«Vatican Girl», progetto di Aurelio Laino – Di Daniela Larentis

Il noto regista trentino di adozione scomparso nel 2020 era molto apprezzato non solo a Trento e in Italia, ma anche all’estero. Il suo progetto approda su Netflix

Aurelio Laino.
 
Aurelio Laino, noto regista salernitano trentino di adozione, è scomparso il 28 novembre del 2020, lasciando un vuoto incolmabile in tutti quelli che lo hanno conosciuto e chi gli hanno voluto bene.
Viveva da anni a Londra con la moglie Elena Alessia Negriolli (anche lei regista e videomaker), legato a doppio filo a Trento e al Trentino, dove si era trasferito a metà degli anni Ottanta con la famiglia e dove vivono tuttora i genitori (Luciana Grillo, giornalista, docente e critica letteraria, autrice di diverse pubblicazioni, nonché titolare per la nostra testata della seguitissima rubrica «Letteratura di genere», e Pietro Laino, ex vice questore di Trento), il fratello Guido (curatore di diversi progetti artistici), Elena e il figlio Aron.
 
Laureato in ingegneria nel 1998, con la passione per la batteria e per la musica in genere, per il teatro, Aurelio Laino si era formato professionalmente a Roma, studiando allo Ied sceneggiatura e scrittura per la televisione, vincitore dieci anni fa di un posto alla London Film Academy, fondatore fra l’altro della casa di produzione Decimarosa.
Regista di moltissime videoproduzioni e documentari che spaziano dalla storia all’attualità, fra cui quello su Alcide Degasperi e su Francesco Volpi, pilota aeronautico, oltre che a un documentario con Erri De Luca, il cortometraggio «Il turno di notte lo fanno le stelle», entrato nella shortlist per gli Oscar e vincitore del Tribeca Filmfestival a New York. Da tempo lavorava fra le altre cose a un documentario sulla genesi di «Bitches Brew» di Miles Davis, assieme a Enrico Merlin, musicologo trentino.
 
Uno dei suoi lavori più noti è «68 Pop Revolution», documentario sulla stagione storica che ruota attorno al ’68, a suo tempo andato in onda in quattro puntate su Sky Arte (anteprima presentata al Film Festival di Trento nel 2018).
Il filmato ripercorre le vicissitudini di quegli anni, i cambiamenti di costume, i fatti di cronaca, anche attraverso la voce di chi quel periodo lo ha vissuto, dalle prime manifestazioni studentesche del ’66 fino alla strage di piazza Fontana e alla manifestazione studentesca che seguì quel tragico evento.
Per anni ha lavorato a «Vatican Girl», un importante progetto in cui credeva molto incentrato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ora approdato sulla piattaforma di Netflix.
I quattro episodi della serie sono disponibili in streaming dal 20 ottobre 2022.
 

 
Racconta con emozione la moglie Elena, ricordando la grande passione di Aurelio per questo progetto:
«Nei suoi studi appassionati sulla storia e politica dell’Italia contemporanea, aveva individuato una serie di misteri ed eventi particolarmente densi di significato a cui voleva dare voce. Uno di questi era proprio quello di Emanuela Orlandi, the Vatican girl, appunto.
«Come narratore era stimolante per lui indagare sulla rete di intrighi e lati oscuri che riguardavano il Vaticano e la politica internazionale di quegli anni. Dal punto di vista umano, la tristezza e il senso di ingiustizia per la sorte di questa ragazzina e della sua famiglia lo coinvolgevano molto emotivamente.
«Aurelio aveva conosciuto e poi era diventato amico di Pietro Orlandi: più entrava nella storia, più sentiva che non doveva essere dimenticata, non solo, ma che doveva essere raccontata, se possibile, a una platea più grande, internazionale, perché internazionali erano i risvolti e le implicazioni. Negli anni, fino ai tempi più recenti, non erano mancati i colpi di scena, depistaggi e novità sulle indagini.»
 
«Lui aveva sempre seguito e raccolto ogni pista, parlando con i testimoni e mettendo insieme un progetto per una serie documentario, – prosegue Elena. – Tuttavia, nessuno aveva poi mostrato un interesse concreto per un’eventuale produzione, sia in Italia che all’estero.
«L’incontro nel 2019, a Londra, con la producer Chiara Messineo e la produzione Raw ha cambiato le prospettive; gli è stata offerta in quell’occasione la possibilità, finalmente, di approdare a Netflix con il suo progetto.
«Purtroppo, una volta iniziata la stesura della sceneggiatura Aurelio si è ammalato, ma ha continuato a collaborare attivamente allo sviluppo della serie, relazionandosi quotidianamente con il regista, chiamato nel frattempo ad occuparsi del progetto.
«Quest’ultimo ha così potuto utilizzare il suo lavoro, la sua meticolosa ricerca, la struttura complessa di ricostruzione di eventi e personaggi, ereditando la sua rete di preziosi contatti, potendo contare sulla fiducia costruita con i protagonisti della storia.»
 
«Aurelio – prosegue – ha lavorato instancabilmente alla serie, fino agli ultimi giorni della sua vita, persino mentre faceva la chemioterapia e mentre era in ospedale.
«Era contento di aver affidato il progetto nelle mani esperte di un regista come Marc Lewis e della produttrice e amica Chiara Messineo, sicuro che la serie sarebbe stata vista da un’ampia platea di persone, grazie alla piattaforma di Netflix.
«Era soddisfatto e onorato, soprattutto perché era consapevole che avrebbe fatto parlare ancora del caso e chissà, magari finalmente fatto scoprire la verità su Emanuela.»
 
A Trento, il 19 dicembre 2022 a Palazzo Geremia, alle ore 18.00, sarà presentata la vincitrice del primo bando di concorso voluto dall’Associazione Aurelio Laino, lanciato il 28 novembre 2021.
Francesca Fatichenti sta studiando a Londra e parlerà del suo progetto. Nell’occasione verrà lanciato il secondo bando di concorso dedicato al regista.

Daniela Larentis –[email protected]