Premio Claudio Groff, seconda edizione – Di Daniela Larentis
Intervista sul tema a Paola Maria Filippi, Rettore della Classe di Lettere ed Arti della Accademia Roveretana degli Agiati
Claudio Groff.
L'Accademia Roveretana degli Agiati, in accordo con Fabrizio Groff che intende così ricordare il proprio fratello Claudio, promuove la seconda edizione del «Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi. Per una traduzione letteraria dal tedesco».
Il Premio è dedicato a uno fra i più importanti traduttori dal tedesco del secondo Novecento italiano, venuto a mancare il 6 novembre 2019.
Figlio del poeta e traduttore Bruno Groff e nipote del dialettologo e uomo politico Lionello Groff, Claudio Groff è conosciuto in ambito internazionale per essere stato la voce italiana di moltissimi autori di lingua tedesca, dalla classicità ai giorni nostri, e tre premi Nobel: Peter Handke, Günter Grass ed Elfriede Jelinek.
Sottolinea negli Atti della Accademia Roveretana degli Agiati Paola Maria Filippi, già docente di Letteratura tedesca e traduzione letteraria all’Università di Bologna, Rettore della Classe di Lettere ed Arti (ha tra l’altro tradotto con Claudio Groff «l’Epistolario» di Rainer Maria Rilke e Lou Andreas Salomè):
«Fra i propri impegni, non tanto istituzionali quanto soprattutto morali, l’Accademia considera primario quello di ricordare e valorizzare il pensiero di soci scomparsi, favorendone lo studio delle opere e l’approfondimento dell’attività. Far quindi memoria, ma in forma propositiva, non meramente encomiastica.»
Curiosi di saperne di più, abbiamo avuto il piacere di rivolgerle alcune domande.
Il «Premio Claudio Groff» è alla sua seconda edizione. Da chi è promosso e per chi è stato pensato?
«Il Premio in ricordo del traduttore Claudio Groff (1944-2019) è stato fortemente voluto tre anni fa dal fratello Fabrizio che intendeva così ricordarne l’opera.
«Groff è annoverato fra i più importanti traduttori dal tedesco all’italiano del secondo Novecento. L’iniziativa è stata subito accolta e fatta propria dall’Accademia Roveretana degli Agiati di cui Claudio era socio dal 2001.
«E così anche quest’anno, per la seconda volta, l’Accademia ha bandito il premio e organizzerà la cerimonia di premiazione delle traduzioni letterarie ritenute più meritevoli fra quelle pervenute.»
A chi ci si potrà rivolgere per ricevere informazioni dettagliate?
«Chi intende partecipare – e ci auguriamo che molti vogliano e possano accogliere l’invito – troverà tutte le indicazioni a questo link.
https://agiati.org/premio-claudio-groff-bando-tradurre-letteratura-tradurre-mondi-2022
«In particolare vorrei segnalare la restrizione che di comune accordo fra i promotori e la giuria è stata decisa ovvero riservare il premio a traduttori e traduttrici nati dopo il 1 gennaio 1977.
«Questo dato anagrafico ci è sembrato particolarmente importante per sottolineare la grande attenzione che Claudio Groff ha sempre riservato ai giovani.
«Non si contano i seminari, i corsi, le lezioni e gli interventi a favore di giovani colleghi e colleghe a cui ha cercato di trasmettere non soltanto le proprie competenze ma anche la propria autentica passione, facendoli partecipi della sua particolare sensibilità interpretativa e ricreativa.»
Quando scadrà il termine di consegna delle opere?
«I traduttori, le traduttrici e le case editrici che intendono partecipare dovranno far pervenire le loro opere entro il 16 maggio dell’anno in corso. C’è ancora tempo, ma come recita l’adagio chi ha tempo non aspetti tempo.»
Quante saranno le opere finaliste?
«Ci saranno tre opere finaliste, ma solo il giorno della premiazione, il 7 novembre 2022, si saprà chi si sarà aggiudicato il primo premio di 3.000 euro. Anche le altre due opere, peraltro, riceveranno un riconoscimento di 1.000 euro ciascuna.»
Simbolicamente che cosa rappresenta il premio?
«Il premio simbolicamente vuole ricordare uno studioso e un riscrittore che ha trovato nella mediazione linguistica dal tedesco all’italiano lo strumento per mettere a disposizione di tutti coloro che non sono in grado di leggerle in originale opere fondamentali per capire persone, realtà, fatti, dinamiche culturali e politiche per lui di grandissimo interesse e che pertanto riteneva dovessero essere divulgate ritenendo la letteratura un efficacissimo e autorevole strumento di conoscenza di «mondi» diversi.»
Come sarà composta la giuria?
«La giuria è presieduta da Michele Sisto, professore di Letteratura tedesca presso l’Università di Chieti-Pescara e vede la presenza di altre due figure di grande risonanza e autorevolezza nel panorama culturale italiano: Ada Vigliani e Margherita Carbonaro.
«In particolare si è cercato di avere una giuria in cui fossero ben rappresentate tre specifiche competenze.
«Ecco quindi la figura dello studioso-accademico, la traduttrice tout-court, che ha fatto del tradurre il proprio mestiere, e la traduttrice che per specifiche esperienze professionali conosce dal di dentro le dinamiche editoriali.»
Quando avrà luogo e come si svolgerà la premiazione?
«La premiazione avrà luogo a Rovereto nella sede dell’Accademia degli Agiati. Si spera naturalmente in presenza, cosa che purtroppo non è potuta avvenire in occasione della prima edizione.
«Nel 2020 la premiazione si è svolta on line ed è stata accompagnata da una serie di interventi che hanno messo in luce non soltanto la figura di Claudio Groff e la sua opera, ma ne hanno anche illustrato la genealogia familiare.
«È interessante infatti ricordare che sia il padre Bruno che il nonno Lionello furono due profondi conoscitori della lingua tedesca e due interessanti traduttori.
«Il nonno Lionello Groff, in particolare, è nome noto a molti perché autore di un Dizionario Trentino-Italiano che ancora oggi ha i suoi estimatori.»
Potrebbe condividere un pensiero in merito alla precedente edizione?
«La precedente edizione malgrado il periodo infausto nel quale si è dovuta svolgere ci ha dato grande soddisfazione. E ci ha permesso di non disperdere il patrimonio morale e di testimonianza che Claudio ci aveva lasciato.
«Mi piace ricordare che la sua biblioteca privata è stata donata all’Accademia degli Agiati e per il tramite di questa depositata alla Biblioteca civica Tartarotti di Rovereto. Inoltre la pubblicazione e messa in rete degli Atti di quella giornata ha reso disponibile un certosino lavoro di spoglio bibliografico con il quale si dà conto nella sua interezza dello stupefacente numero di pagine volte da Groff in lingua italiana.»
Claudio Groff è stato uno fra i più importanti traduttori letterari dal tedesco del secondo Novecento italiano. Qual è stato il suo grande contributo, può fare qualche esempio?
«Non è facile riassumere in poche righe una vita di traduzioni. Io stessa, che ne ho curato la bibliografia e lo frequentavo da tantissimi anni, sono rimasta meravigliata dal numero e dalla mole delle opere che ha tradotto, anche perché non è mai stato soltanto un traduttore.
«Prima ha insegnato all’Università di Innsbruck lingua italiana, poi nella scuola media fino alla pensione lingua tedesca. Sono veramente molti i nomi di autori che ha tradotto.
«Di certo rimarrà nella storia per essere stato uno fra gli interpreti più incisivi dei premi Nobel Günter Grass e Peter Handke. Li conosceva entrambi di persona e con loro commentava i passi più oscuri delle loro opere.»
Tradurre un testo è una grande responsabilità, saperne interpretare le sfumature richiede grande esperienza, ogni parola rinvia a suggestioni diverse. A suo avviso, qual è l’aspetto più faticoso e quello, al contrario, più gratificante della vostra professione?
«Difficile scindere l’aspetto della fatica da quello della gratificazione nel senso che proprio ciò che risulta più arduo nel momento in cui si trova una soluzione appropriata sarà anche quello che ci regalerà la maggiore soddisfazione.
«Sempre nella consapevolezza che non esiste mai la soluzione: ciò che si trova sarà sempre una ipotesi, suscettibile di revisione, che si prospetta al lettore.
«Credo che un traduttore possa vedersi moralmente ripagato allorché dei lettori gli testimonino che grazie a lui si sono avvicinati a opere e autori altrimenti loro preclusi.»
Che cosa consiglierebbe a un giovane desideroso di intraprendere il difficile mestiere del traduttore?
«Non è semplice dare consigli anche perché la traduzione che quarant’anni fa non aveva nessun percorso formativo specifico e dedicato - parlo in particolare della traduzione letteraria - ed era lasciata alla buona volontà e all’ispirazione individuale, oggi conosce un’offerta formativa strutturata tanto variegata da risultare disorientante.
«Dopo una vita passata a insegnare traduzione e a parlare di traduzione il primo suggerimento che mi sento di dare è quello di leggere, leggere smodatamente, nell’una nell’altra lingua, leggere di tutto, e ascoltare con attenzione, con empatia, con avidità chiunque e sempre, anche se non sta parlando con noi.
«Solo così si può passare da una generica buona padronanza delle lingue al loro possesso profondo.»
A cosa sta lavorando/progetti futuri?
«In questi mesi sto completando un volume collettaneo su di un traduttore che ha stretti legami con il Trentino: Vincenzo Errante. La madre era una Rosmini di Rovereto ed egli amava moltissimo il lago di Garda, tanto da voler essere sepolto a Torbole.
«Rappresenta una delle figure più emblematiche che hanno percorso il primo Novecento italiano. E merita di essere indagato non soltanto come studioso ed erudito, ma altresì per l’immensa attività editoriale da lui svolta: è stato un autentico traghettatore di culture.»
Daniela Larentis – [email protected]