Francesca Romana Mormile, «Mare loro» – Di Daniela Larentis
A Trento, protagonista del «Salotto d’autore», organizzato da Inner Wheel Club di Trento Castello, l’autrice con il romanzo presentato da Luciana Grillo – L’intervista
La scrittrice Francesca Romano Mormile con la giornalista Luciana Grillo.
Un appuntamento imperdibile quello organizzato a Trento lo scorso 12 ottobre, al Grand Hotel Trento, da Inner Wheel Club di Trento Castello.
A fare gli onori di casa Loredana Bettonte Defant Phf, presidente dell’associazione, alla presenza del presidente del Rotary Club Trento arch. Alessandro Passardi e di un folto e interessato pubblico che ha colto l’occasione per trascorrere una tanto piacevole quanto interessante serata.
Protagonista del «Salotto d’autore», Francesca Romana Mormile con il romanzo «Mare loro» (Edizioni Nutrimenti), Premio Nabokov 2021, presentato dalla giornalista Luciana Grillo, titolare per questa testata della seguitissima rubrica «Letteratura di genere», la quale ha messo in luce gli aspetti salienti di una storia di cambiamento e trasformazione narrata da un’autrice dalla scrittura impeccabile:
«Un elegante condominio romano, un giornalaio che conosce vite e miracoli degli abitanti del quartiere, un’avvocata divorzista che vorrebbe cambiare orizzonte lavorativo, una professoressa di italiano che è andata in pensione ma vuole ancora lavorare con i giovani, un magistrato che si dà alla politica e tanti altri personaggi si affollano in questo vivace romanzo che racconta come l’arrivo di un adolescente di colore possa improvvisamente modificare certe idee, rimuovere pregiudizi, suscitare curiosità».
«I temi che Mormile affronta con chiarezza e competenza sono vari – ha proseguito Luciana Grillo, – dall’accoglienza dei migranti ai rapporti fra genitori e figli naturali o adottivi, dalle separazioni fra coniugi alla comunicazione di massa, senza tralasciare i problemi economici e sociali che tormentano il Paese.»
Una bella presentazione che è stata particolarmente apprezzata dai presenti, affrontando temi importanti con garbo e leggerezza.
Francesca Romana Mormile è nata a Taranto, si è formata a Roma e laureata a Milano in Lingue e Letterature straniere.
Ha insegnato nei licei e collaborato con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha pubblicato per Dario Flaccovio «Il Minotauro cieco e Due Coglioni. Prontuario di etica del cazzeggio.»
Vive a Roma e si occupa di formazione, traduzioni e scrittura.
Abbiamo avuto il piacere di porgerle alcune domande.
Luciana Grillo, Francesca Romana Mormile, Loredana Bettonte Defant, Alessandro Passardi.
Come è nata l’idea del libro?
«Da sempre mi interessano le minoranze. L’idea del libro è nata anche grazie all’apporto delle mie esperienze maturate al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, presso l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.»
Chi sono i protagonisti principali?
«Il romanzo è corale, quindi ci sono più protagonisti. Uno dei personaggi principali è la Bentivoglio, avvocato familiarista di fama che cambia, nel corso della propria esperienza di vita, atteggiamento e scelte. Questo è un libro di cambiamento, dove è centrale il concetto di accoglienza.»
C’è qualche personaggio che si ispira a persone reali?
«Ida, una delle protagoniste principali, è realmente esistita, è stata una mia carissima amica.»
Potrebbe condividere un pensiero riguardo ai fattori di spinta e di attrazione nella scelta dei migranti di lasciare la loro terra di origine?
«Premetto che quando scrivo non faccio né politica né campagna elettorale. Ci sono dei temi, come questo nella fattispecie, che ho trattato sullo sfondo, mentre in primo piano ho evidenziato le vicende quotidiane dei protagonisti.
«Ho cercato di mettere su un piano parallelo le due situazioni, i grandi temi e le pochezze di tutti i giorni. Ci sono problemi che non possono essere catalogati politicamente, migrazioni, come nel caso dell’Ucraina, causate da un’invasione illecita, in altri casi possono essere conseguenze di un’erronea interpretazione dell’economia.
«Guerre, disperazione, fame, povertà, molti sono i fattori di spinta nella scelta di lasciare la propria terra di origine. Per quanto riguarda il desiderio di andare altrove per migliorare la propria condizione, possiamo facilmente osservare che se stai bene a casa tua una vita migliore la puoi sperimentare in forme diverse che non attraversando il mare, non dimentichiamo che sono morte più di 25.000 persone nel Mediterraneo…»
C’è un messaggio che ha voluto trasmettere attraverso le pagine di «Mare loro»?
«Il messaggio di fondo è quello di aprirsi al cambiamento; non amo affatto la parola diversità, perché implica un’uguaglianza o una normalità che non esiste. Aprirsi al cambiamento vuol dire aprirsi all’altro e di conseguenza accogliere.»
Progetti editoriali futuri?
«Ho scritto un libro, non ancora pubblicato, che tocca un tema molto delicato, l’abuso di cannabinoidi nella Generazione Zeta, e proprio per questo trova difficoltà a trovare uno spazio.
«Descrive una realtà delicata che richiederebbe formazione, impegno, vicinanza, e non facili specchietti per le allodole.
«Ho insegnato tanti anni nei licei, ho vissuto sempre a contatto con i giovani, sono peraltro madre di quattro figli, i ragazzi mi stanno molto a cuore.»
Daniela Larentis – [email protected]