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Ciao Benito Nonino, re della grappa – Di Giuseppe Casagrande

Il mitico patriarca friulano rivoluzionò il mondo della «sgnapa» portando l'umile distillato nei salotti più importanti d'Italia e del mondo. Aveva 90 anni

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Benito Nonino al lavoro nella distilleria di Percoto (Udine).

L'altra notte ci ha lasciato Benito Nonino, il re friulano della grappa, colui che ha rivoluzionato il mondo dei distillati trasformando l'umile e bistrattata «sgnapa» delle osterie nel prodotto simbolo del made in Italy nei più importanti salotti del mondo.
Benito è venuto a mancare all'età di 90 anni nella sua amata casa-azienda di Percoto (Udine), dove era nato il 6 febbraio 1934.

Fin dalla sua infanzia, Benito ha nutrito una passione viscerale per l'arte della distilleria, un'arte che ha saputo trasformare con delle geniali intuizioni.
Benito non era solo un imprenditore di talento, ma anche un uomo di grande visione e tenacia.
Anche quando la salute lo costrinse su una sedia a rotelle, il suo spirito tenace non venne mai meno, fino a pochi giorni fa, quando ha chiesto di essere portato in distilleria, luogo che ha sempre rappresentato il cuore pulsante della sua vita e del suo lavoro.
 

Un'immaggine affettuosa di Benito Nonino con la moglie Giannola.
 
 La svolta nel 1973 con la creazione della prima grappa di monovitigno  
Negli anni Settanta la grappa ottenuta dalla distillazione (spesso clandestina) di vinacce mescolate insieme senza alcuna distinzione della tipologia di vitigno, era ancora un retaggio della miseria, della fame, della povertà.
La moglie, l'altrettanto mitica Giannola, certa della qualità intrinseca delle grappe del marito Benito, non poteva accettare questo pregiudizio.
E così nel 1973 crearono la prima grappa «Monovitigno Picolit», un prodotto che cambiò per sempre la percezione di questo prodotto, portandola da semplice prodotto di osteria a raffinata espressione del territorio e della tradizione.
L'eredità di Benito è oggi portata avanti dalle sue tre figlie, Antonella, Cristina, Elisabetta e dalla nipote Francesca. Il mondo della grappa e della distilleria perde un uomo che con la sua passione, dedizione e visione ha saputo creare qualcosa di unico e prezioso.
 

Benito Nonino in distilleria con la moglie Giannola e le figlie.
 
 Amarcord personale: il primo incontro a Percoto nel lontano 1973  
Conservo un ricordo bellissimo (anche perché ero ai miei esordi giornalistici) della famiglia Nonino, del mitico Benito e dell'altrettanto mitica Giannola ribattezzata da Gianni Brera e Luigi Veronelli «Nostra Signora della Grappa».
Era il 1° dicembre 1973 ed ero stato invitato con alcuni colleghi a Percoto, paesino di poche anime in provincia di Udine, all'inaugurazione della Distilleria Nonino.
Una distilleria che segnò una svolta epocale per il mondo della grappa che da umile prodotto diventò un'acquavite nobile, degna di entrare nei salotti dell'alta società grazie anche alle artistiche confezioni in vetro disegnate da maestri cesellatori del calibro di Venini, Baccarat, Riedel.
Insomma il passaggio da cenerentola a... principessa era segnato.
 

Antonella, Elisabetta e Cristina Nonino, alle tre sorelle è stato assegnato il Premio Guido Carli 2024.
 
 Le battaglie con i vignaioli a fianco di Veronelli per separare le diverse uve  
All'epoca mi incuriosì l'intraprendenza di Giannola Nonino, un vulcano, una forza della natura, che su suggerimento di Veronelli, ingaggiò una battaglia con i vignaioli della zona affinché vinificassero separatamente le uve, vigna per vigna.
L'idea era di applicare lo stesso concetto alla grappa, cominciando dalle vinacce dell’uva, di «Picolit» in particolare.
«Fui osteggiata – racconta – dai vignaioli stessi. Allora, per realizzare la sperimentazione mi rivolsi alle mogli dei vignaioli offrendo loro per la vinaccia separata dell’uva Picolit trenta volte il valore della vinaccia tradizionale.
«Alla fine riuscii a convincere le mogli dei vignaioli e il 1° dicembre 1973 invitai Veronelli a venire a Percoto per tenere a battesimo la prima distillazione della Grappa Monovitigno® Picolit, che segnò l’inizio di una nuova era per il mondo della distillazione.»
 

Benito Nonino circondato dalla moglie Giannola, dalle figlie e dalle nipoti.
 
 La commozione di Walter Filiputti presidente del Consorzio Via dei Sapori  
Appresa la notizia della scomparsa di Benito, il Friuli Venezia Giulia si è stretto stringe attorno a Giannola e alla famiglia Nonino tutta, con commozione e profondo affetto.
Simbolo dell’eccellenza friulana in tutto il mondo, Nonino, con la sua impresa, è stato una colonna portante del Consorzio Friuli Venezia Giulia, che riunisce una ventina fra i migliori ristoranti della regione, assieme vignaioli e «artigiani del gusto» che rappresentano la qualità della produzione food & wine del territorio.
 
«In questo giorno così triste, a tutti noi di Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori – ha commentato il presidente Walter Filiputti – piace ricordare Benito intento a distillare, dando indicazioni, col suo fare, a dritta e a manca, affinché tutto sia eseguito alla perfezione, lui che la grappa l’ha reinventata.
«Ci piace ricordarlo per la sua grande passione per il ballo, la sua maniera di parlare schietta, diretta, divertente. Ci piace ricordarlo mentre affronta, alla fine di ogni Premio Nonino, l'enorme mandorlato da lui stesso procurato in quanto, da goloso, era un grande conoscitore di dolci.
«Ci piace ricordarlo con l'orgoglio negli occhi circondato dalla sua numerosissima e splendida famiglia. Visto che la morte è ineluttabile – ha concluso Filiputti – almeno la vita dobbiamo viverla intensamente con la gioia di fare il nostro lavoro e con gli affetti. Di tutto ciò a Benito nulla è mancato, anche se tutto se lo è conquistato.»
 
In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – g.casagrande@ladigetto.it

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