro opera, nomi noti del panorama artistico contemporaneo: Gianni Anderle, Matteo Boato, Adalberto Borioli, Mauro Cappelletti, Barbara Cappello, Silvio Cattani, Roberto Codroico, Giorgio Conta, Alessandro Farina, Elena Fia Fozzer, Ivo Fruet, Stefano Gobbo, Rudolf Haas, Francesca Libardoni, Shuhei Matsuyama, Luciano Olzer, Aldo Pancheri, Arianna Tait, Paolo Tomio, Pietro Verdini.
I quadri esposti si differenziano naturalmente per stile, sono realizzati con diverse tecniche pittoriche.
Curatore dell’evento, l’artista Aldo Pancheri.
La sua opera dal titolo «Questo sogno che non tocchi», realizzata nel 2022, sembra invitare a una profonda riflessione sulla vita nelle grandi città, richiamando l’idea di una società contemporanea sempre più individualista, dove le persone si sentono sempre più isolate e più infelici.
Spazi dei «nonluoghi», come li definisce l’antropologo Marc Augè, quelli in cui gli individui si incrociano senza entrare mai in relazione, spinti dalla frenesia di consumare.
Riassumiamo in maniera sintetica i passi salienti del suo percorso artistico. Appena tredicenne, Aldo Pancheri viene presentato da Alfonso Gatto in un’esposizione personale alla Sala degli Specchi di Trento.
Studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna nella scuola di Virgilio Guidi e colleziona una serie di importanti premi (il primo premio Diomira nella X edizione e due secondi premi al San Fedele, a Milano).
Insegna disegno architettonico e ornamentale a Trento, città in cui per un anno condivide l’atelier con il pittore Aldo Schmid.
Negli anni 70 si trasferisce a Milano, entra in amicizia con l’architetto Luciano Baldessari, artista di fama internazionale, il quale lo introduce nell’articolato mondo dei collezionisti.
Espone a Venezia alla galleria «Il Traghetto», Gianni De Marco diventa il suo gallerista.
Negli anni 80 collabora con lo stampatore Giorgio Upiglio in tecniche sperimentali con composti plastici di sua invenzione.
L’artista trentino di adozione milanese mantiene il forte legame con le sue radici in questi lunghi anni di intensa e incessante attività.
Aldo Pancheri, Questo sogno che non tocchi, 2022 - Digital Fine Art, collage, pastelli e pasta acrlica.
Fra i molti critici che hanno parlato della sua opera ricordiamo Gabriella Belli, Roberto Senesi, Giorgio Mascherpa, Marco Valsecchi, Elena Pontiggia, Claudio Cerritelli e l’artista Sergio Dangelo.
Nel 2014 dà vita al «Movimento Arte Timbrica», risultato di molti anni di espressività nell’ambito della pittura segnica.
Sue opere si trovano in prestigiose gallerie e sedi istituzionali, sia in Italia che all’estero.
Il dott. Paolo Pancheri, apprezzato pediatra scomparso nel 2017, fratello di Aldo, si è lungamente dedicato (dalla metà degli anni ’70 fino al 2000) con grande disponibilità alla cura dei pazienti colpiti da questa grave malattia genetica, purtroppo non ancora curabile, che colpisce bambini e bambine, indifferentemente.
Si tratta di una patologia che coinvolge diversi organi, in modo particolare l’apparato digerente e i polmoni. È associata a diverse complicazioni, come la difficoltà a digerire proteine e grassi, carenze vitaminiche e altre complicanze che provocano una progressiva perdita della funzione polmonare.
Sebbene la conoscenza di questa malattia abbia condotto a diagnosi più precoci rispetto a un tempo, e cure migliori, la fibrosi cistica spaventa ancora molto, non essendo ancora stata individuata una cura risolutiva.
Di fibrosi cistica si muore ancora, anche se meno frequentemente di un tempo.
Negli ultimi anni sono stati fatti passi notevoli, ma c’è ancora molto da fare, la strada è ancora tutta in salita.
Importante per il territorio il ruolo svolto dalla Lega Italiana Fibrosi Cistica Trentino onlus, che è anche quello di promuovere e finanziare progetti di ricerca per migliorare la vita degli ammalati. Il grande merito è quello, fra l’altro, di non far sentire soli i pazienti e i loro cari, supportandoli e cercando, attraverso campagne di sensibilizzazione e iniziative come quella proposta al Grand Hotel Trento, di reperire fondi per finanziare la ricerca.
La presidente Angela Trenti ha voluto esprimere, anche a nome dei pazienti e dei familiari che rappresenta, il suo più sentito ringraziamento a tutti gli artisti che hanno donato le loro opere in favore della Lega Italiana Fibrosi Cistica Trentino onlus.
Un particolare ringraziamento anche al dott. Ugo Pradal, direttore dell’Unità operativa di pediatria dell’ospedale di Rovereto.
Abbiamo avuto occasione di porgerle alcune domande.
Pietro Verdini, L’uomo dolente, 1990, sanguigna su tavola.
La fibrosi cistica è una malattia molto invalidante. In merito alla ricerca condotta negli ultimi anni ci sono state novità?
«Rispetto al passato ora ci sono diagnosi più precoci della malattia e cure migliori. Per quanto riguarda i farmaci, in particolare è ora disponibile un farmaco di ultima generazione che permette di stabilizzare la malattia, ma non è prescrivibile a tutti, dipende dalla mutazione genetica.
«Inoltre i farmaci possono generare in talune persone diverse problematiche, effetti collaterali anche importanti.»
Qual è la struttura di riferimento per gli ammalati trentini di fibrosi cistica?
«Dagli anni ’70 ad oggi il riferimento è il Centro di Supporto Fibrosi Cistica Trentino, presso l’Ospedale Borgo Trento di Verona, una struttura altamente specializzata.
«È stato inoltre istituito una quindicina di anni fa presso l’ospedale di Rovereto un apposito Centro di Supporto Trentino per la cura della fibrosi cistica, attualmente guidato dal dott. Ugo Pradal.
«Il centro opera in strettissima sinergia con il Centro di Verona, rappresentando un prezioso punto di riferimento per la cura degli ammalati trentini.»
Roberto Codroico, Il giardino dei sensi, 2011, acrilico su legno.
Qual è la paura più grande di chi deve affrontare questa malattia?
«La paura più grande è dover affrontare la quotidianità con il timore che venga a mancare il respiro. Il dover interrompere ciò che si sta facendo, magari mentre si sta dando un esame all’università o si sta affrontando un viaggio ecc., per correre all’ospedale, quel senso di precarietà che non permette di vivere serenamente.»
Quali sono i sintomi più riconoscibili?
«La tosse, le continue bronchiti, la mancanza di fiato anche nel compiere azioni quotidiane come fare le scale, ecc.»
Vorrebbe condividere un ricordo del pediatra Paolo Pancheri?
«Il dott. Paolo Pancheri era un medico straordinario, molto preparato e di grande umanità. Era sempre disponibile, amava il suo lavoro e si dedicava ai pazienti con grande generosità.
«Ricordo da piccola quando lo chiamavamo, lui arrivava sempre, anche a Natale. Era un grande medico che tutti ricordano con stima e affetto.»
Daniela Larentis – [email protected]