Terza puntata sulle geofite – Di Davide Brugna
Decisamente il più utilizzato, soprattutto in cucina, è il tubero. Due esempi: la patata e il topinambur
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Oggi siamo alla terza puntata della «alla scoperta delle geofite»; il lungo intervento sui bulbi ormai è stato concluso, direi che possiamo cominciare con una carrellata di altre geofite.
Decisamente il più utilizzato, soprattutto in cucina, è il tubero, due esempi veloci per capire subito di cosa stiamo parlando sono la patata e il topinambur.
Ciò che noi chiamiamo patata non è altro che una porzione di fusto sotterraneo che si è ingrossato grazie all'accumulo di sostanza di riserva.
Essendo un fusto modificato presenta gemme, nodi ed internodi.
Il tubero che viene prodotto durante la stagione vegetativa, in inverno rimane dormiente e nella primavera successiva darà vita ad una nuova pianta, ad inizio della bella stagione si avrà la formazione di germogli e radici e il tubero comincerà a svuotarsi, questo succede spesso in casa quando ci si dimentica di aver comprato le patate…
La moltiplicazione è estremamente facile, si prende la patata, si taglia in sezioni e poi si pianta in pieno campo.
È importante che ogni sezione presenti almeno una gemma, anche due per essere sicuri che si formi il germoglio.
Se volessimo produrci le nostre patate di anno in anno è bene sapere che in autunno, una volta tolti dal terreno e puliti, è importante che vengano stoccati a temperature inferiori di 15 gradi.
Topinambur.
Passiamo ad un’altra geofita, il «cormo», che viene anche chiamato bulbo-tubero; i maggiori esponenti di questa famiglia sono i gladioli e i crocchi.
Questo è un fusto ingrossato come il tubero e presenta un disco basale come il bulbo, inoltre per difendersi dalla disidratazione e dai danni in genere, molte specie presentano una tunica, come i bulbi.
Quando vengono piantati a primavera, si avrà la formazione delle radici, dal disco basale, e di nuove foglie dalla gemma apicale, dopo poche settimane si comincerà a vedere la differenziazione a fiore che piano piano porterà all'allungamento dello stelo fiorale e alla sbocciatura.
Durante il periodo di differenziazione a fiore, comincia a formarsi un nuovo cormo al di sopra di quello madre e di altri piccoli cormi ai suoi lati, chiaramente il cormo principale comincerà a svuotarsi di risorse avvizzendo.
Una volta che il nostro crocco è fiorito le foglie continuano ad alimentare i piccoli cormi, così facendo alla fine del ciclo vitale si avranno uno o più cormi con una dimensione tale da poter già fiorire l'anno successivo.
Quando toglieremo il cormo dal terreno è importante lasciarli a 32 gradi in modo tale da favorire la separazione dal cormo madre ed una volta distaccati si stoccano ad alte temperature per favorire la cicatrizzazione.
Gladioli.
Come geofite ci mancano un paio di famiglie, piccolo spoiler, anche in questo caso prenderemo in ballo le orchidee…
Come sempre scegliete la qualità dei floricoltori trentini (AFLOVIT), la lista dei vivai e garden associati è disponibile su internet.
Buon lavoro.
Brugna dott. Davide – [email protected]
(Puntate precedenti)