La crisi del vino in Francia – Di Giuseppe Casagrande

Si parla di estirpare 100mila ettari di vigneto (in ballo un contributo dell'Unione europa di 150 milioni). Anche la California pensa di estirparne 12mila ettari

Alcuni vigneti di Saint-Emilion nella regione di Bordeaux in Francia.

Il settore vitivinicolo francese sta vivendo una crisi profonda, in particolare una delle zone a più alta vocazione: Bordeaux.
Le istituzioni e il governo francese stanno studiando le contromisure. In particolare si parla di aiuti per una cifra di 230 milioni messi a disposizione della filiera (80 milioni per un fondo di emergenza e 150 per accompagnare l’estirpazione di quasi 100mila ettari di vigneto) se l’Unione Europea darà il benestare.
 

Il paesaggio bucolico delle colline della Gironda in Francia.
 
 I contribuiti per gli espianti, l'impatto sull'ambiente e sul paesaggio  
Secondo alcuni, però, tali misure saranno di difficile accesso per molte imprese, in primis per il settore cooperativo.
Intanto c’è chi pone l’accento sul fatto che estirpare 100.000 ettari di vigneti (si parla di premi di 4.000 euro ad ettaro per espianti definitivi, a precise condizioni, come il reimpianto non prima di 6-8 ani o la diversificazione verso altre colture, altri dettagli in approfondimento), se, da un lato, servirà a riequilibrare domanda e offerta e a non far crollare i prezzi del vino, soprattutto a Bordeaux, dall’altro, avrà un impatto devastante sul paesaggio e sull’ambiente.
Aspetto, quest'ultimo, da non sottovalutare.
 

 
 La situazione a Bordeaux con il vino sfuso pagato un euro al litro  
E, mentre a Bordeaux si fanno i conti con una situazione difficilissima, che vede anche tonneau di vino sfuso (pari a 900 litri di vino) scambiati a meno di 1.000 euro, per poco più di 1 euro al litro, ben al di sotto dei costi di produzione, il Comitè interprofessionelle du Vins de Bordeaux, la Federation du Negoce e la des Grands Vins de Bordeaux hanno scritto una lettera congiunta con un appello alla solidarietà tra i diversi operatori della filiera perché, ferma restando la libertà del mercato, sia tutelata «la forza della nostra immagine di vini di qualità, che si riflette nei nostri prodotti, nei nostri impegni per l’ambiente e nella nostra responsabilità sociale», che ovviamente hanno dei costi che devono essere sostenuti.
Il rischio è di depauperare una vera e propria ricchezza per la Francia, visto che, secondo uno studio del Comité National des Interprofessions des Vins Aoc e Igp, il settore vale 92 miliardi di euro, di cui 10 alla produzione, 34 al commercio, e poi tutto l’indotto, per un gettito fiscale (Iva inclusa) di 6,4 miliardi di euro e 440.000 posti di lavoro a tempo pieno (in netto calo sui 500.000 stimati dieci anni fa).
 

Un assortimento di etichette francesi, bianchi, rossi e bollicine cremant.
 
 Espianti anche in California per la crisi del mercato dei vini di fascia bassa  
Un’altra notizia che di certo non rassicura il mondo del vino alle prese con un faticoso riposizionamento sia per quanto riguarda i mercati che la produzione, arriva dagli Stati Uniti e, precisamente, dalla California, terroir di grande vocazione vitivinicola e protagonista, anche recentemente, di affari milionari legati al vino.
Anche qui si pensa di ridurre la produzione di fascia più bassa in maniera drastica e strutturale, eliminando i vigneti, come già si fa a Bordeaux, dove la misura è già operativa per 9.500 ettari, e come si farà in tutta la Francia, dove si ragiona su 100.000 ettari da estirpare, su 750.000.
Il mercato, soprattutto quello dei vini di fascia bassa, infatti, è in crisi, e la domanda dei consumatori più giovani non si incontra con il prodotto vino.
Jeff Bitter, presidente di Allied Grape Growers (Agg), associazione che rappresenta tanti viticoltori californiani, è stato chiaro parlando ai viticoltori, durante l’Unified Wine & Grape Symposium, suggerendo di «rimuovere un totale netto di oltre 12.000 ettari in tutta la California», decisione utile «per contrastare le attuali sfide», con una domanda frenata e una tendenza di cambiamento globale che non risparmia nemmeno la California.
 
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Giuseppe Casagrande – [email protected]