«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

Pietro Delpero venerdì 22 aprile 2022 parlerà di Francesco Marchetti, un pittore nella Mitteleuropa del Seicento – L’intervista

Sta per concludersi il ciclo di conferenze «Ricerche e studi recenti di storia e arte trentina», organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato come quelli delle precedenti stagioni da Pietro Marsilli e da Bruno Kaisermann, rispettivamente vicepresidente e presidente dell’Associazione.
Lo storico dell’arte Pietro Delpero sarà il protagonista dell’ultimo incontro di venerdì 22 aprile 2022, dal titolo «Dal Trentino alla Boemia. Francesco Marchetti: un pittore nella Mitteleuropa del Seicento», che si terrà in presenza a Mezzolombardo, Sala Spaur, Piazza Erbe, alle ore 20.30.
All’evento interverrà la professoressa dell’Università di Trento Lucia Longo-Endres, illustrando le relazioni culturali, artistiche e sociali attraverso l’arco alpino in età moderna.
I posti saranno limitati ma non sarà necessaria la prenotazione, i presenti saranno ammessi in sala fino al raggiungimento della capienza massima consentita, in ottemperanza alle norme sanitarie in vigore.
 
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
A riprova della stima di cui è circondata, ricordiamo che le iniziative proposte godono del patrocinio, fra gli altri, della PAT, dell’Accademia roveretana degli Agiati e della Società di Studi trentini di Scienze storiche e sono riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Pietro Delpero ha approfondito il campo dell’arte barocca, sia pittura che scultura, concentrando le sue ricerche sulle relazioni tra l’Italia, la Germania e i paesi mitteleuropei.
Durante la sua tesi di laurea all’Università di Milano ha indagato la pittura barocca, mentre nel corso del suo Ph.D in storia dell’arte all’Università di Augsburg ha concentrato le ricerche sugli scultori e stuccatori italiani nella Germania meridionale tra Seicento e Settecento.
Ha concluso il dottorato di ricerca nel 2003 e ha pubblicato la tesi nel 2006 con la casa editrice il Mulino di Bologna. Nel 2004 e 2005 ha ricevuto una borsa di ricerca postdottorato dalla Bibliotheca Hetziana-Max Planck Institut a Roma, dove ha approfondito il campo degli scultori barocchi.
 
A partire dal 2005 in qualità di Professore a contratto ha tenuto corsi e seguito tesi di laurea presso l’Università degli Studi di Trento, inoltre ha svolto lezioni presso l’Università IULM di Milano.
Ha collaborato, per studi e pubblicazioni, con varie istituzioni museali tra cui la Galleria di Arte Moderna di Milano, la Fondazione Mazzotta di Milano, la Casa Museo Pellini di Milano, il Castello del Buonconsiglio di Trento.
È autore di due monografie e ha pubblicato numerosi contributi di argomento storico artistico all’interno di libri, riviste e atti di convegno.
Ha partecipato come relatore a numerosi convegni sulla pittura e sulla scultura barocca e rococò: Einsiedeln (Svizzera) 2002, Milano 2005, Campione d’Italia (Como) 2006, Cesano Maderno (Monza) 2007, Brignano Gera D’Adda (Bergamo), Trento 2009, Como 2011, Bolzano-Trento 2018, Budapest (Ungheria) 2019, Augsburg (Germania) 2021, Roma 2022.
 
Fa parte del gruppo internazionale di ricerca Research Group for Baroque Ceiling Painting in Central Europe (BCPCE) sulla pittura a fresco nell'Europa centrale in epoca barocca, composto da studiosi di Austria, Croazia, Italia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, U.S.A.
Dal 2020 vive a Basilea, in Svizzera, dove insegna lingua e cultura italiana presso il Consolato italiano.
Abbiamo avuto occasione di porgergli alcune domande.


Francesco_Marchetti, «Gli dei dell'Olimpo», affresco Villa Troja, 1689.
 
Quali saranno i punti principali che verranno toccati durante la conferenza di venerdì 22 aprile?
«Nell’incontro cercherò di illustrare i punti salienti della vicenda biografica e dell’attività professionale del pittore Francesco Marchetti, nato nel 1641 in Val di Sole da una nobile famiglia trentina. Fu pittore aulico del Principe Vescovo Sigismondo Alfonso Thun, apprezzato dalla nobiltà trentina, veneta, austriaca e boema, ritrattista di legati papali, canonici e cavalieri teutonici.
«Insieme a lui, partendo dal Trentino, ripercorreremo le strade che lo portarono a inseguire la propria fortuna artistica in diverse regioni della Mitteleuropa: nel Tirolo storico, nei centri della Repubblica di Venezia, nei territori emiliani dello stato della Chiesa, e poi in Baviera e nelle terre dell’Impero, dall’Austria alla Slesia per finire in Boemia.
«Qui il Conte Wenzel Adalbert Sternberk gli commissionò gli affreschi di Villa Troja, un’imponente villa suburbana che aveva fatto costruire a nord di Praga e che doveva ospitare l’Imperatore Leopoldo I e la sua corte durante i soggiorni in quella città.
«Ci soffermeremo su alcuni affreschi e dipinti ad olio opera del nostro pittore e cercheremo di chiarire le dinamiche della committenza che lo portarono a Praga.»
 
Da un punto di vista metodologico come ha condotto lo studio delle fonti?
«La ricerca ha preso le mosse dalla consultazione della scarsa bibliografia trentina riguardo al pittore, risalente alla prima metà del Novecento: in particolare lo studio di Antonio Rusconi, ma anche i contributi di Giulio Fasolo e di Nicolò Rasmo, che aveva dato un giudizio tranchant sul pittore.
«In Boemia gli studi sul Marchetti avevano conosciuto invece un discreto grado di approfondimento, sia prima degli studi di Rusconi, negli anni trenta del Novecento, con Alžb?ta Birnbaumová, sia a partire dagli anni sessanta soprattutto a opera di Pavel Preiss, che ne ricostruì l’attività boema. In ambito trentino, dopo la tesi di laurea che dedicai al pittore nel 1997, sono emerse diverse opere attribuite a Marchetti a partire dal riordino delle collezioni di Castel Thun, presentate nell'ambito della mostra Arte e potere dinastico tenutasi a Sanzeno, in Val di Non, nel 2007.
«Dopo la fase di selezione e riordino della bibliografia, ho affrontato la fase di indagine sul campo per rintracciare le opere, sia in Italia che in Repubblica Ceca.
«Un lavoro investigativo che ho svolto a più riprese già a partire dagli anni della mia tesi laurea, quando diversi viaggi mi portarono in Boemia, e a Praga a setacciare gli archivi della Galleria Nazionale e a fotografare e studiare gli affreschi di villa Troja e i quadri di Marchetti dispersi tra chiese e castelli della campagna boema.
«Un aspetto metodologico al quale ho posto particolare attenzione è l’inquadramento storico dell’attività del pittore, imprescindibile per ricostruirne la formazione a Venezia presso il pittore Pietro Ricchi, e soprattutto per indagarne a fondo i rapporti di committenza: a Trento, dove Marchetti fu pittore aulico del Principe Vescovo Sigismondo Alfonso Thun, a Verona dove ricevette commissioni dalle nobili famiglie dei Maffei e dei Canossa, a Ferrara presso il Cardinale Sigismondo Chigi, e poi, tramite i Thun, nel principato vescovile di Passau e in Boemia presso i nobili trentini Galasso, per coronare la propria carriera presso i boemi conti Sternberk.
«Un ruolo fondamentale nella ricerca hanno avuto i documenti d’archivio, che ho raccolto nell’appendice documentaria, che conclude il volume, in cui si riporta la fitta corrispondenza tra il pittore e i suoi mecenati, e che contribuisce a restituirci i caratteri salienti della sua personalità: la coscienza di esercitare una professione decorosa e stimata anche per chi, come lui, vantava origini nobiliari e l’orgoglio di rappresentare la pittura italiana in terra tedesca.»
 
A che periodo sono afferenti i cicli pittorici da lei presi in esame?
«L’arco cronologico in cui si svolse l’attività professionale di Francesco Marchetti, dopo gli anni di formazione a Venezia, copre oltre tre decenni a partire dal 1664, quando il suo nome compare negli atti civici del comune Trento.
«In quell’occasione presenta alla discussione dei civici amministratori la sua istanza per ottenere la cittadinanza trentina in cambio di opere di pittura destinate alla sala consolare.
«Il pittore che teneva bottega a Trento, non aveva ancora la cittadinanza che si acquistava per diritto di nascita, oppure dietro pagamento, come nel suo caso, visto che era originario della Val di Sole. Le ultime sue opere si trovano nella Chiesa della Stigmatizzazione di San Francesco annessa al Monastero dei Francescani vicino al castello di fondazione barocca degli Sternberk a Zàsmuki nella campagna boema.
«La chiesa fu costruita tra il 1692 e il 1694 e sull’altare principale si trova la tela con la Stigmatizzazione di San Francesco, che va collocata tra il 1694, anno in cui fu terminata la chiesa, e il 1698, anno in cui, nella navata destra, fu costruita la cappella degli Sternberk, sul cui altare si trova il dipinto con Sant’Antonio da Padova firmato dal pittore.»
 
Andando nello specifico, chi era in breve Francesco Marchetti? Da quale famiglia proveniva?
«La sua famiglia apparteneva alla piccola nobiltà rurale e vantava la propria discendenza dai Belenzani di Trento e dai Federici di Castel Ossana. Il capostipite, Nicolò figlio di ser Marco, aveva sposato Federica de Federici e si era trasferito da Trento a Presson, un piccolo paese della pieve di Malé in Val di Sole, dove la moglie aveva delle proprietà e dove egli stabilì la residenza della famiglia.
«È qui che nel 1641 nacque Francesco, che in alcuni documenti risulta citato come figlio del fu Giovanni Marchetti di Presson di Valdesol. Il padre Giovanni, figlio di Nicolò e Federica de Federici, doveva occupare una posizione di rilievo all’interno della piccola comunità rurale di Presson e probabilmente anche della Val di Sole, in considerazione del fatto che i suoi antenati, i Federici, avevano avuto il controllo del castello di San Michele a Ossana, che presidiava l’alta valle.
«Il giovane Francesco, quale rampollo di una famiglia che vantava origini nobiliari e poteva contare su una buona disponibilità economica, venne con ogni probabilità inviato a Trento per ricevere un’adeguata istruzione, che più tardi gli consentirà di frequentare l’ambiente elitario delle nobili famiglie trentine, fertile vivaio di vescovi e prelati che sfruttavano la fitta rete dei legami famigliari per il controllo del potere in alcuni dei centri politici, religiosi e culturali più importanti dell’Europa centrale.»
 
Al suo attivo importanti incarichi di nobili famiglie trentine. Cosa è emerso dagli studi condotti a tale riguardo?
«Il secondo capitolo del mio libro è proprio dedicato ad approfondire il tema della committenza dei Thun, allora una delle più importanti famiglie trentine. Oltre al ruolo fondamentale del Principe Vescovo Sigismondo Alfonso, che nel 1670 nominò Marchetti pittore aulico, vengono evidenziati anche i rapporti mecenatizi da parte di altri importanti membri della famiglia, come quello col fratello del vescovo il Conte Francesco Agostino, con Giovanni Ernesto, arcivescovo di Salisburgo, e con Rodolfo Giuseppe, principe vescovo di Sekau.
«Per Sigismondo Alfonso Marchetti eseguì dipinti ad olio, ritratti e allegorie, per il Palazzo vescovile di Bressanone e gli affreschi, ora scomparsi, che decoravano all’esterno l'antica residenza vescovile di Palazzo Pretorio a Trento. Francesco Marchetti si conferma così, non solo il pittore aulico del principe vescovo, ma anche il ritrattista ufficiale della famiglia.
«Castel Thun, come luogo d’origine della casata, divenne il luogo mitico in cui confluirono le opere d’arte legate alla storia e alle gesta dei sui membri più illustri: i ritratti divennero uno strumento ideale per allestire una sorta di Pantheon dei Thun e Marchetti fu il regista di questa operazione.
«Oltre ai ritratti gli vennero commissionati anche grandi quadri di soggetto biblico, tuttora presenti nella collezione di Castel Thun: Giuditta e Oloferne, il Trionfo di Davide e Rebecca ed Eliezer. Furono probabilmente ordinati da Sigismondo Alfonso o dal fratello Francesco Agostino, col quale Marchetti mantenne amichevoli rapporti personali e di lavoro anche dopo la scomparsa del principe vescovo.
«Marchetti, quale pittore aulico, venne coinvolto anche nell'opera di decorazione del palazzo cittadino dei Thun, con Ercole che uccide gli uccelli Stinfalidi, una grande tela quadrilobata, dipinta prima del 1673 per il soffitto della sala grande al primo piano di Palazzo Thun, che riproduce un episodio del celebre affresco che Pietro da Cortona eseguì sulla volta del salone di Palazzo Barberini a Roma.
«Sempre in Trentino, Marchetti poteva contare sulle commissioni delle nobili famiglie dei Bortolazzi, per il loro palazzo cittadino, e dei Buffa di Telve, che si rivolsero al pittore per una pala della cappella di famiglia. A queste si aggiunsero commissioni provenienti dalle chiese delle valli del Noce, come la tela dell'organo per la parrocchiale di Cles, la pala di Santa Caterina a Vermiglio, quella di San Giorgio a Croviana e un dipinto per la chiesa di Celedizzo.»
 
Potrebbe darci qualche anticipazione in merito ad altre importanti committenze?
«Oltre alle committenze in ambito trentino dobbiamo ricordare i committenti veneti. In primo luogo la famiglia Maffei, come testimonia il bel ritratto del canonico Antonio Maffei, al Museo canonicale di Verona, e poi i Canossa e i Leoni Montanari.
«La vera svolta nella carriera artistica di Marchetti avvenne però oltre le Alpi, in Boemia. Il pittore era stato al servizio dai trentini conti Galasso nel loro castello di Friedland nella Boemia settentrionale al confine con la Slesia, ma nel 1688 venne chiamato dalla famiglia Sternberk per affrescare la loro villa suburbana nei dintorni di Praga.»
 
Quando avvenne il culmine della sua parabola artistica?
«Il culmine della parabola artistica di Marchetti va collocato tra il 1688 e il 1691, quando si trovava al servizio del conte Wenzel Adalbert Sternberk, impegnato nella decorazione della sua villa nei dintorni di Praga. Nel 1688 Marchetti era stato chiamato a Praga dal conte, un alto funzionario imperiale, che aveva conosciuto a Innsbruck, e che gli affidò la decorazione di villa Troja, la sua villa suburbana destinata ad accogliere l'imperatore.
«Qui Marchetti dipinse a fresco i soffitti di sei sale del piano nobile e il soffitto della cappella, per la quale dipinse anche diversi quadri ad olio, che ne ricoprono completamente le pareti. Questa commissione lo impegnò fino all’autunno del 1691, ma successivamente grazie al conte ottenne commissioni da parte di altri membri della famiglia nel castello di ?eský Šternberk, la dimora avita del casato, dove rimane un suo dipinto ad olio che rappresenta Zdenêk Sternberk con la deputazione ceca davanti a Carlo VII di Francia, e due pale d’altare nella chiesa del convento dei Francescani a Zásmuky patrocinata dagli Sternberk.»
 
L’incontro del 22 aprile sarà impreziosito dall’intervento di Lucia Longo-Endres. Su quali aspetti focalizzerà l’attenzione?
«Lucia Longo-Endres, professore di Storia dell’Arte Moderna e di Storia dell’Arte dei Paesi Europei presso l’Università di Trento, si è dedicata a studi e ricerche che privilegiano lo scambio artistico-culturale tra l’Italia e la Germania nel periodo rinascimentale e barocco, con particolare attenzione alla ricaduta delle poetiche pittoriche e architettoniche promosse, in Germania, dall’attività di artisti italiani e, in Italia, tramite l’operato di pittori bavaresi.
«Nel 2018 aveva organizzato un convegno internazionale dal titolo Sulle rotte di artisti e mercanti lungo i valichi alpini - Künstler und Kaufleute entlang der Alpenwege, tenutosi a Bolzano e Trento, che ha visto la partecipazione di studiosi di diversi ambiti e nazionalità, e che attraverso un approccio multidisciplinare ha contribuito a far luce proprio sugli scambi e le relazioni attraverso l’arco alpino in età moderna.
«È dunque la persona più adatta a introdurre il mio intervento su Francesco Marchetti, una figura di artista che rientra proprio in questa dinamica di scambi culturali e artistici: la sua sarà quindi un’introduzione di carattere generale sul transfer artistico e socio-culturale nell’arco alpino.»
 
Progetti futuri?
«Faccio parte del gruppo internazionale di ricerca Research Group for Baroque Ceiling Painting in Central Europe (BCPCE) che sta pubblicando una raccolta di studi sulla pittura a fresco nell'Europa centrale in epoca barocca: il mio contributo alla pubblicazione riguarderà lo studio degli affreschi settecenteschi in alcuni palazzi del Trentino Alto Adige.
«Un altro filone di ricerca a cui sto lavorando è quello degli scultori e stuccatori barocchi italiani in Germania: a questo riguardo scriverò un contributo sulla collaborazione tra stuccatori e architetti italiani attivi nei cantieri della Germania meridionale, per gli atti di un convegno dal titolo The Art and Industry of Stucco Decoration, organizzato dall’Università della Svizzera italiana, a cui ho partecipato recentemente presso l’Istituto Svizzero a Roma.»

Daniela Larentis - [email protected]