Giovani in azione: Marco Carbone – Di Astrid Panizza

«Io, videomaker, che ho deciso di restare in Trentino» – La storia di un giovane videomaker professionista, che ha seguito il suo sogno rimanendo nella sua terra

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«Il primo video che ho realizzato, ormai tanti anni fa, è stato durante una festa in baita da un mio amico.

«Lì ho capito che mi piaceva davvero fare quel lavoro, quindi ho continuato con il girare e montare video inizialmente report di viaggio, realizzati durante le vacanze.»
Quando parla di questa sua attività, Marco non si scompone, è un ragazzo di 26 anni sicuro di quello che dice nel dare peso ad ogni sua parola. Ma gli occhi, quando parla di girare video, si illuminano immediatamente.
 
«Avrei potuto andarmene in una grande città – continua Marco – perché di sicuro a Milano o a Roma il mercato offre di più, anche se c'è molta più competizione che in provincia.
«Non escludo comunque che un giorno possa fare questa scelta, se non altro per provare a lavorare in una realtà molto diversa dalla nostra.
«A dire il vero, tuttavia, non è stato così difficile trovare lavoro in Trentino, perché anche stando qui si può lavorare bene se uno si impegna e si dà da fare.
«Al momento collaboro con un'agenzia di marketing e promozione e realizzo spot pubblicitari.»


 
Ma qual è la strada che hai seguito per diventare videomaker?
«Dopo le superiori mi trovavo in un periodo particolare in cui non avevo ben chiaro cosa volessi fare nella mia vita e quindi mi sono mantenuto con lavoretti. Poi un giorno un mio amico mi ha mostrato alcuni progetti di studio dell'Accademia che stava frequentando, la LABA (Libera Accademia delle Belle Arti di Trobole), dove frequentava il corso di Graphic Design. In quel preciso momento ho deciso che mi sarei iscritto anche io l'anno successivo. E così è stato. Era il 2014.
«Al secondo anno, poi, c'è stato il corso di video, non una materia centrale delle lezioni di indirizzo, ma che fa parte della grafica e da lì mi sono talmente appassionato che ho cominciato a coltivarla quotidianamente e il progetto di tesi si è incentrato appunto su di un cortometraggio. Poi, a inizio 2018, la laurea.»
 
Un punto di arrivo pregno di soddisfazione, ma di sicuro anche un trampolino di lancio verso il futuro no?
«Certo, il primo anno dopo la laurea è servito, in effetti, per svolgere prestazioni occasionali e per farmi conoscere nel settore. Poi, da febbraio dell'anno scorso, ho deciso di aprire una partita Iva e cominciare a fare sul serio. Se prima, infatti, fare il videomaker era solo una passione, da quel momento in poi è diventato un vero e proprio lavoro, ovviamente con i suoi pro e i suoi contro.
«Appena finita l'Accademia ho iniziato a collaborare con un'agenzia di comunicazione in maniera piuttosto stretta. Non lavoro lì in full time, ma comunque seguo sempre i loro progetti e spesso se hanno bisogno di un video mi chiamano.
«Nello specifico ci occupiamo della creazione di contenuti grafici per i social, quindi io creo il video che poi viene integrato con la descrizione e quant'altro, dai miei colleghi.
«Continuo però a lavorare anche privatamente. Mi piacerebbe ampliare i miei orizzonti...»
 

 
In che senso? Puoi svelarci qualcosa?
«Se penso al futuro professionale non lo vedo ancora molto a fuoco, non ho un progetto concreto per il momento. Mi piacciono tanti ambiti quindi non saprei dirti se voglio rimanere nel settore pubblicitario per sempre o spostarmi anche nella cinematografia. Però vado avanti a step, cerco di mettermi a posto economicamente, dopodiché vedrò dove puntare.
«In questi mesi, con degli amici abbiamo preso in affitto uno studio a Trento con un piccolo set in cui si possono fare molte cose. Uno spazio che a casa non ho e che spero di sfruttare presto nel migliore dei modi, non appena finirà questa quarantena.»
 
In questo periodo di lockdown riesci a gestire il tuo lavoro da casa?
«Per ora sono in pausa con diversi progetti, ho tanto lavoro bloccato perché chiaramente non facendo riprese non ho nemmeno materiale da montare. Però mi sono tirato avanti con del materiale arretrato e quindi sto facendo montaggi di video che mi passano dall'agenzia.
«All'inizio della quarantena l'idea era di montare un video al giorno, ma quel proposito si è presto arenato perché è davvero difficile mantenere il livello di ispirazione in un ambiente che per 24 ore al giorno è sempre lo stesso. Inoltre, la cosa che mi piace di più è fare riprese, quindi mi manca il potermi spostare e muovermi, ma per quello ora sono ovviamente bloccato.
«Una volta finito questo periodo voglio trasferirmi in ufficio perché lavorare così tanto da casa mi ha davvero stufato! A parte gli scherzi, l'idea è comunque quella di lavorare in studio, quindi voglio portare il computer e tutto il necessario per poter girare e montare i video lì.»
 

 
Come ti trovi a lavorare in una regione come il Trentino-Alto Adige, che penso non offra molte opportunità per un mondo come quello del videomaking?
«Se da un lato c'è meno domanda rispetto alle grandi città, dall'altro ci sono ancora molte sfide da raccogliere. Infatti, non tutte le aziende sono sviluppate commercialmente sia dal punto di vista grafico che video, quindi c'è molto da fare in realtà.
«Diversamente da come si può pensare, il potenziale è enorme, soprattutto sulle aziende medio-piccole, a conduzione familiare.
«Non credere, quindi, che le possibilità non ci siano. Il Trentino è una terra che da questo punto di vista si sta espandendo sempre di più e soprattutto in questi ultimi anni ho notato che c'è molto più lavoro per chi vuole mettersi in gioco...e io di sicuro non mi tiro indietro.»
 
Astrid Panizza – [email protected]
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