Cicinis, il nuovo gioiello Attems – Di Giuseppe Casagrande

Il Sauvigno Blanc annata 2022 dell'azienda friulana del gruppo Marchesi Frescobaldi, sapido ed elegante, rivela un notevole potenziale di invecchiamento

Lamberto Frescobaldi, presidente delle tenute vitivinicole Marchesi Frescobaldi.

Il Sauvignon Blanc è uno dei vini che a partire dagli Ottanta del secolo scorso, in particolare dopo lo scandalo del metanolo, ha reso famoso il Collio goriziano in Italia e nel mondo.
Tra i primi estimatori che rimasero stupiti da questo vino profumato, sapido ed elegante, che non teme l'invecchiamento, va ricordato Gino Veronelli che lo fece conoscere ai wine lover delle grandi città: Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli.
 

Il conte Douglas Attems: a lui si deve la valorizzazione del Collio goriziano.
 
 Un vino bianco dai profumi inebrianti e dalla struttura imponente  
Nei giorni scorsi la storica tenuta del conte Douglas Attems con sede a Capriva del Friuli, rilevata nel 2000 dalla società agricola Marchesi Frescobaldi, ha annunciato l'uscita sul mercato del Sauvignon Blanc Cicinis Collio Doc annata 2022. Un gioiello dai profumi inebrianti e dalla struttura imponente che rivela già al primo assaggio un notevole potenziale di invecchiamento.
Colore giallo paglierino, riflessi verdognoli, agitando il calice sprigiona un bouquet di profumi che ricordano l'uva spina, il ribes, la salvia, il sambuco, l'ortica, il muschio, oltre a piacevoli "nuances" agrumate (cedro e bergamotto), speziate (pepe e vaniglia) e balsamiche (eucalipto e menta).
Al palato è vibrante con una struttura avvolgente e un’acidità bilanciata, tipica dei grandi vini. Nel finale emerge, assieme alla freschezza, una spiccata  mineralità che richiama la salsedine con piacevoli profumi mediterranei.
La notevole persistenza è un chiaro segnale del potenziale d’invecchiamento del millesimo 2022. Un vino, il Cicinis, che si abbina ai primi piatti, alle zuppe di legumi, alle vellutate di funghi, alle verdure, ma anche alle carni bianche.
 

L'enologo dell'azienda Attems, Daniele Vuerich.
 
 L'etichetta ricorda la collina ai piedi del Monte Calvario (Podgora)  
Cicinis è un cru dell'azienda Attems (100% Sauvignon Blanc) che riflette la filosofia produttiva della tenuta ed è una chiara espressione del suo terroir, partendo dal nome stesso, Cicinis, che lega in maniera inscindibile vino e territorio. Cicinis, infatti, è il nome della collina dove s'affaccia il vigneto di Sauvignon Blanc dell'azienda Attems.
Sono le splendide terrazze vitate del Collio Goriziano, ai piedi del Monte Calvario (Podgora), famose per i terreni ricchi di sabbia, limo e marna. Terreni nati dalla disgregazione delle rocce arenarie chiamate in Friuli Venezia Giulia "ponca".
Terreni di origine marina risalenti a milioni di anni fa e costituiti da arenarie.
Sono i terreni ideali per la viticoltura, che determinano le caratteristiche aromatiche dell’uva e la sapidità del vino. Il sistema di allevamento a Guyot e una densità di impianto di 6.250 piante per ettaro contribuiscono ad esaltare le qualità organolettiche di questo vino e le potenzialità di invecchiamento.
Cicinis 2022 può essere degustato nelle enoteche della Penisola e in alcuni ristoranti selezionati.
 

I vigneti dell'azienda Attems di Capriva del Friuli si perdono a vista d'occhio.
 
 L'andamento stagionale: primavera mite e un'estate senza stress idrici  
Per quanto riguarda l'annata 2022, l'andamento stagionale ha visto un inverno asciutto con poche precipitazioni, una primavera mite con temperature moderate che hanno stimolato una crescita costante della vegetazione e un'estate con qualche pioggia benefica, senza stress idrici.
Vendemmia a fine agosto con le uve raccolte a mano, all'alba, con la massima delicatezza. Il mosto è stato fatto illimpidire con una decantazione statica, per 24 ore.
Ha seguito la fermentazione alcolica avvenuta per il 50% in serbatoi in cemento a forma d’uovo e per il 10% in barrique nuove e per il restante 40% in barriques e tonneaux di secondo e terzo passaggio.
Qui, Cicinis ha avuto il tempo di affinare, arricchendosi grazie alla permanenza sulle fecce nobili fino alla preparazione del vino e all’imbottigliamento.
Durante questi nove mesi, il vino è maturato a basse temperature, non svolgendo la fermentazione malolattica.
 

Gli splendidi vigneti della tenuta Attems sul Collio goriziano.
 
 Una storia legata allo spirito pionieristico del conte Douglas Attems  
Il nome Attems è legato indissolubilmente alla storia del vino in Friuli. Risale, infatti, al 1106 il primo documento che attesta il possesso di terre vocate alla viticoltura nel Collio goriziano da parte della famiglia Attems.
La produzione di Ribolla Gialla e di Refosco è registrata nei libri mastri del 1764. Una tradizione millenaria che ha reso l’Azienda punto di riferimento sul territorio e ha fatto sì che il conte Douglas Attems, con spirito pionieristico, fondasse nel 1964 il Consorzio di Tutela dei Vini del Collio, terzo in Italia e primo in Friuli.
Un signore d'altri tempi, il conte Douglas, elegante e raffinato, con il tratto della nobiltà nel sangue.
Ho avuto l'onore di conoscerlo negli anni Settanta del secolo scorso in occasione delle mie frequenti trasferte enogastronomiche a Cormòns, a Capriva del Friuli, a Lucinico, a Gradisca d'Isonzo.
 

 
 La storia di un esponente di una delle più rinomate famiglie goriziane  
Sigismondo Douglas Attems Petzenstein, esponente di una delle più rinomate famiglie goriziane e dell’aristocrazia centroeuropea, era nato a Farra nel 1914 alcuni mesi prima che l’Austria dichiarasse guerra alla Serbia e un anno prima che anche l’Italia entrasse nel conflitto. Il padre Giovanni - racconta Stefano Cosma - fu richiamato quale ufficiale austro-ungarico e Douglas rimase con la madre, la baronessa di origine ungherese Stefanie Biedermann von Turony. Sarà lei, anche dopo il conflitto, a curare l’educazione dei tre figli e a gestirne il patrimonio goriziano.


Alcuni grappoli di Sauvignon Blanc a fine maturazione.
 
 Nel 1964 fondò, primo in Friuli, il Consorzio di tutela dei Vini del Collio 
Douglas, dopo aver vissuto a Firenze e aver studiato giurisprudenza, prestò servizio come ufficiale nella seconda guerra fino al 1943, quando tornò a Lucinico.
È da quel momento che iniziò ad occuparsi dell’azienda agricola, della produzione di vino, ma anche di avicoltura.
Nel 1944 assunse il ruolo di Commissario dell’Ente per la distillazione delle materie vinose e l’anno successivo entrò nel Comitato provinciale dell’agricoltura, quindi in quello comunale.
Nel 1947 curò le prime esposizioni vitivinicole a Venezia e in occasione della Fiera di Sant’Andrea iniziò un percorso nel mondo del vino che lo porterà, assieme ad altri otto produttori, a fondare il Consorzio dei Vini del Collio nel 1964, di cui divenne il primo Presidente.
Carica che manterrà fino al 1999. Morirà nel 2002 a Gorizia, dopo una breve malattia.
 

 
 La gestione dell'azienda (vigneti e cantina) oggi è affidata a due friulani doc  
La storia di Attems si intreccia con la grande Storia universale: dal Patriarcato di Aquileia alla Contea di Gorizia, dalla Prima Guerra mondiale ai giorni nostri.
Dal 2000 - come detto - Attems è di proprietà della famiglia Marchesi Frescobaldi che continua a guidarla nel rispetto delle tradizioni e di una realtà produttiva che si evolve.
La gestione dell'azienda è stata affidata ad un team affiatato di professionisti.
Due le figure chiave, entrambi friulani doc, entrambi con lunghe esperienze internazionali: l’agronomo Gianni Napolitano nei vigneti e l’enologo Daniele Vuerich in cantina.
 

 
 La tenuta si estende per 44 ettari sui declivi terrazzati di Gorizia  
La tenuta Attems si estende per 44 ettari sui dolci declivi terrazzati di Gorizia, con esposizione a meridione, protetta sia dai venti freddi del Nord sia dalla bora triestina.
Un territorio particolarmente vocato alla viticultura, che già alla fine dell’Ottocento permise al Friuli Venezia Giulia di diventare una delle prime regioni viticole italiane.
Attems valorizza sia varietà autoctone come la Ribolla Gialla e il Tocai (oggi Friulano), sia altri vitigni nobili quali il Sauvignon Blanc, il Pinot Grigio, lo Chardonnay e il Merlot, che qui trovano condizioni ambientali ideali in un ecosistema dove la biodiversità regna sovrana.
Insomma, se il passato è affascinante e il presente ricco di successi, ora si guarda al futuro con rinnovato ottimismo, ma anche con la responsabilità che la gestione dei vigneti oggi richiede in tempi di cambiamenti climatici e sostenibilità ambientale.

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Giuseppe Casagrande – [email protected]