Giovani in azione: Martina Curci – Di Astrid Panizza
MUA, ovvero Make Up Artist, gli artisti del ventunesimo secolo: la vita della giovane Martina tra pennelli e ombretti

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Il trucco. Un processo quotidiano per la metà della popolazione.
Ma per qualcuno quest'azione è un lavoro. È così per Martina Curci, ventitreenne di Rovereto che dal trucco personale e per le amiche è diventata, dopo aver frequentato un'accademia di trucco a Verona, truccatrice professionista.
«Ho iniziato a lavorare con fotografi a livello amatoriale – ci racconta Martina - per poi, una volta che il mio nome ha cominciato a farsi conoscere, a collaborare non solo in Trentino, ma anche in Veneto, Lombardia e Piemonte.
«Il lavoro del freelance make up artist, nonostante i suoi pro e i suoi contro come tutti i lavori, è bello proprio per la possibilità di spostarsi senza mai rimanere in un posto fisso.
«Comunque, io in Trentino ho il mio giro e ti posso dire che è possibile lavorare anche qui con attori, modelle, varie produzioni locali.»
Come è cominciata questa passione?
«Sono sempre stata appassionata al trucco, in realtà, fin da quando ero piccola. Poi, una volta adolescente, verso i 14 anni ho cominciato a truccare altre persone, principalmente ragazze che uscivano il sabato sera.
«Per assurdo preferivo rimanere a casa ad incipriare loro, piuttosto che uscire. Un lavoro che all'epoca facevo totalmente gratis chiaramente, ma che mi piaceva così tanto perché facevo pratica e vedevo le ragazze contente.
«Poi ho iniziato a pensare: E se diventasse il mio lavoro?»
E da lì, quindi, hai cominciato via via a buttarti anche in lavori sempre più elaborati?
«Sì, sì. Assolutamente. Il bello di frequentare poi un'accademia con corsi di trucco e quant'altro, è che impari tantissime tecniche diverse. Io sono partita con il trucco correttivo per poi passare al trucco fotografico, aerografico [tecnica per realizzare il make up utilizzando solo un aerografo, senza andare a toccare il viso della cliente che risulta molto naturale – NdR], per poi passare anche alla copertura con il trucco di eventali tatuaggi o cicatrici. Queste ultime sono tecniche molto richieste soprattutto nel mondo televisivo.»
Come fai a rimanere sempre aggiornata?
«Ci sono corsi che continuo a frequentare, perché pur avendo frequentato l'Accademia nel 2016, il make up è un settore in continuo cambiamento e bisogna rimanere al passo con i tempi.
«L'Accademia, quindi, dà una base che con i corsi poi viene rafforzata. Inoltre, con l'avvento dei social riesco a tenermi aggiornata seguendo i profili delle influencer e content creator che si occupano di make up, dove riesco a vedere cos'è più di moda in quel momento e cosa invece ormai ha raggiunto la fine di un ciclo.»
Da spettatrice sui social, diventi poi te stessa una sorta di influencer, mostrando le tue creazioni...
«No, non mi considero influencer perché per arrivare ad esserlo ce ne vuole, ma è vero che posso condividere sui social ciò che creo, anche le varie sperimentazioni che faccio su me stessa, indicando i prodotti che uso. In questa maniera può capitare che le aziende notino il mio profilo e decidano quindi di mandarmi prodotti da sponsorizzare.»
Anche perché immagino tu debba comprare prodotti in quantità quasi industriale…
«Eh sì, quello è vero. Per un make up artist questa è una spesa che deve essere fatta. Ho la necessità, infatti, di avere prodotti non solo per me stessa, che seguano il mio gusto personale, ma davvero per tutte le tipologie di pelle e di incarnato.
«Per farti un esempio, su di me il rossetto rosa sta male, ma devo averlo perché su qualche cliente sta molto bene. È questa una spesa abbastanza importante e spesso viene anche sottovalutata, ma è fondamentale per il mio lavoro.
«Inoltre i prodotti non bastano mai perché devo rimanere costantemente aggiornata ai nuovi colori e texture, al punto che praticamente quasi ogni giorno devo prendere qualcosa di nuovo.»
Qual è il lavoro che ti è piaciuto di più finora?
«Ce ne sono tanti che mi sono piaciuti un sacco, ma quello che mi ha dato di più è stato un film a cui ho lavorato ad agosto e che deve ancora uscire. Si chiamerà Arcana. Quando sono stata chiamata sul set non ci credevo, è stata davvero una sorpresa perché non avevo mai lavorato ad un film prima d'allora.
«Mi sono quindi trasferita a Verona per più di due settimane e ho lavorato a stretto contatto con una troupe americana.
«Quella è stata una delle esperienze più belle non solo da un punto di vista professionale ma anche umano. I set dei film sono incredibili, ti ritrovi a vivere con i tuoi colleghi 24 ore su 24. Le persone con cui condividi quest'esperienza diventano quindi una seconda famiglia e vivi in una bolla, fuori dal mondo. Gli orari, inoltre, sono assurdi, a volte bisogna fare riprese notturne, oppure capitano invece giornate intere dalle 7 di mattina alle 10 di sera, sena nemmeno un'ora di pausa. E' molto stancante, però dà tanto.
«Quando sono tornata a casa, dopo quelle due settimane, ti confesso che ho pianto, non volevo che finisse. Mi sono trovata bene con tutti anche perché mi hanno lasciata lbera di sperimentare gli effetti speciali, altra specialità di cui sono appassionata. Ho usato sangue finto, creato ferite, conficcato frecce in testa e quant'altro.»
Quanto ci metti in media a fare un trucco?
«Beh, dipende. Per un trucco base 40 minuti circa, anche se le tempistiche variano molto dalla tipologia di pelle che vado a trattare e dal trucco che devo fare. Per un trucco un po' più elaborato, invece, arrivo anche a due ore.
«Per quanto riguarda gli effetti speciali invece, dipende anche lì dalla tipologia di effetto, perché per un taglio estemporaneo ci vuole una mezz'ora, se invece devo conficcare per finta una freccia in testa a qualcuno se ne va un'ora buona, oppure per l'invecchiamento con il lattice sono circa due ore.»
Hai mai avuto dei momenti di difficoltà?
«Quello che faccio è un lavoro molto particolare, spesso considerato purtroppo un hobby, quindi per tante persone è come se non lavorassi, ma forse non sanno che ho partita iva, ho il mio giro di clienti e mi guadagno da vivere.
«Partendo dal fatto che il lavoro normale è considerato quello in ufficio o in negozio, automaticamente ciò che faccio io non rientra in quella categoria ed è quindi sempre una lotta per farmi dare il giusto compenso, non posso mai adagiarmi sugli allori.
«Devo far capire che il mio è un lavoro vero, che porta via energie e comporta sacrifici, perché comunque ci sono situazioni in cui per dei periodi devo allontanarmi fisicamente da casa e non sempre vorrei. E' talvolta difficile riuscire a soppesare i pro e i contro, però nel complesso mi piace, ne vale la pena e mi sento fortunata a poterlo considerare un lavoro e non solo una passione.
«Devo ammettere, inoltre, che in Trentino quando ho cominciato a lavorare le persone non riuscivano a capire perché lo facessi.
«Qui siamo un po' indietro, passami il termine, rispetto ad altre realtà come Milano o Roma, dove ci sono molti esperti nel campo del make up.»
Come organizzi il tuo tempo?
«Una delle diversità del mio lavoro rispetto a una normale professione è anche la gestione del tempo. Può capitare, infatti, che per una settimana rimanga ferma, senza lavorare, e poi per le successive due settimane sia full, piena di lavoro senza riuscire a fare nient'altro, per poi passare la settimana seguente ad essere un po' più libera. Sono tempistiche abbastanza altalenanti.
«Collaboro con un team di professionisti, ho il mio giro di contatti ma cerco sempre qualche lavoro anche autonomamente in modo da allargare sempre di più la mia rete, perché essendo libera professionista tutto dipende da me, non ho un datore di lavoro.
«Sono uscita dall'accademia pensando che sarei riuscita subito a trovare dei contatti con cui lavorare. In realtà non è stato né semplice, né immediato, anzi. Ma con il tempo le cose si sono fatte quantomeno un po' più facili.»
Al momento qual'è il settore in cui sei impegnata maggiormente?
«Lavoro principalmente nel settore pubblicitario. Ho iniziato nei servizi fotografici, poi sono stata catapultata nel mondo pubblicitario e audiovisivo in generale. Questa è la parte che mi fa vivere.
«Mi occupo comunque ancora di set fotografici, di spose, e partecipo ad altri lavori, ma in piccola parte.
«Ogni settore, infatti, ha il suo trucco specifico. Quello televisivo è nella maggior parte delle volte opaco e realistico, mentre invece sui set fotografici si gioca molto con la tridimensionalità del viso, sui colori, si può osare con luci, ombre, forme, insomma ci si può sbizzarrire molto di più.»
Un lavoro variegato, quindi, in cui il punto di vista artistico cambia e si evolve in continuazione.
«Esattamente. Devo dirti, però, che se non avessi voluto un lavoro in cui essere in grado di esprimere me stessa a 360 gradi, di sicuro non avrei scelto di diventare una make up artist.»
Astrid Panizza – [email protected]
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