Da Campiglio all'isola d'Ischia – Di Giuseppe Casagrande

Antonio Lepore, lo chef del Ristorante stellato Stube Hermitage ha presentato la polenta di Storo con trota marinata e affumicata con le spezie del gulasch

Barbara Maffei, titolare dell'Hermitage, con gli chef Antonio Lepore e Simone Tiriticco.

Da Madonna di Campiglio all'isola d'Ischia... con amore. I sapori di montagna, schietti e genuini, del Trentino sono stati protagonisti nei giorni scorsi dell’evento «Ischia Safari», rassegna enogastronomica ideata dagli chef Nino Di Costanzo e Pasquale Palamaro.
La kermesse ischitana ha catapultato per alcuni giorni la perla dell'arcipelago flegreo, scoperta dai Greci e amata dai Romani per le sue acque termali miracolose, agli onori delle cronache sul palcoscenico dell'«haute cuisine» nazionale.

Benemerito l'intento: celebrare i sapori del territorio attraverso l’interpretazione dei più celebrati protagonisti della cucina italiana.

Tra i duecento chef (molti gli stellati e i pluristellati) invitati assieme a maestri pasticceri e pizzaioli, il Trentino era presente con l’executive chef del ristorante stellato (1 stella Michelin) «Stube Hermitage» di Madonna di Campiglio, Antonio Lepore con il sous chef Simone Tiriticco.
 

L'ingresso della Stube Hermitage di Madonna di Campiglio.
 
 Suggestiva la location: il Parco termale e l'Albergo della Regina Isabella  
Suggestiva la location dell'evento: il Parco termale Negombo e l’Albergo della Regina Isabella. La manifestazione Ischia Safari, punto di riferimento per la cultura enogastronomica nazionale, si svolge da anni ad Ischia con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un sapere alimentare e culinario votato alla salubrità, alla sostenibilità ambientale, all’eleganza dello stile, del gusto e dei sapori. Un’occasione importante, inoltre, per scambi di esperienze e confronti dialettici tra i protagonisti della cucina d'autore italiana.
Lo chef Antonio Lepore e lo staff della «Stube Hermitage» di Madonna di Campiglio, conclusa la stagione turistica estiva in montagna e in attesa della stagione invernale, non si fermano mai, si tengono costantemente aggiornati per acquisire, attraverso incontri, rassegne enogastronomiche e stage, nuove esperienze.
L'evento Ischia Safari è uno di questi momenti di arricchimento professionale che, tra l'altro, consente di promuovere la perla delle Dolomiti, Madonna di Campiglio, in un contesto nazionale quanto mai prestigioso.
 

La splendida stube del Ristorante stellato Hermitage di Madonna di Campiglio.
 
 Antonio Lepore da Montella (Campania) a Madonna di Campiglio  
Antonio Lepore, campano, originario di Montella, la patria delle castagne, lavora da alcuni anni alla «Stube Hermitage» di Madonna di Campiglio.
Egli fonda la sua idea di cucina sul rigoroso rispetto della materia prima, della qualità e della provenienza. Seguendo questi principi a «Ischia Safari» ha presentato un piatto dalla forte impronta trentina:
«Tacos di polenta di Storo con trota marinata e affumicata con le spezie del gulasch e riduzione al Ferrari Perlè Bianco Trentodoc.»
Un piatto che ha raccontato agli ospiti dell’evento campano le bellezze del Trentino e promosso i prodotti locali come la farina gialla di Storo prodotta da Agri '90, la trota dell'azienda Trota Oro di Preore, le bollicine di montagna Trentodoc.
 

Il BioHotel Hermitage 4 Stelle Superior di Madonna di Campiglio.
 
 Barbara Maffei (Stube Hermitage): «Quando un piatto regala emozioni»  
«Siamo onorati di poter essere annoverati tra gli amici degli chef Nino Di Costanzo e Pasquale Palamaro – ha commentato Barbara Maffei, proprietaria del ristorante Stube Hermitage di Madonna di Campiglio – che anni fa hanno ideato questo evento esclusivo come incontro di persone accomunate da una grande passione per la cucina italiana.
«Nei piatti che creati per Ischia Safari, gli chef ci mettono il cuore, la tradizione e la bellezza estetica realizzando opere d'arte che parlano, ci conducono in viaggi sensoriali e, se condivisi con il cuore, creano emozioni uniche e commoventi.
«Siamo molto grati per l’invito e riconoscenti verso tutti i giovani chef che portano avanti tradizioni culinarie antiche, inserendo un tocco di cuore e una manciata di contemporaneità.»
 

Una delle sale da pranzo del BioHotel Hermitage di Madonna di Campiglio.
 
 La filosofia di Antonio Lepore: rigoroso rispetto della materia prima  
Antonio Lepore originario di Montella, provincia di Avellino, è da alcuni anni lo chef del «Biohotel Hermitage» e della «Stube Hermitage» di Madonna di Campiglio.
Fin dall’inizio del suo percorso di crescita professionale, ha ben chiara la sua idea di cucina. Il rispetto della materia prima, della qualità, della provenienza e l’esaltazione della stessa sono il suo primo intento.
Quando si tratta di tradizioni la sua cucina non conosce confini, ed è per questo che si spinge tra lavoro e stage nelle migliori cucine.
Dopo alcune esperienze all’estero decide di costruirsi in Italia creando un connubio perfetto che parte dal cuore dell’Irpina fino al Trentino.
 

Antonio Lepore, lo chef stellato dell'Hermitage di Madonna di Campiglio.
 
 I ricordi dell'infanzia, i profumi della cucina della nonna, i ristoranti stellati  
Con il giusto equilibrio e la sobrietà negli accostamenti crea proposte «diversamente» gourmet, poiché abbracciano la storia dei piatti campani, i ricordi d’infanzia e i profumi della cucina della nonna utilizzando anche prodotti trentini.
Qui conosce la famiglia Maffei che nota fin da subito il suo potenziale e decide di mandarlo per uno stage da Enrico Crippa al Ristorante «Piazza Duomo» (3 stelle Michelin) di Alba.
In una cucina tristellata la sua curiosità può solo crescere, così come la sua esperienza.

Capisce l’importanza del vegetale che in seguito lo porterà ad affrontare un'altra esperienza con la chef stellata Antonia Klugman, all’Argine a Vencò (Gorizia).
Il richiamo alle origini campane lo porterà poi con uno stage nella cucina dello chef stellato Nino di Costanzo presso «Danì Maison» ad Ischia.
È lui che gli trasmette l’amore e la passione per i sapori casalinghi, l’eleganza nella presentazione, ma soprattutto la disciplina e la cura dei dettagli.

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Giuseppe Casagrande – [email protected]