«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

Elena Dai Prà, Direttrice del Centro Geo-Cartografico di Studio e Documentazione di Rovereto, il 24 novembre parlerà del fiume Adige come rischio e risorsa – L’intervista

Elena Dai Prà, Direttrice del Centro Geo-Cartografico di Studio e Documentazione di Rovereto.

Prosegue con un quarto interessante appuntamento il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, guidata dal Presidente dell’Associazione, l’archeologo Andrea Sommavilla, Responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana.
La protagonista della serata di giovedì 24 novembre 2022, che avrà luogo come sempre a Mezzolombardo, Sala Spaur, Piazza Erbe, alle ore 20.30, sarà Elena Dai Prà, Direttrice del Centro Geo-Cartografico di Studio e Documentazione (GeCo) di Rovereto, Professoressa di Geografia presso l’Università di Trento.
Titolo della conferenza: «L’Adige come rischio e risorsa. Una storia conflittuale tra gestione e percezione».

I fiumi sono sempre stati per le comunità un’importante risorsa, non per nulla le grandi civiltà si sono sviluppate lungo i corsi d’acqua fin dall’antichità.
Quello tra l’uomo e il fiume è tuttavia un rapporto ambivalente, ricostruibile attraverso varie tipologie di fonti geografico-storiche, come spiegherà la professoressa Elena Dai Prà durante l’incontro, sottolineando l’importanza della cartografia storica.
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
 

G.B. Scotini, Mappa iconografica del corso dell’Adige e Fersina nei contorni di Trento, 1777.
(Biblioteca Comunale di Trento).

Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.Elena Dai Prà, Professoressa Associata di Geografia presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento. Esperta in storia del pensiero geografico, cartografia storica e geografia storica applicata alla programmazione territoriale sostenibile. Dall'ottobre 2019 è Direttrice del Centro Geo-Cartografico di Studio e Documentazione di Rovereto e referente scientifico di numerosi progetti, tra cui quello con l’APSS di Trento per la quale, attraverso i sistemi informativi geografici (GIS), sono state realizzate le carte sullo stato evolutivo della pandemia da COVID-19 in Provincia di Trento. È anche membro dei consigli scientifici di numerosi sodalizi geografici e riviste accademiche, Presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, sezione Trentino-Alto Adige e Coordinatrice della Sezione Fonti geostoriche applicate del Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici. Ha pubblicato numerose monografie e articoli scientifici di impronta geografico-storica e di storia della cartografia.Abbiamo avuto il piacere di porgerle alcune domande.


G. Steffanelli, Carta topografica de’ due consorzi della destra e della sinistra sponda del torrente Fersina, 1850.
(Biblioteca Comunale di Trento)

Su quali aspetti focalizzerà maggiormente l’attenzione durante l’incontro di giovedì 24 novembre?
«Sul rapporto altalenante di attrazione/repulsione, amore/odio che nei secoli ha caratterizzato le relazioni tra le popolazioni e il fiume; tale rapporto è possibile ricostruirlo solo attraverso le diverse tipologie di fonti geografico-storiche e attraverso le competenze interpretative della geografia storica.» 

Come può contribuire la cartografia storica alla pianificazione territoriale sostenibile, al fine di individuare criticità ed elaborare scelte efficaci e lungimiranti?
«Il ruolo della cartografia storica (specie a grande e grandissima scala) è ormai riconosciuto a livello internazionale come fondamentale nelle attività pianificatorie dei decisori amministrativi. «Nelle carte storiche si ritrova infatti la fotografia degli assetti territoriali del passato come in una sorta di palinsesto figurato, di biografia visiva dei territori cartografati e quindi da esse emergono chiaramente gli elementi/fattori di rischio (dissesto idrogeologico, frane, aree endemiche soggette ad esondazioni o a vulnerabilità forestale…) che storicamente hanno caratterizzato quel determinato territorio e che ancora potrebbero costituire una minaccia, nonché le soluzioni tecniche (rettifiche, rettilineazioni, arginature artificiali dei fiumi, costruzione di chiuse e sbarramenti sui corsi d’acqua, rimboschimenti, ecc…) che nel corso del tempo i periti/tecnici cartografi hanno immaginato per trovare soluzioni possibili.» 


P. Montenari, Disegno delle tortuosità dell’Adige da Trento ad Acquaviva, 1792.
(Archivio di Stato di Trento).
 

L'Adige ha rivestito un ruolo centrale nella storia urbanistica e nello sviluppo economico del nostro territorio. Come è cambiata nel corso dei secoli la relazione tra il fiume e le comunità? Che cosa raccontano le carte storiche?

«L’Adige (fiume in passato navigabile) è stato nel tempo arteria fondamentale nelle comunicazioni nord-sud, militari, commerciali, sociali e culturali; basti pensare al percorso dei viaggiatori del Grand Tour che trova nel Brennero la sua porta naturale di accesso e poi punta a sud seguendo proprio il corso dell’Adige. «Il rapporto con le comunità che emerge dalle fonti è conflittuale e ambivalente: da una parte il fiume è temuto, incute paura perché soggetto a croniche esondazioni devastanti per l’agricoltura, per i centri abitati, per la viabilità e per la salute delle popolazioni (come ci ricorda ad esempio il toponimo storico Al Desert che troviamo nella cartografia storica, localizzato a sud di Trento nel punto di confluenza della Fersina nell’Adige); dall’altra il fiume consente le comunicazioni ed è risorsa benedetta per l’approvvigionamento idrico dei centri urbani e per il funzionamento degli opifici molitori (rogge urbane), per l’irrigazione delle campagne coltivate, per il trasporto delle merci (erano numerosi i porti commerciali lungo il suo corso) e del legname da costruzione e da riscaldamento. «Tutto ciò prima delle sistematiche operazioni di normalizzazione del fiume e dei suoi affluenti avvenute nella seconda metà dell’800 su iniziativa del governo asburgico, e prima della coeva costruzione della ferrovia del Brennero, nonché dell’arrivo della corrente elettrica. «Da questo momento il fiume interrompe il suo rapporto strettissimo con la vita quotidiana delle popolazioni e la cartografia ci testimonia chiaramente come il fiume sia stato spesso allontanato/ostracizzato dai centri urbani attraverso lo spostamento del suo alveo (è il caso della città di Trento).»
 

La Piana Rotaliana (1816-1821) - Photo Mapire.eu.


Il fiume è una risorsa ma è anche fonte di potenziali pericoli: può brevemente accennare ai rischi idrogeologici relativamente all’Adige? Che cosa emerge dallo studio delle fonti antiche?
«Nonostante i massicci interventi di imbrigliamento entro imponenti argini compiuti dagli Asburgo nella seconda metà dell’800, il fiume non è ancora affatto sicuro, la tanto annunciata pax idraulica non è in assoluto stata conquistata, come testimonia l’alluvione del 1966 che interessò anche il territorio trentino e che provocò molti danni ad esempio alla città di Trento, dove l’Adige tracimò in più punti e inondò parti considerevoli del centro urbano che si salvò nella sua parte più alta solo in virtù del fatto di essere localizzata su un conoide. «Dalle fonti geo-storiche emergono i punti a rischio storico di esondazione e di sfondamento centrifugo di alcuni tratti di alveo e di questo gli attuali uffici tecnici delle amministrazioni dovrebbero tenere conto nel momento in cui realizzano le odierne carte del rischio.»
 

La Piana Rotaliana (1869-1887) - Photo Mapire.eu.

 
Lei è Direttrice del Centro Geo-Cartografico di Studio e Documentazione di Rovereto (GeCo) inaugurato tre anni fa, un centro unico nel suo genere al servizio del territorio: quale obiettivi si pone principalmente?
«Si tratta di un centro di ricerca accademico specializzato nel censimento e nello studio delle documentazioni geo-cartografiche attuali e storiche di varia natura (gentilizia, militare, idraulica, forestale, peritale, ecc…), con particolare riferimento all’area regionale trentina e altoatesina e alpina, ma non solo.
«La peculiarità che rende unico il GeCo consiste nella sua natura ibrida, cioè di interfacciarsi con i territori, le amministrazioni, le associazioni, i professionisti, le aziende, e di mettere le competenze dei propri ricercatori al servizio delle esigenze di gestione e pianificazione territoriale sostenibile.
«Per questo è nato attraverso la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa tra UniTrento, PAT e Comune di Rovereto, proprio a significare il ruolo fortemente applicativo della sua mission, dalle gestione del bosco, della viabilità e delle acque, al comparto agrario per il rilancio di filiere produttive storiche, alle delicate questioni geo-politiche legate ai confini amministrativi, al ruolo educativo per le scuole (ma non solo) che si esercita anche attraverso l’allestimento di una mostra permanente di carte storiche del territorio trentino presso la nostra sede.»

Daniela Larentis – [email protected]