Studio 53 Arte: «Depero oltre Depero» – Di Daniela Larentis
A Rovereto, in mostra opere di grandi Maestri trentini del ‘900 con quelle di noti esponenti del panorama artistico trentino contemporaneo. Intervista a Mario Cossali
Luigi Bonazza, Capre al pascolo, 1926.
Venerdì 29 ottobre 2021, innanzi a un folto pubblico, è stata inaugurata a Rovereto, Trento, presso lo «Studio 53 Arte» di via Rosmini 53/5 del gallerista Roberto Pizzini, la mostra dal titolo «Depero oltre Depero».
Una collettiva allestita in uno spazio non istituzionale molto importante per la città, in cui opere di grandi artisti trentini del Novecento, fra cui Fortunato Depero, a cui il MART sta dedicando due mostre, dialogano con quelle di artisti contemporanei che hanno vissuto o vivono ancora in Trentino, dando vita a un percorso parallelo molto interessante.
Oltre a ventotto opere di Depero, per lo più disegni preparatori per «Numero unico futurista Campari», sono infatti esposte quelle di alcuni grandi Maestri trentini, fra cui Iras Baldessari, Luciano Baldessari, Luigi Bonazza, Tullio Garbari, Umberto Maganzini (Trilluci), Fausto Melotti, Umberto Moggioli, Gino Pancheri e Umberto Savoia; in mostra anche alcune opere di un gruppo di artisti contemporanei di rilievo internazionale che operano in collaborazione con la galleria: Silvio Cattani, Luciano Civettini, Giuseppe Debiasi, Alberto Forchini, Gianluigi Rocca.
Ed è proprio Silvio Cattani a sottolineare il significato di questa esposizione, dedicata certamente a Depero ma anche ad altri artisti rilevanti, grandi nomi del passato che meritano di essere valorizzati.
Il prestigioso percorso espositivo, accompagnato da un prezioso catalogo curato da Mario Cossali, è visitabile dal 30/10/21 nei seguenti orari di apertura: martedì-sabato dalle 16.00 alle 19.00 (e su appuntamento chiamando il numero 338-1082480).
Un artista, Depero, di cui ora si parla molto, ma che è stato a lungo ignorato, come evidenzia Cossali nel suo intervento critico.
Scrive il curatore, in catalogo, a proposito di Fortunato Depero: «Fortunato Depero si distinse da vivo e si distingue anche oggi dagli altri futuristi e dalle avanguardie pittoriche del ’900 per la sua carica ludica, per la sua capacità di usare tutte le tecniche disponibili e per la sua tensione a «vestire» con l’arte ogni momento della vita quotidiana.
«La ricostruzione futurista dell’universo ha attraversato tutte le arti in ogni declinazione, dall’architettura al design, dalla pubblicità alla moda, dalla video art al cinema, dalla danza al teatro, alla poesia.
Fortunato Depero è stato anche un grande narratore dell’identità e del mito delle genti trentine, delle loro valli e della loro storia.
«Sa parlare a tutti e sa coinvolgere ogni sguardo nella sua narrazione pittorica, scenica, teatrale. Fortunato Depero, il più creativo degli artisti futuristi, firmatario del manifesto Ricostruzione futurista dell’universo, collaborò con Davide Campari negli anni ’20 e ’30 per le pubblicità dei suoi prodotti.
«Ecco qui una vera e propria infornata di bozzetti, di disegni che il marchio Campari scatena per mezzo della mano dell’artista roveretano e non a caso appare un antico disegno del 1913 che testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, la straordinaria efficacia del suo segno, legato in ogni caso alla pur mal sopportata disciplina della Scuola Elisabettina […].»
Abbiamo avuto il piacere di porgere a Mario Cossali alcune domande.
Silvio Cattani, La vitalità del fiore, 2001.
Qual è il punto di forza della mostra?
«Il punto di forza di questa mostra è mettere insieme il passato con il presente, sempre però sulla linea dell’avanguardia e sulla linea di una pittura che si misura col mestiere di pittore.
«È questa la scommessa della mostra: c’è Fortunato Depero, c’è Fausto Melotti, Gino Pancheri, Umberto Moggioli, Iras Baldessari, Luciano Baldessari, Luigi Bonazza, Tullio Garbari, c’è Umberto Maganzini, Umberto Savoia; accanto a loro ci sono anche significativi artisti contemporanei con i quali dialogano: Silvio Cattani, Luciano Civettini, Giuseppe Debiasi, Alberto Forchini, Gianluigi Rocca.
«Sono testimonianza che la storia va avanti, nel segno non del piattume ma nel segno dell’invenzione, della fantasia, della ricerca non addomesticata, della creatività.»
Cosa accomuna questi importanti nomi del passato, a suo avviso?
«Una parentela che ho individuato è il futurismo di Depero, di Iras Baldessari e di Luciano Baldessari. Spesso sfugge il fatto che l’architetto Luciano Baldessari sia stato profondamente futurista, prima come pittore e scenografo, poi anche come architetto; lui era profondamente intriso dello spirito futurista, pur nutrendo concezioni politiche diverse rispetto ad altri futuristi.
«Roberto Iras Baldessari aderisce ufficialmente al movimento futurista nel 1916, in piena guerra. Diventa futurista con il gruppo toscano, portandosi dietro quel colorismo tipicamente veneto che non lo abbandonerà in nessuna altra tappa della sua pittura. Gli altri artisti in mostra hanno percorsi autonomi.
«Qui a Rovereto, pur essendo una zona periferica, si è giocata una grande scommessa sull’arte, iniziando dalla Scuola Reale Elisabettina fondata nella seconda metà del XIX secolo: nessuno sottolinea mai che sia stata voluta dall’imperatrice Sissi, la quale aveva capito che importanza potesse avere per il futuro dell’impero una scuola di questo tipo, ad indirizzo sia tecnico che umanistico.
«Ha avuto certamente importanza per il futuro dei nostri artisti, anche Fausto Melotti vi è passato, come Luigi Bonazza, Luciano Baldessari, Iras Baldessari, Tullio Garbari, lo stesso Depero, poi espulso, e molti altri fra cui Umberto Maganzini, fedele seguace del verbo deperiano e originale interprete.»
Umberto Moggioli, La moglie con i fiori, 1917.
Prima ha accennato al fatto che Melotti sia un capitolo a parte…
«Melotti ha un percorso autonomo, è un capitolo a parte che sfugge a queste filiazioni, pur essendo stato anche lui, anche se per poco, allievo della Scuola Reale Elisabettina.
«Si è contraddistinto per essere stato, sin dagli inizi degli anni Trenta, tra i più significativi protagonisti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico.
«Come sottolineo in catalogo, la sua scultura è colma di pensiero, ma anche di classica e musicale distrazione.»
Daniela Larentis – [email protected]
Alberto Forchini, Tre amiche, 2021.