La strategia di Marcello Carli alle comunali – Di Nadia Clementi
«Per l'elezione a sindaco di Trento, l’importante è arrivare al ballottaggio. Poi sarà la gente a scegliere da che parte stare»
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L’emergenza Coronavirus ci ha fanno un po’ dimenticare le elezioni comunali, che in condizioni normali sarebbero già state concluse.
Ovviamente sono state rinviate «sine die», ma presto si potrà conoscere una data certa. Teniamo conto tuttavia che c’è bisogno di uno spazio temporale di tre mesi di campagna elettorale per dare tempo ai candidati di sviluppare i propri incontri.
La prima novità generata da questo rinvio è l’entrata in campo di Marcello Carli.
È nato il 13 dicembre del 1968, festa di Santa Lucia e data di apertura del Concilio di Trento nel 1545.
Laureato in Economia e Commercio con corso di laurea in Economia Politica, si è dedicato subito all’impresa immobiliare di famiglia, per poi amministrare una serie di aziende privare e pubbliche.
In realtà però la sua vera vocazione è sempre stata la politica.
A 30 anni è stato vice Presidente nazionale Giovani imprenditori Confindustria con delega ai rapporti internazionali e di rappresentante presso la confederazione europea Giovani imprenditori europei.
È stato vice Presidente della Confederazione Europea Giovani Imprenditori dell’Industria Yes For Europe, con delega alle politiche per l’allargamento.
È entrato nella Giunta esecutiva dell’Unione Commercio e Turismo (Confcommercio) della provincia di Trento.
Poi socio Istituto Affari Internazionali (I.A.I.), Roma, Presidente UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) Sezione Trento, Presidente UCID Gruppo Trentino Alto Adige Trento e infine Vice Presidente Nazionale UCID.
Infine è stato eletto Consigliere della Provincia Autonoma di Trento e Consigliere regionale del Trentino Alto Adige. E da questa esperienza vuole tentare il gran salto alla carica di Sindaco della Città di Trento.
Dottor Carli, come un fulmine a ciel sereno… Ha dunque deciso di tornare in politica. Come le è venuta l’idea? Qual è stato l’incipit?
«Fino ad un paio di mesi fa non ci pensavo proprio; molti mi chiedevano e suggerivano di impegnarmi a favore del Comune reputando che ci fosse bisogno di un progetto forte di rilancio della città, ma sebbene la politica mi sia sempre interessata e piaciuta, ho preferito continuare ad impegnarmi nell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, l’UCID.
«Poi, rilevando purtroppo l’assenza pressoché totale di qualsiasi dibattito sulla città post COVID e su come ricucire le ferite inferte dalla pandemia, e preoccupato per la gestione successiva delle conseguenze economiche e sociali, sempre stimolato da molte persone ho deciso di mettermi a disposizione.»
Al momento, se abbiamo capito bene, non è alleato con nessuna formazione politica. Pensa di candidare anche da solo, o pensa si allearsi con qualcuno?
«Fino ad ora ho ricevuto l’appoggio di molte persone, di molti movimenti e di alcune forze politiche, ed è davvero molto importante. L’intenzione è infatti quella di costruire insieme un progetto per una città che riparte; di disegnare e realizzare un percorso per rimettere in moto una città ferma da anni e, ripeto, molto ferita dalla pandemia.
«Sono pronto ad ascoltare chiunque voglia impegnarsi a favore della nostra bellissima città.»
Ha preso contatto con la gente non schierata? Cosa dicono?
«Come le dicevo prima, si. Ed i riscontri sono di grande interesse.»
Ha qualche settore della società che è disposta ad appoggiarla?
«Credo che il coinvolgimento del terzo settore e del volontariato sociale sia molto importante. E poi Gli imprenditori, i commercianti, i lavoratori.
«Il dialogo e il coinvolgimento devono essere aperti a tutte le forze della nostra società. Insieme è la parola chiave, per me.»
Lei è collocabile nel centrosinistra, nel centrodestra o nel centro?
«Sono collocabile al servizio della nostra città. La città non ha bisogno di schieramenti: ha bisogno di equilibrio e di saper progettare il proprio futuro.»
Cosa le fa pensare di potercela fare a diventare sindaco?
«Il bisogno di ricucitura e di progettazione lunga di cui la città ha un grande bisogno. La città deve rimettersi a fare politica con la P maiuscola, e programmare il proprio futuro da qui al 2040.»
Qual è la città di Trento che lei vorrebbe costruire da sindaco?
«Un Trento inclusiva aperta, accogliente moderna e smart nel senso vero del termine; quindi efficiente e rapida nei servizi pubblici erogati, pensata a favore di un’economia a misura d’uomo e con l’università finalmente integrata davvero nel tessuto cittadino.
«Una città solidale con le persone più fragili, amica delle famiglie giovani e degli anziani, moderna ed ecocompatibile, con una mobilità innovativa ed efficiente.»
Ora le facciamo delle domande concrete. È favorevole al centro polifunzionale di Piedicastello, con auditorium adatto alla città invasa dai Festival, con la location di fiere decentrata ma collegata al centro città e con il ponte funzionale per pedoni e biciclette da Piedicastello a Piazzale Sanseverino? È tutta roba che doveva essere pronta da due anni…
«Sicuramente alcune scelte fatte hanno senso e sono da concludere; speriamo solo di poterlo fare velocemente. Altrimenti, una volta fatto, tutto sarà già superato.»
Seconda domanda. Che ne pensa dell’ascensore turistico che dalle Gallerie di Piedicastello porti sul top del Doss Trento? Sarebbe il recupero dei più bei giardini pubblici della città, che la gente ha difficoltà a raggiungere. Tutti si sono dichiarati favorevoli (anche gli Alpini), ma nessuno ha avuto coraggio di portarlo avanti.
«Credo che l’idea debba rientrare nell’ambito di un grande progetto di rilancio turistico della città. Non si tratterà di fare questa o quella cosa, ma di progettare e realizzare un piano integrato, di natura urbanistica, economica e sociale, che metta a frutto tutte le risorse, tutti i numerosi talenti di cui la città dispone.
«La funivia verso il Monte Bondone, le Viote sviluppate sul modello Alpe di Siusi e con un turismo dolce ed ecosostenibile, rispetto al quale lo sci diventa solo una delle componenti, la Trento città del Concilio con tutta la sua storia, lo spostamento dello stadio verso sud ove realizzare una cittadella dello sport intorno al nuovo stadio, liberando spazio per un’espansione del MUSE, la realizzazione del NOT ed il recupero alla città dell’area dell’attuale ospedale realizzando un centro di servizi integrati alla persone e alle famiglie; e poi la nuova mobilità, da realizzare con un vero servizio di carsharing con auto elettriche magari promosso con i comuni limitrofi, e magari con una linea tranviaria nord-sud che vada in affiancamento alla Trento Malè, da rendere più metropolitana almeno fra Trento centro e Lavis.
«Quindi, per tornare alla Sua domanda: l’ascensore sì, perché vorrebbe dire connettere la città con il suo Doss Trento, integrandolo a pieno titolo offrendo ai trentini e ai turisti l’opportunità di godere di un panorama e di un ambiente davvero unico e suggestivo.»
Trento non ha un campo da golf, dott. Carli. E le Viote del Bondone stanno chiamando…
«Il golf e uno sport sempre più diffuso, praticato anche da moltissimi giovani. Credo che un campo da golf alle Viote ci starebbe molto bene, e potrebbe valorizzare in maniera Davvero importante e innovativa quella zona, e ad impatto ecologico zero, ove combinato con la funivia ed una nuova mobilità green in quota.»
Il collegamento con Mesiano? Il progetto è pronto ma…
Rispetto a quanto dicevo poco fa, il collegamento con Mesiano e la collina universitaria, di cui si parla da quando ero giovane, rappresenta un tassello assai importante di quella mobilità dolce ed ecosostenibile di cui la città ha grande bisogno.»
Questi erano i nostri sogni. Ora ci dica quali sono i suoi sogni. Come sarebbe la città di Trento griffata Marcello Carli?
«Trento deve recuperare il tempo che non ha saputo secondo me cogliere negli ultimi anni.
«Vorrei una città davvero smart, con una rete wi-fi aperta, veloce e godibile da parte di tutti sull’intero territorio del comune, che consenta agli studenti, ai lavoratori ed alle aziende di recuperare spazi di produttività e di qualità del lavoro.
«E poi vorrei trasformare la struttura burocratica in una vera infrastruttura erogatrice di servizi, che sia veloce e certa nei tempi, a servizio delle persone e delle imprese, diventando un fattore di competitività della città rispetto all’Europa.»
Ha le idee chiare sullo sviluppo di Trento, viste le tante manifestazioni di successo planetario e così poche infrastrutture?
«Trento negli ultimi anni ha sviluppato molte idee e pochissimi fatti. Dobbiamo ora passare dalle parole ai fatti e renderci conto che il tempo non torna, e il tempo va quindi utilizzato appieno, per sviluppare migliori servizi a favore delle persone, le famiglie e le imprese.
«Pensi anche all’area ex carbochimica. Visto che ormai, date le condizioni di mercato presenti e future lo scambio volumetria edilizia-risanamento ambientale appare assai difficile, si tratterà di valutare un concreto e sostenibile progetto di bonifica del sito, accedendo anche a contributi nazionali ed europei (non dimentichiamo infatti che è una delle aree più inquinate d'Europa) e di svilupparci sopra una grande area verde, magari realizzando anche un grande auditorium all'aperto ove organizzare concerti e le manifestazioni pubbliche che stanno aumentando di anno in anno.
«Successivamente si potrà realizzare una grande aerea verde, magari realizzandovi un grande teatro all’aperto, una tensostruttura, in attesa che il risanamento ambientale avvenga in termini naturali. Sicuramente quell’area così’ importante, strategica e preziosa va sistemata e restituita alla città.»
Lei proviene da un’estrazione particolarmente vocata alla solidarietà sociale. C’è da fare di più?
Sicuramente sì. In futuro avremo sempre meno risorse pubbliche e sempre più esigenze di copertura di servizi sociali rispetto ad una società che invecchia molto (per fortuna!).
«Quindi, la promozione di servizi integrati alle persone ed alle famiglie – affinché siano incoraggiate alla procreazione in modo sereno – diverrà un fattore di sostenibilità sociale.
«In questo senso, come dicevo prima, sull’area dell’attuale ospedale S. Chiara potremmo progettare un centro integrato di servizi alla prima ed alla terza età e alla famiglia, sul modello dell’Opera immacolata Concezione di Padova, realizzata dal Prof. Angelo Ferro, e di grande successo.
«Dobbiamo integrare sempre di più le fragilità nel contesto sociale, perché la fragilità è vita e futuro nel caso dei più piccoli, e memoria e saggezza nel caso dei più anziani. Quindi, la fragilità è una ricchezza che va integrata e valorizzata.»
Nadia Clementi – [email protected]
Marcello Carli - [email protected]