Giovani in azione: Chiara e Carlo – Di Astrid Panizza
Ci raccontano la «Comunità Frizzante», progetto che coinvolge il territorio della Vallagarina e le persone che ne fanno parte
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«Comunità Frizzante» è un progetto giovane e dinamico che parte da «La Foresta», un gruppo informale di persone venutosi a creare nel 2017.
Si tratta di associazioni e comuni cittadini che si sono messi insieme con l'idea di creare un'accademia di comunità a Rovereto.
Lo spazio da dove partono e partiranno tutti i progetti è il locale accanto alla stazione dei treni di Rovereto che, grazie ad un accordo tra il Comune di Rovereto e Trenitalia, proprietario del locale, è stato loro concesso in comodato d'uso.
Ci racconteranno la storia di questo progetto «frizzante» due capisaldi dell'organizzazione, Chiara Mura, di 27 anni e Carlo Bettinelli, di 30, che vivono la realtà quotidiana della Vallagarina e cercano di creare comunità in maniera attiva e sostenibile.
Il ruolo di Chiara, moriana di nascita ma ora roveretana, è quello di animatrice di comunità.
«Mi occupo del convolgimento delle associazioni e organizzo i momenti di uscita di raccolta che vi racconteremo fra poco, – ci racconta. – Gestisco inoltre la parte di creazione network e eventi, e la comunicazione in tutte le sue forme, dalle interviste al sito internet.»
La parte dei social network al momento è invece compito della ragazza che sta facendo servizio civile presso Comunità Frizzante.
Chiara ha studiato a Bologna Servizio Sociale e ha poi conseguito un Master in gestione di impresa sociale, grazie al quale ha seguito il progetto di Comunità Frizzante durante il tirocinio ed ha poi continuato con loro trasformando l'esperienza in lavoro vero e proprio.
Carlo Bettinelli viene da un po' più lontano, da Crema, in provincia di Cremona.
Abita a Rovereto dal 2016 e ha studiato Agraria a Bologna per poi specializzarsi in agroecologia in Olanda.
Rovereto è diventata la sua casa per seguire un progetto di orto comunitario, e si è poi fermato qui.
È animatore tecnico culturale del progetto, si occupa perciò prevalentemente della parte di produzione.
«L'anno scorso – prosegue Carlo – mi sono occupato di apprendere le conoscenze necessarie per mettere in piedi il progetto capire quali fossero gli strumenti effettivi di cui avevamo bisogno.
«Abbiamo creato tutto da zero appoggiandoci a realtà locali che potessero in qualche modo darci un aiuto nel pensare e creare questa nostra idea.»
Un suo ulteriore compito è quello di scegliere le erbe che verranno poi raccolte e come trasformarle. Carlo, infine, gestisce anche la parte del laboratorio dell'alchimista , in cui viene deciso in gruppo il gusto da dare alla bevanda unendo le varie erbe raccolte e cerca di capire come realizzare in concreto il prodotto finito.
Comunità Frizzante nasce quindi nel 2018 quando un gruppo di persone all'interno de «La Foresta», ha deciso di fare comunità creando dal basso un prodotto alimentare.
«Con il progetto di orto comunitario grazie al quale sono arrivato in Trentino – ci racconta Carlo – ho frequentato tra vari eventi sull'agricoltura, anche un corso di sciroppi, che mi ha dato l'input di pensare, assieme ad altri componenti del gruppo La Foresta, che sarebbe stato bello fare un prodotto come quello, o simile, in maniera commerciale e non limitandoci solo ad un corso.
«Ci siamo messi quindi a scrivere un progetto per il bando Welfare km 0 della Caritro. Siamo riusciti – continua – a creare una comunità molto ampia, dal comune, alla comunità di valle, ad associazioni sociali, culturali e piccole aziende del territorio. Con tutta questa rete siamo riusciti a creare un progetto molto forte e abbiamo vinto. Era la fine del 2018.»
Senza questa rete di associazioni e persone sarebbe impossibile per Comunità Frizzante creare i prodotti. Hanno la fortuna di avere molti partner, addirittura due in Inghilterra specializzati nella creazione di bibite frizzanti.
I prodotti realizzati vengono venduti oltre che agli eventi a cui partecipa Comunità Frizzante, anche a ristoranti e negozi sensibili alla tematica della sostenibilità ambientale e sociale, elementi caratterizzanti di questo progetto.
Quindi Comunità Frizzante nella pratica che cosa fa?
Chiara: «Di base noi seguiamo un processo a ruota, che parte da incontri pubblici, che organizziamo coinvolgendo la comunità e dove viene mappato il territorio, le varie piante, frutti e fiori spontanei da raccogliere.
«Questa fase è l'inizio che dà il via alla fase successiva, cioè l'uscita collettiva, aperta a tutti e dove si raccolgono i prodotti scelti, che vengono portati al Mas del Gnac, laboratorio del Gruppo 78 che fa parte del processo produttivo di questo nostro progetto.
«Ci teniamo a dire che Gruppo 78 è uno dei partner fondamentali che fa stare in piedi il nostro progetto perché, oltre ai laboratori di produzione che ci mettono a disposizione, ci aiutano anche con la consulenza tecnica. In laboratorio trasformiamo le materie prime in sciroppi o succhi che vengono stoccati.»
E dopo lo stoccaggio che succede?
Carlo: «Devi sapere che le raccolte avvengono in maniera massiccia, in modo da arrivare alla terza fase, quella successiva allo stoccaggio, con più sciroppi e succhi da miscelare assieme in modo da trovare una combinazione interessante da mettere in produzione.
«Il passaggio della scelta del mix avviene in un laboratorio partecipato che noi chiamiamo laboratorio dell'alchimista in cui le persone scelgono assieme la bevanda che poi andrà in produzione.
«Una volta deciso il contenuto con gli ingredienti e il gusto finale, si passa a tutto ciò che concerne il nome, e alla grafica dell'etichetta, anche questa fase tramite processo partecipato, dove viene invitata la comunità attraverso brainstorming e strategie partecipative.
«Lo step seguente – prosegue – è la produzione della bibita e l'imbottigliamento. Il prodotto finito deve avere come caratteristica comune la frizzantezza.»
Perché avete deciso di produrre solo bevande che siano frizzanti?
Chiara e Carlo: «La scelta del frizzante è stata dettata perché in Trentino non c'è la cultura di bibite locali che abbiano questa caratteristica.
«I nostri canali di vendita sono eventi sul territorio, che fungono anche da promozione per il nostro gruppo, i bar e gli alimentari sensibilizzati all'aspetto sociale, perché si tratta di un prodotto che è un mezzo per coinvolgere la comunità.
«Noi non siamo, infatti, una ditta di bevande, ma un progetto sociale che ha l'obiettivo di includere le persone, di incontrarsi e soprattutto di conoscere un territorio che è quello che ci circonda. Ci attiviamo infatti su tutto il territorio della Vallagarina e l'obettivo è di portare una persona che abita in un luogo a conoscere anche gli altri comuni della valle, cosa non così scontata.
«Il duplice obiettivo di Comunità Frizzante è la conoscenza del territorio, ma anche il reinvestimento del guardagno per favorire l'inclusione sociale all'interno di eventi culturali sul territorio.
«Quest'ultima parte è ancora in fase di progettazione perché abbiamo iniziato le vendite in dicembre ed è ancor apresto, ma per la fine di quest'anno cercheremo quantomeno di avere un quadro completo.»
Quali sono fino ad ora i prodotti che avete lanciato?
Chiara: «La prima è stata Ciacola, una cola i cui ingredienti base sono oli essenziali che creano il gusto cola. Abbiamo scelto questo tipo di bibita perché si può fare in ogni periodo dell'anno ed è la più consumata.
«La sua ricetta è reperibile online e si basa sul prodotto creato dal nostro partner Cube-Cola. Faremo anche la Ciacola bianca, senza il caramello che colora la nostra attuale Ciacola. Sarà quindi trasparente ma con lo stesso sapore.
«Il percorso partecipativo è stato realizzato con i ragazzi del C'entro anch'io e con loro è stato deciso il nome Ciacola tra moltissime altre combinazioni di nomi.
«La seconda bibita prodotta è stata il Mostoh! A base di uva e di sciroppo di sambuco, dedicata all'autunno grazie al sapore di uva unito a quello dell'uva.»
Carlo: «Possiamo anche darti un'anticipazione del prossimo prodotto. Stiamo collaborando con il panificio Moderno e SOS Rosarno, un progetto sociale che viene dalla Calabria.
«In pratica il Panificio Moderno acquista da SOS Rosarno le arance e li trasforma in canditi con i quali farcisce i panettoni. Noi invece prendiamo la polpa per fare un'aranciata che entrerà presto in produzione.
«Questo nuovo progetto è nato per caso, ma vuole sfruttare l'economia circolare usando sottoprodotti di produzioni locali che non vengono utilizzati e noi possiamo invece sfruttare per le nostre bibite.
«Cerchiamo quindi di sfruttare tutte le possibilità che ci vengono offerte, in modo da evitare lo spreco e favorire invece nuove idee.»
Astrid Panizza – [email protected]
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