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Quella storica bottiglia da litro – Di Giuseppe Casagrande

Elisabetta Foradori e Giovanni Podini hanno lanciato l'etichetta «Unlitro», un blend di uve rosse vinificate in Alta Maremma dall'enologo vignaiolo trentino Marco Tait

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Elisabetta Foradori con Giovanni Podini e Thomas Widmann.

C'era una volta la bottiglia da litro, c'era il bottiglione da due litri, la dama (o damigiana) da 3 litri con il manico, c'era il fiasco. Erano gli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso quando il vino era un vero e proprio alimento, non un bene edonistico come lo è oggi.
I contadini, oltre a consumarlo in casa, se lo portavano in campagna, gli operai nelle fabbriche con la «schiscetta», i boscaioli nello zaino, gli artigiani nei loro laboratori.
I consumi, a quei tempi, erano davvero impressionanti se confrontati con le statistiche di oggidì: 120 litri a testa agli inizi degli anni Sessanta, poco più di 30 litri oggi con vistoso e inarrestabile calo dei vini rossi, solo in parte mitigato dal boom delle bollicine e dalla ripresa dei bianchi.
 

Elisabetta Foradori, reginetta del Teroldego Rotaliano e dei vini dell'Alta Maremma.
 
 Le magnum (1 litro e mezzo), le Jeroboam (3 litri), le Mathusalem (6 litri) 
Ma torniamo alle bottiglie. Oggi, oltre alle classiche bottiglie renane, alsaziane bordolesi e borgognotte da 750 millilitri, vanno di moda per le bollicine (Champagne in primis), ma non solo, i formati Magnum (1 litro e mezzo) Jeroboam (3 litri), Réhoboam (4 litri e mezzo), Mathusalem (6 litri), Salmanazar (9 litri), Balthazar (12 litri), Nabuchodonosor (15 litri), Salomon (18 litri), Primat (27 litri), Melchizédec (30 litri).
Notevole interesse ha suscitato altresì tra i wine lover la bottiglia da un litro davvero unica realizzata dall'azienda biodinamica toscana Ampeleia di Giovanni Podini. Una bottiglia da stappare in compagnia durante i tradizionali picnic ferragostani. Un vino rosso da servire fresco, simpaticamene beverino, ma non banale. Un vino sincero versato da una bottiglia da litro che ricorda un passato carico di nostalgia. Un vino ideale per brindisi e feste particolari, concepito per il piacere della convivialità.
 

Elisabetta Foradori, suo il progetto Ampeleia nato nel 2002 con Giovanni Podini e Thomas Widmann.
 
  «Unlitro», un blend rosso di 5 varietà: beverino, simpatico e divertente 
«Unlitro» - questa l'etichetta - rappresenta lo spirito giovane, simpatico e divertente dell’azienda toscana capace di comunicare la filosofia gentile di Ampeleia. Nasce da cinque diverse varietà di uve a bacca rossa: Carignano, Alicante Nero, Mourvèdre, Sangiovese e Alicante Bouschet. Assemblate, danno vita ad un vino che sa raccontare il «genius loci» della viticoltura toscana e l’aria frizzante delle alte Colline Maremmane di Roccatederighi, un piccolo borgo di 500 anime abbarbicato su un cocuzzolo dal quale si scorgono l'isola d'Elba, l'isola del Giglio e la Corsica. Questo blend dal bouquet intrigante, sorprende già al primo sorso per le note fruttate e la sua bevibilità. Un vino che sa esprimere la terra dell’Alta Maremma in modo sincero e mai pretenzioso.
 

L'enologo trentino Marco Tait, responsabile dell’azienda biodinamica Ampeleia.
 
 Un vino ideale per le tavolate ferragostane e i brindisi conviviali in giardino 
Con «Unlitro» Ampeleia reinterpreta il vino nella sua funzione antica con una freschezza contemporanea e giovanile. Un vino che trasforma la tavola in una vera celebrazione.
Le note speziate, balsamiche e fruttate sono l’abbinamento perfetto per le tavolate all’aperto e le serate estive in giardino. «Unlitro» è il compagno ideale che si sposa splendidamente con i sapori della cucina maremmana, da provare direttamente in cantina nel nuovo agri-ristoro «Ampeleia Vini e Cucina», che quest’estate si anima con un calendario di suggestivi eventi tematici. Un modo per conoscere anche le persone che animano la cantina toscana e la comunità di Roccatederighi (Grosseto), in un contatto diretto e autentico con il territorio.
 

Simona Mori responsabile accoglienza e agri-ristoro Vini e Cucina Ampeleia con l'enologo Marco Tait.
 
 Nasce nei vigneti più giovani e beneficia delle brezze del Mar Tirreno 
«Unlitro» nasce dalle uve dei vigneti più giovani di Ampeleia, quelli situati vicini al mare, tra 200 e 350 metri d’altitudine con il mar Tirreno da un lato e il bosco dall’altro.
La collina di Roccatederighi beneficia di una buona ventilazione grazie alle brezze del mare e gode di una spettacolare esposizione solare che, assieme al terreno argilloso arricchito di depositi di limo e fossili marini, rendono questo terroir ideale per la coltivazione della vite.
Anche per queste condizioni pedoclimatiche Ampeleia punta a preservare ciò che la natura dona, senza trasformare, nel massimo rispetto della terra e del lavoro svolto in vigna.
Il risultato è un vino di grande identità lontano dagli stereotipi, ottenuto con l’uso esclusivo di vasche di cemento sia per la fermentazione che per l'affinamento dopo una macerazione soffice di 2-3 giorni sulle bucce.
 

Unlitro, la bottiglia creata per le festività ferragostane dall'azienda toscana Ampeleia.
 
 La storia millenaria delle colline metallifere dell'Alta Maremma toscana 
Ampeleia dal greco antico «ampelos» (vite) è il nome dato ad un ambizioso progetto vitivinicolo nato nei primi anni Duemila a Roccatederighi: creare dei vini che sappiano esprimere le potenzialità, ma anche lo spirito di un territorio, le Colline Metallifere dell'Alta Maremma, colline dalla storia millenaria. Una storia che ha visto nel tempo l'avvicendarsi di civiltà e popoli attratti dalla ricchezza di metalli e minerali di cui è sempre stato ricco il territorio. Insediamenti che risalgono all'epoca preistorica, poi arrivarono gli Etruschi e i Romani, infine lo sfruttamento in epoca moderna dei giacimenti metalliferi.
 

Alcune etichette (rosato, rosso, bianco) dei vini della tenuta toscana Ampeleia.
Sotto, altre etichette dei vini in purezza dell'azienda toscana Ampeleia.


 
  Quella fattoria abbandonata e acquistata dagli svizzeri Peter ed Erica Sutter 
La Toscana è sempre stata una calamita per le popolazioni europee, non solo per le città d'arte, i tesori storico-culturali e le bellezze paesaggistiche. Lo confermano gli inglesi, i tedeschi, gli svizzeri, i francesi che a migliaia nel corso degli anni si sono trasferiti sulle colline di Fiesole, nel Senese, in val d'Elsa, a Montalcino, a Bolgheri e recentemente anche in Maremma. Ed è qui, sulle colline dell'Alta Maremma per la precisione, che negli anni Sessanta del secolo scorso gli svizzeri Peter ed Erica Sutter acquistarono una fattoria abbandonata e la trasformarono in una attività agricola (La Meleta) con allevamento di pecore e piccioni (da destinarsi all'alta ristorazione internazionale) e poi con la messa a dimora delle prime viti di Cabernet Franc e Merlot a ridosso dei pascoli e a poca distanza dai boschi incontaminati della tenuta.
 

La degustazione di alcune etichette nell'agri-ristoro Ampeleia Vini e Cucina.
 
  Nel 2000 se ne innamorano Elisabetta Foradori, Giovanni Podini e Thomas Widmann 
Agli inizi degli anni Duemila, Elisabetta Foradori, la reginetta del Teroldego Rotaliano, se ne innamora e convince gli amici imprenditori Giovanni Podini e Thomas Widmann (poi uscito nel 2009 per impegni politici) a lasciarsi coinvolgere in un progetto nuovo: individuare un luogo, lontano dalle loro terre natìe e dal Trentino Alto Adige, dove realizzare dei vini espressione di questa terra, figli del mare (a pochi chilometri), della montagna (le colline dell'Alta Maremma toscana) e di una visione agricola nuova e sostenibile.
 
La Maremma è la terra perfetta, distante dal clamore di aree toscane più gettonate come le zone del Chianti, Montepulciano, Montalcino o Bolgheri. Alla proprietà iniziale vengono aggiunti nuove appezzamenti in quattro aree diverse tra loro: La Rocca, Sassoforte, La Pieve e Cannucceto.
 
Oltre ai vigneti l'azienda dispone di un immenso bosco (54 ettari), fattore determinante nella scelta di rilevare nel 2002 l’azienda agricola Meleta, di terreni seminativi (32 ettari), di aree destinate al pascolo, di un uliveto, di un orto e di un frutteto. In questa autentica oasi non potevano mancare le mucche di razza Grigio Alpina, le galline, le api e i cani.
Per quanto riguarda i vini, la produzione annua si aggira attorno alle 250-270 mila bottiglie.
 

1 Ilaria Patacconi e Tiziana Ferrari, lady chef dell'Agri-ristoro Ampeleia Vini e Cucina.
 
 La svolta: l'arrivo in azienda del giovanissimo vignaiolo trentino Marco Tait 
Ampeleia è famosa nel mondo vitivinicolo per aver abbracciato nella conduzione dei vigneti la biodinamica di steineriana memoria, una pratica agronomica che esalta la biodiversità dei suoli.
In cantina fermentazioni spontanee, contenitori in cemento e affinamenti medio-lunghi. In poco più di vent'anni anni Ampeleia è così passata da investimento iniziale ad una realtà che oggi è l'espressione autentica di queste terre.
E il merito - riconoscimento unanime - è di chi ne ha preso in mano le redini e ha saputo trasmettere la propria passione e la propria sensibilità all'intero team aziendale: il vignaiolo trentino Marco Tait.
Figlio di un agronomo dell'azienda Foradori, chiamato giovanissimo in azienda nel 2002 dopo una laurea in enologia, Tait non ha più abbandonato Ampeleia, diventandone l'anima.
In questi 22 anni al timone dell'azienda egli è riuscito ad interpretare magistralmente i suoli (argilla, granito, galestro, sabbia, ardesia, calcare: 54 le micro parcelle lavorate tutte separatamente) avendo sempre come filo conduttore la filosofia di Ampeleia: fare un vino simbolo ed espressione di questa terra di minatori.
Così nel tempo, oltre al vitigno principe Cabernet Franc, ha messo a dimora delle barbatelle di Ansonica, Malvasia, Mourvèdre e Trebbiano completando così quel complesso mosaico di identità che rendono unico questo terroir.


Elisabetta Foradori e Giovanni Podini, numi tutelari dell'azienda Ampeleia.

 
 Nel maggio 2024 l'apertura dell'agri-ristoro «Ampeleia Vini e Cucina»  
Altre tappe importanti: nel 2023 l'inaugurazione della sala degustazione e del wine shop con le esperienze immersive in vigna e in cantina.
Infine nel maggio 2024 l’apertura dell'agri-ristoro Ampeleia Vini e Cucina.
Uno spazio che offre la possibilità agli ospiti di assaggiare i piatti della tradizione maremmana abbinati ai vini dell'azienda e di sperimentare personalmente, attraverso dei corsi di cucina, la propria bravura ai fornelli.
Qui, la filosofia di Ampeleia si esprime soprattutto negli ingredienti, rigorosamente locali e nelle materie prime di esclusiva produzione della tenuta.
Le ghiottonerie della cucina toscana sono interpretate secondo i valori etici di Ampeleia dalle due lady chef Ilaria Patacconi e Tiziana Ferrari.
La pasta con farine di propria produzione è lavorata nel laboratorio del Pastificio Fabbri ed è affiancata dall'olio d'oliva extravergine proveniente direttamente dagli uliveti dell'azienda.
Le verdure provengono, freschissime, dall'orto di Ampeleia, così la frutta e il miele, mentre le botteghe di Roccatederighi forniscono i formaggi e le carni provenienti da amici-produttori locali selezionati, tra cui la Tenuta di Paganico, la società agricola Tommaso Giordana e i caseifici La Maremmana e Saba.
Una sinergia virtuosa con il territorio dell'Alta Maremma, con Roccatederighi in particolare, dove il vino e il cibo diventano un importante momento di aggregazione sociale, di scambio culturale e di arricchimento professionale.

In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande - [email protected]

L'Agri-ristoro Ampeleia Vini e Cucina di Roccatederighi (Grosseto).

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