I vini «celestiali» delle Abbazie – Di Giuseppe Casagrande

Questa, assieme al settore degli «Spirits», la novità del Catalogo 2022 di Proposta Vini presentato nei giorni scorsi a Parma Fiere da Gianpaolo Girardi

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Un inno alle cose belle e buone del Belpaese: dalle opere d'arte ai monumenti, dalla letteratura alla musica, dai paesaggi tutelati dall'Unesco alle eccellenze enogastronomiche.
È questo il brindisi beneaugurante che Gianpaolo Girardi, patron di Proposta Vini, ha rivolto alle migliaia di visitatori accorsi nei giorni scorsi nei padiglioni di Parma Fiere in occasione della presentazione del Catalogo 2022.
 

Gianpaolo Girardi, patron di «Proposta Vini» e col figlio Andrea, AD di «Proposta Vini» (Cirè di Pergine). Foto Renato Vettorato.
 
Proposta Vini, che ha la sede a Cirè di Pergine, è un'azienda specializzata nella selezione e commercializzazione di vini, spumanti, distillati e oli di alta qualità, prodotti da quei piccoli produttori che non amano le ribalte televisive e mediatiche, ma che viceversa operano nel rispetto e nel mantenimento delle tradizioni dei loro territori d’origine.
«L'obiettivo – precisa Gianpaolo Girardi – è quello di far conoscere aziende, spesso di piccole dimensioni, che non hanno la possibilità di organizzare la parte commerciale, offrendo una capillare rete di visibilità nazionale e internazionale.»
 
 Un viaggio alla scoperta del patrimonio vitivinicolo europeo  
Il catalogo 2022 è un vero e proprio viaggio alla scoperta e riscoperta del patrimonio vitivinicolo europeo e della sua ricchezza in tema di biodiversità e tutela ambientale. Racchiude al suo interno oltre 400 cantine: 250 italiane (le regioni maggiormente rappresentate sono il Trentino Alto Adige, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Toscana, la Campania) e 150 straniere.
Comprende inoltre tre birrifici e 75 aziende di «Spirits».
Quest'anno la guida registra 39 nuovi ingressi: 25 sono produttori stranieri e 14 italiani.
 
 Vini estremi, vini franchi, vini vulcanici, vini delle isole minori  
Proposta Vini, presente sul mercato da oltre un trentennio, conta oggi 100 agenti che operano su tutto il territorio nazionale e 30 dipendenti.
L'incessante e appassionato lavoro di ricerca ha portato negli anni a valorizzare alcune tipologie legate al mondo vitivinicolo.
Così sono nate le sezioni dedicate nello specifico ai «Vini Estremi», ai «Vini dell’Angelo», alle «Bollicine da Uve Italiane», ai «Vini delle Isole Minori», ai «Vini Franchi», ai «Vini Vulcanici», ai «Vini delle Città».
 

Ecco alcune etichette presentate alla Fiera di Parma.

L'ultimo progetto getta uno sguardo sul mondo delle Abbazie.
Sono i cosiddetti «vini celestiali», o «paradisiaci» che dir si voglia, prodotti dai monaci all'interno di antichi monasteri nei quali da secoli si coltiva la vite. Il progetto è nato da un'idea di Josef Schuster, viennese, uno dei massimi conoscitori del mondo vitivinicolo europeo.

«Con questo nuovo progetto – racconta Gianpaolo Girardi – intendiamo valorizzare la storia di alcune antiche abbazie europee che in passato erano centri culturali, d’innovazione e di riferimento per le pratiche agricole e vitivinicole.
«Molte di queste abbazie sono ancora attive e producono il vino in proprio, trasmettono antichi saperi, custodiscono varietà di uve antiche e conoscenze che altrimenti sarebbero andate disperse.»
 

L'Abbazia di Novacella, Varna, Bressanone, Valle Isarco.
 
 Le abbazie: luogo di preghiera, di studio e di ricerca  
Durante il Medioevo, da Carlo Magno in poi, migliaia di abbazie sparpagliate in ogni angolo d'Europa e che comunicavano tra loro in latino, erano luoghi non solo di meditazione e di preghiera, ma anche di studio e di ricerca.
A fianco dell'attività amanuense nacquero veri e propri ambiti di ricerca indirizzati al miglioramento delle pratiche agricole, zootecniche e vitivinicole.
Pensiamo soltanto al ruolo di Dom Pierre Pérignon (1638-1715) cellerario dell'Abbazia benedettina di Hautvillers, sulle colline della Marna, uno dei luoghi d'elezione dello Champagne.
 
Le abbazie diventarono il punto di riferimento, di innovazione e di insegnamento per tutte le attività legate al mondo dell'agricoltura: dalla bonifica all'innesto, dalla scelta delle sementi alle razze animali, dalle pratiche di concimazione alla costruzione dei monumentali terrazzamenti e muretti a secco, oggi patrimonio universale.
Gli ordini più importanti del Cristianesimo cattolico facevano riferimento alla Regola di Cassino: erano i monaci Benedettini, Cluniacensi, Cistercensi, Camaldolesi, Agostiniani, Trappisti solo per citare i più famosi.
E nelle regioni orientali dell'Europa i monaci ortodossi.
 
 Molti i vitigni millenari, destinati all'oblio, salvati dai monaci  
Se il vino non è scomparso dalle nostre tavole il merito va a quegli infaticabili monaci che, anche per rinnovare il rito dell'Eucarestia (due gli elementi sacri dell'Eucarestia: il pane e il vino, provengono entrambi dalla terra e sono il frutto del lavoro dell'uomo), monaci - dicevamo - che dopo la caduta dell'Impero Romano hanno continuato a coltivare la vite.
Molte abbazie sono ancora attive e praticano la viticoltura salvaguardando così anche antichi vitigni millenari altrimenti destinati all'oblio.
Producono vino per le loro comunità religiose e in parte lo commercializzano.
 

Il vigneto di Teroldego all'interno della chiesa convento di San Francesco della Vigna a Venezia.
 
 L'Abbazia di Novacella in Alto Adige e Praglia sui Colli Euganei  
In Italia una delle abbazie più famose è l'Abbazia di Novacella a Varna, frazione di Bressanone, con i suoi pregiati vigneti di Sylvaner, Müller Thurgau, Kerner, Riesling, Pinot Grigio, Gewürztraminer, Lagrein e Pinot Nero.
Ed ancora: l'antica Abbazia di Praglia sui Colli Euganei dove i monaci da quasi mille anni producono vini bianchi, rossi e passiti oltre a liquori, tisane, infusi, olio, miele e cosmetici naturali.
Nelle Langhe a Santo Stefano Belbo, il monastero del Moscato, abbandonato dalle suore per mancanza di vocazioni, è tornato a produrre vino grazie ai produttori locali.
 

Il convento della Santissima Annunciata di Rovato (Franciacorta): qui la famiglia Moretti produce il Merlot «Zuanne» dedicato a Gianni Brera.
 
 Il Merlot del convento dell'Annunciata dedicato a Gianni Brera  
Altro esempio in Franciacorta. Qui le storiche vigne del Convento della Santissima Annunciata sono state recuperate dalla famiglia Moretti (Bellavista spumanti, Petra in Toscana, Sella & Mosca in Sardegna) con il contributo del cattedratico trentino Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo.
Due i vini prodotti: il «Bianco Franciacorta Convento della Santissima Annunciata» e lo «Zuanne», un Merlot dedicato a Gianni Brera.
Era stato il mitico giornalista sportivo a chiedere personalmente a Vittorio Moretti di fare un vino per pochi amici con le 480 barbatelle strappate all'estinzione da Padre Sebastiano.
 
 Quel «divin» vigneto di Teroldego nel cuore di Venezia  
Vigneti divini e vini celestiali li troviamo anche a Venezia.
Qui, nel cuore della città lagunare, sorge la Chiesa Convento di San Francesco della Vigna, una delle più belle chiese rinascimentali della Serenissima, opera del Sansovino e del Palladio, scrigno di capolavori di Giambattista Tiepolo e Giovanni Bellini e di una delle biblioteche più ricche d’Italia, luogo di sepoltura di molti nobili veneziani.
La chiesa deve il suo nome al fatto che in origine il luogo era coltivato a vigneto, il più esteso e fertile della Laguna.
E ancora oggi all'interno del convento i frati vi producono, con il supporto tecnologico del Gruppo Santa Margherita e la mano sapiente dell'enologo Celestino Gaspari, l'«Harmonia Mundi», un Teroldego dai tratti austeri e intriganti.
Altro esempio in Irpinia: qui i benedettini del Santuario di Montevergine coltivano e producono il Fiano di Avellino, l'Aglianico e il Greco di Tufo. E l'elenco potrebbe continuare a lungo.
 

L'antica Abbazia di Lèrins sull'isola di Saint Honorat, a Cannes - Foto Alberto Fernandez.
 
 Moltissime in Europa le abbazie che producono vino (e non solo)  
Spostandoci in Europa, molte sono le abbazie che producono vino (e non solo): dalla Francia alla Grecia, dalla Spagna all'Ungheria, dalla Germania alla Slovenia.
Alcune sono presenti con le loro etichette nel Catalogo 2022 di Proposta Vini. in particolare mi hanno entusiasmato il Riesling e il Gewürztraminer dell'Hospice de Colmar in Alsazia, il Saint Sauveur dell'Abbazia de Lérins fondata sedici secoli fa su un isolotto al largo della baia di Cannes.
Qui vivono 21 monaci cistercensi secondo la Regola di Benedetto: «Ora et Labora».
Pregano, studiano e vivono in maniera spartana. Fin dal Medioevo coltivano il loro vigneto con passione e dedizione.
Tutti i processi (la potatura, la vendemmia, la pigiatura) sono rigorosamente eseguiti a mano. La tenuta vinicola si estende su una superficie di otto ettari: uno dei vini icona è il Saint Sauveur bio (da vecchie vigne), uno Syrah dal colore rubino con delle sfumature violacee e un bouquet intenso con sentori di piccoli frutti e spezie.
Elegante e suadente in bocca, esprime l'armonia che si respira sull'isola visitando questo angolo di paradiso ad un tiro di schioppo dalla vita mondana di Cannes.
 
 In Spagna i monasteri lungo il Cammino di Santiago  
Altre "chicche" presenti in catalogo: in Spagna, sul cammino di Santiago de Compostela, tra Logrono e Burgos, incontriamo i vini del Monastero de Yuso San Millàn, patrimonio dell'Unesco, in particolare il Rioja Crianza (Tempranillo e Garnacha).
Sempre nella Navarra va ricordata la Bodega Irache che disseta i pellegrini con il vino che esce da una fontana dell'antico convento.
Nella Stiria slovena ecco il Furmint dell'Abbazia di Admont, presente da mille anni e che grazie alla sua freschezza si presta anche alla spumantizzazione.
E ancora: in Austria il Gruner Veltriner e il Blauer Zweigelt dell'Abbazia di Altenburg fondata dai Benedettini nel 1144. In Svizzera il vitigno Chasselas, dal costo proibitivo, coltivato sulle terrazze di un quartiere di Losanna, il Clos des Abbayes. Vino raro e prezioso.
Chiudiamo con i vini della Grecia prodotti dai monaci ortodossi sul Monte Athos.
Vigne antiche (basti dire che il vitigno Limnio era apprezzato già ai tempi di Aristotele) che danno vita a vini (bio) ancestrali, in particolare l'Agion Oros (Limnio e Cabernet Sauvignon) del Monastero Painteleimon vinificato dall'azienda Tsantali.

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Giuseppe Casagrande – [email protected]