Giovani in azione: Tommaso Costa – Di Astrid Panizza
Un sogno e una chitarra a New York: per coltivare la sua grande passione lavora oggi nella Grande Mela destreggiandosi fra studio e lavoro
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«New York, New York» canta Liza Minnelli nella celebre canzone.
Chi non ha mai sognato almeno una volta di poter anche solo visitare la Grande Mela? Un reticolo di strade, i taxi gialli che si sorpassano veloci fermandosi a ogni fischio proprio come nei film e Central Park che con i suoi prati e le sue fontane crea un'atmosfera magica indimenticabile.
«Voglio essere parte di lei, voglio svegliarmi, in una città che non dorme mai» - è il sogno della Minnelli nella sua canzone.
Il protagonista di questa nostra intervista è riuscito a realizzarlo questo sogno e vede ogni giorno le medesime scene di vita metropolitana, «assaggia» in diretta il sapore della Grande Mela perché, partito dal Trentino qualche anno fa, ha avuto la fortuna di arrivare proprio qui, a New York, per studio e per lavoro.
Di chi stiamo parlando? Di Tommaso Costa, un giovane trentenne di Trento, un chitarrista talentuoso, che ha coltivato la sua passione dapprima al Conservatorio Bonporti di Trento, diplomandosi nel 2009.
Ha poi continuato a inseguire il suo sogno frequentando la «Rock Guitar Academy» di Milano, concludendo gli studi nel 2014, mentre oggi sta per finire la «Collective School of Music» di New York grazie ad una borsa di studio che gli ha permesso di poter affinare in America la tecnica con la chitarra.
Perché anni fa hai deciso di rincorrere il «sogno americano»?
«Dopo sei anni passati a Milano, ero arrivato al punto in cui dovevo fare qualcosa perché volevo provare nuove strade, non solo musicali.
«Un po' per la situazione economica precaria (facevo l'insegnante di musica), un po' per il contesto musicale che non mi trasmetteva più gli stimoli che provavo all'inizio, ho scelto di dare una svolta alla mia vita e nel 2016 sono arrivato per la prima volta negli Stati Uniti.»
Oltre a studiare, cosa hai fatto per guadagnarti da vivere?
«Ho lavorato come insegnante di musica, ma al momento studio e sto registrando dei pezzi musicali miei. Ho fatto un anno qui a New York e nel 2017 sono poi partito per lavorare come chitarrista sulle navi da crociera.
«Sono rimasto per due anni in mezzo sul mare ed è da gennaio che sono ritornato nella Grande Mela. In tutto, quindi, ho fatto finora un anno e mezzo nella metropoli.
«La scuola che ora sto frequentando qui, la Collective School of Music, è una sorta di Master, è molto pratica e questo è ciò che cercavo, perché dopo molta teoria secondo me un musicista, per raggiungere un livello elevato, deve perfezionare la tecnica facendo prove su prove e deve essere capace di affrontare la vita reale, musicalmente parlando.»
Com'è stata l'esperienza di chitarrista in nave?
«Non è stato un lavoro facile perché come musicista ti viene chiesto di conoscere tutti i generi e saperli interpretare a richiesta.
«Ogni sera facevamo più spettacoli in un teatro che, per darti l’idea, è più grande del Santa Chiara di Trento. Gli show consistevano nel suonare con una troupe di musicisti e ballerini, si trattava in sostanza di una sorta di teatro di Broadway.»
«Il motivo per cui ho deciso di partire con le crociere è dipeso dal fatto che, seppur avendo ottenuto una borsa di studio, non riuscivo a coprire tutte le spese di vitto e alloggio, mentre allo stesso tempo dovevo saldare il prestito che avevo aperto con la banca.
«Ho fatto sacrifici, ho venduto alcuni strumenti e poi mi sono imbarcato non tanto per cercare l’avventura, come detto, ma semplicemente per fare fonte agli impegni presi per realizzare il mio sogno.
«Questo per dirti che per andare a vivere negli Stati Uniti non serve essere ricchi di famiglia. Io infatti non lo sono, ma posso dimostrare che si può comunque riuscire in ciò che si desidera se si è convinti e se dietro c’è una buona dose di coraggio e di determinazione.»
Quali sono i tuoi progetti ora che finirai gli studi?
«Rimango a New York fino al 31 maggio, quindi sarò in Italia per qualche mese. Intendo poi ritornare negli Stati Uniti. Infatti, voglio fare richiesta per il visto e lavorare come musicista a New York: quello è e rimane sempre il sogno della mia vita.
«Qui c'è una scena notevole e molto varia, per alcuni aspetti anche più di Los Angeles. La musica è di un livello davvero elevato e diffuso, puoi vedere gli artisti importanti che suonano anche nei piccoli bar, c'è una vita musicale enorme, senza sosta.
«Poi, le giornate in generale sono sempre interessanti e multiformi e qui gli italiani vanno di moda, per così dire, sono molto considerati e stanno simpatici a tutti. Non è come nel Regno Unito dove se dici che sei italiano rischi che ti guardino male.
«New York per un musicista è la linfa che permette di crescere in continuazione. Per questo non voglio arrendermi, voglio provarci di nuovo. Certo non è facile e non è neppure scontato, ma se non si fa il primo passo da dove si può cominciare? Io ci provo, sempre avanti, inseguendo il mio sogno e senza arrendermi mai.»
E in effetti è così per tutti i sognatori, mi viene da pensare in coda all’intervista.
Del resto, anche Liza Minnelli alla fine della sua celebre canzone lo ricorda: «New York... New York. Se puoi farlo qui, puoi farlo ovunque. Dipende solo a te.»