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Storie di donne, letteratura di genere/ 500 – Di Luciana Grillo

Alison Espach, «Questi adulti» – Un grande romanzo sul divenire adulti, un romanzo di formazione acuto, intenso e tagliente

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Titolo: Questi adulti
Autrice: Alison Espach

Traduttrice: Manuela Faimali
Editore: Bollati Boringhieri, 2023
 
Pagine: 336, Brossura
Prezzo di copertina: € 18
 
Questa è la recensione per l’Adigetto.it N. 500, ed è la recensione di un magnifico romanzo, il primo di Alison Espach, segnalato come Editor’s Choise del «New York Times» e inserito nella Top Ten dei migliori romanzi dal «Wall Street Journal».
La protagonista è Emily, che conosciamo quattordicenne nelle prime pagine: seguiamo la sua crescita, il suo diventare donna, i suoi trent’anni leggendo storie familiari, primi amori, separazioni e depressioni, trasferimenti di qua e di là dell’oceano, tutto raccontato con spontaneità e arguzia, con stupore ingenuo e malinconia.
A Disney World Emily e i genitori sembrano divertirsi tanto, non per niente Emily pensa che «gli adulti avevano un concetto di divertimento tutto loro», che diventano vecchi senza capirlo, che tradiscono e si fanno scoprire dai figli, come capita a Emily e al suo amico e vicino di casa Mark.
 
La separazione dei genitori non è indolore per la figlia adolescente; vedere andar via di casa il padre, affrontare il liceo, ritrovare compagni di scuola perduti per tre anni, parlare di scuola, di biologia e di sesso, chiedere consigli all’amica Janice è affrontare un mondo nuovo e misterioso.
Secondo Emily, «una persona può sentirsi ugualmente sola in qualunque posto; puoi sentirti sola nel laboratorio di biologia con un coniglio in braccio così come affacciata a una finestra nel bel mezzo di settembre o mentre guardi degli adulti spogliarsi a vicenda alla tivù».
Se sono insieme, le ragazze affermano: «Non permettevamo più alle nostre madri di rimanere in spiaggia con noi perché, santo dio, eravamo donne adulte con il seno, e andarcene in giro in bikini era come un andarcene in giro in biancheria intima, e non potevamo fare le disinvolte in spiaggia, da nessuna parte se è per questo, sotto lo sguardo delle nostre madri».
 
E poi, arriva Mr. Basketball, un insegnante giovane eletto il Professore più scopabile della Webb High, che abita a pochi isolati da Emily e che le toglie delicatamente delle schegge di vetro da un piede: «Estrasse l’ultima scheggia visibile. Mentre la tirava fuori, il taglio si allargò e il sangue macchiò i gradini di pietra, ma non piansi. Era un sollievo sapere che ero ancora una persona… a volte non mi accorgevo neanche di essere viva finché non lo notava qualcun altro…».
Il suicidio di Mr Resnik scombussola Emily che vi assiste, la moglie, il figlio Mark, il padre di Emily che durante il funerale, salutando alcune signore sembra dire: «Sì, è dura…molto dura. È molto dura non vedere più un uomo che non vedevi mai».
 
Ecco l’umorismo sottile dell’adolescente, che osserva gli uomini adulti, tra cui suo padre, «con le teste accanto ai pensili e le mani in tasca, così ordinati e composti e civili che perfino le mani avevano degli appositi contenitori quando non erano richieste durante una conversazione… Avevano una risata incredibilmente forte e al contempo sommessa, di quelle che avrebbero potuto ucciderti se indirizzate contro di te. Ogni scroscio di risa e il silenzio che lo seguiva mi faceva tremare il cuore e sembrava uccidere Mr Resnick ancora di più…».
 
Emily cresce, il rapporto con Mr. Basketball continua, si interrompe, riprende per circa dieci anni; dagli Stati Uniti raggiunge il padre a Praga, insieme con Laura, figlia di Mrs Resnick e probabilmente di suo padre.
Imparano il ceco, accettano di buon grado la compagna del padre, Ester, che però «si sentiva minacciata da Laura. Anche se era alta un metro e venti e sedeva sorridente davanti a lei, la bambina era un prodotto tangibile dell’infedeltà di mio padre. Era una complicazione, una prova della debolezza di mio padre…».
Emily è matura, la vita le ha insegnato molto, sa che non può essere possessiva, «se c’era una cosa che avevo imparato a quattordici anni era che le persone non ci appartengono. Jonathan non avrebbe mai potuto essere la mia felicità… Capii che era triste anche lui, o forse era la mia immaginazione a trattarlo come se fosse me».
 
Anche il padre di Emily muore, dopo essere tornato nella «loro» casa. L’attesa dell’ultimo respiro, spesso annunciato invano, l’organizzazione del funerale e la distribuzione di sciarpe e calzini del defunto sono raccontati con un’arguzia malinconica, così come triste è una riflessione conclusiva: «Le vite dei bambini cominciano sempre e quelle degli adulti finiscono sempre. O è il contrario? La tua infanzia finisce sempre e il tuo io adulto comincia sempre. Devi continuamente imparare e dire addio alla persona che eri la sera prima a cena».

Complimenti, Alison Espach, ha scritto un grande romanzo sul diventare adulti, un romanzo di formazione acuto, intenso e tagliente.
Aspetto il prossimo!

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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