«Il latte dei sogni», Biennale Arte Venezia 2022 – Di D. Larentis
La 59ª Esposizione Internazionale d’Arte curata da Cecilia Alemani, organizzata dalla Biennale di Venezia, è visitabile fino al 27 novembre ai Giardini e all’Arsenale
Scultura di Andra Ursuta.
La 59ª Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo «Il latte dei sogni/The Milk of Dreams», a cura di Cecilia Alemani, organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto, sta riscuotendo un ampio consenso di pubblico.
Inaugurata lo scorso 23 aprile resterà aperta fino a domenica 27 novembre 2022 ai Giardini e all’Arsenale.
La curatrice spiega cosi? la scelta del titolo: «La Mostra prende il nome da un libro dell’artista surrealista Leonora Carrington (1917-2011), che negli anni Cinquanta in Messico immagina e illustra favole misteriose dapprima direttamente sui muri della sua casa, per poi raccoglierle in un libricino chiamato appunto «Il latte dei sogni».
Raccontate in uno stile onirico che pare terrorizzasse adulti e bambini, le storie di Carrington immaginano un mondo libero e pieno di infinite possibilità, ma anche l’allegoria di un secolo che impone sull’identità una pressione intollerabile, forzando Carrington a vivere come un’esiliata, rinchiusa in ospedali psichiatrici, perenne oggetto di fascinazione e desiderio ma anche figura di rara forza e mistero, sempre in fuga dalle costrizioni di un’identità fissa e coerente.»
Scultura di Marguerite Humeau.
«La pressione della tecnologia, l’acutizzarsi di tensioni sociali, lo scoppio della pandemia e la minaccia di incipienti disastri ambientali ci ricordano ogni giorno che – sottolinea Cecilia Alemani, – in quanto corpi mortali, non siamo né invincibili ne? autosufficienti, piuttosto siamo parte di un sistema di dipendenze simbiotiche che ci legano gli uni con gli altri, ad altre specie e all’intero pianeta.
«In questo clima, sono molte le artiste e gli artisti che ritraggono la fine dell’antropocentrismo, celebrando una nuova comunione con il non-umano, con l’animale e con la Terra, esaltando un senso di affinità fra specie e tra l’organico e l’inorganico, l’animato e l’inanimato.
«Altri reagiscono alla dissoluzione di presunti sistemi universali riscoprendo forme di conoscenza locali e nuove politiche identitarie. Altri ancora praticano ciò che la filosofa femminista Silvia Federici descrive come il re-incantesimo del mondo, mescolando saperi indigeni e mitologie individuali, in modi non dissimili da quelli immaginati da Leonora Carrington.»
Cecilia Alemani è una curatrice con all’attivo numerose mostre su artisti contemporanei, responsabile e capo curatore di High Line Art, programma di arte pubblica della High Line, il parco urbano sopraelevato di New York, nonché già curatrice del Padiglione Italia alla Biennale Arte 2017.
Andare alla Biennale di Venezia è sempre una bella occasione per visitare peraltro una città straordinaria, dal fascino intramontabile.
In mostra sono presenti più di duecento artiste e artisti provenienti da 58 nazioni (oltre 180 non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale d’Arte prima d’ora). Cinque sono invece i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell’Oman e Uganda.
Scultura di Katharina Fritsch.
Fra le tante opere esposte, le splendide sculture di un’artista francese, Marguerite Humeau, catturano la nostra attenzione.
Scrive Madeline Weisburg nel testo in catalogo, a proposito della sua arte: «Le sculture sovrannaturali e biomorfiche di Marguerite Humeau potrebbero essere uscite da un’opera di fantascienza, parte di un mondo in cui la tecnologia ipermoderna e le attrezzature mediche hanno soppiantato la vita umana.
«L’ambivalenza fra scienza e antichi miti, robot e fossili, ingegneria biomedica e scoperte archeologiche è una caratteristica peculiare della pratica di Humeau, che si realizza in spazi fisici da leggersi come templi per cyborg e laboratori dell’estinto.
«Lavorando con la consulenza di esperti in zoologia, biologia e paleontologia, Humeau ha tinto tappeti con ogni sostanza chimica proveniente dal corpo umano; ha creato paesaggi sonori da cui emergono suoni di animali preistorici; ha modellato versioni contemporanee delle statuette di Venere di era paleolitica; ha fatto scorrere latte di ippopotamo rosa in vene simulate.
«Nei nuovi lavori prodotti per Il latte dei sogni, composti da alluminio, sale, rifiuti plastici rinvenuti nell’oceano e alghe, Humeau attinge alla ricerca sui rituali d’estasi, sugli stati di trance, sulla morfologia animale e sul cambiamento climatico.
«Interpretando i riti come espressione di coscienza, l’artista mette in scena sinuose sculture marine come se fossero catturate in un momento di estasi religiosa. Ciò che emerge è una sorta di sublime comprensione della mortalità, che può esistere oltre il dominio degli umani.»
Anche le sculture di Andra Ursuta, nata nel 1979 a Salonta, Romania, ci colpiscono particolarmente, regalandoci suggestioni da film di fantascienza.
Opere a tratti inquietanti, talvolta realizzate a partire da calchi del suo stesso corpo, come viene spiegato in catalogo.
Simnikiwe Buhlungu, l'artista più giovane presente in Biennale.
Ci sorprende, poi, la scultura di grandi dimensioni di Katharina Fritsch, artista tedesca nata a Essen, in Germania; si tratta di Elefant / Elephant (1987), un’opera che riproduce con grande realismo le fattezze del grande mammifero.
Stupisce per originalità e bellezza, nel Padiglione Venezia, la mostra intitolata «Alloro» (che ha superato i centomila visitatori), curata da Giovanna Zabotti, pensata come un viaggio introspettivo nel cambiamento e nella rinascita. L’alloro è, infatti, simbolo della metamorfosi.
L’esposizione in movimento si apre con il duo di artiste Goldschmied & Chiari, che ha creato una sorta di tempio celebrativo della femminilità.
Le due sale sono costruite come un gioco di luci e ombre e rappresentano la soglia di mondi enigmatici tra l’alchimia e la magia, denominati Portali.
Davvero sbalorditiva l’istallazione «Lympha», il mito di Dafne e Apollo interpretato in chiave moderna dall’artista Paolo Fantin con il gruppo Ophicina e accompagnato dalla musica, intitolata «Gocce di Alloro», del maestro Pino Donaggio. Il percorso espositivo si conclude in un piccolo «bosco» di alloro, esterno alla struttura.
Fra le partecipazioni fuori concorso, segnaliamo Simnikiwe Buhlungu, l'artista più giovane presente in Biennale.
Sottolinea Melanie Kress in un passo del suo contributo critico parlando della sua arte:
«Attraverso film, suono, installazioni e testi, Buhlungu introduce gli osservatori a considerazioni metaforiche e teoriche sui modi in cui arriviamo a conoscere e ciò che informa la nostra conoscenza. Per Il latte dei sogni, Buhlungu realizza And the Other Thing I Was Saying Was: A Conver-something (2022), un’installazione sonora interattiva costituita da theremin, sintetizzatori musicali elettronici che – attraverso l’interazione con i campi elettromagnetici del nostro corpo – riproducono suoni provenienti da diverse fonti.»
Non solo questo sorprenderà il visitatore alla Biennale Arte 2022, in una città unica al mondo che ha sedotto e continua a sedurre migliaia di turisti ogni anno.
Daniela Larentis – [email protected]
Opera-ambientazione di Uffe Isolotto, padiglione Danimarca.