Giovani in azione: Samuele Masera – Di Astrid Panizza

Un direttore d’altri tempi ma nato nel 2001: ha sedici anni e dirige con passione e modestia il coro «Castel Beseno», base solida per un futuro brillante

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Samuele Masera ha sedici anni. E’nato nel 2001 e appartiene alla generazione del futuro, quella di Internet e dei social media. Ma sembra venire, invece, da un’altra epoca.
«Non mi piace Facebook, non sono mai stato appassionato di social perché credo che parlarsi sia molto più bello che scrivere su Internet.»
Ha una voce pacata, come d’altri tempi. Quando risponde al telefono mi dà del Lei, ma gli spiego subito che no, non sono ancora una «signora».
Ho solo venticinque anni, dai. Con una risata sdrammatizziamo.
 
Samuele fa il direttore di coro. Devo ripetere quanti anni ha!? SEDICI! E dirige un coro tutto suo, il coro maschile Castel Beseno, di Besenello.
È il più giovane maestro di coro del Trentino. La maggior parte dei ragazzi, a quest’età si dedica ai compiti e si incontra con i suoi compagni al parco.
Non dico che lui non lo faccia, anzi, ma dedica la maggior parte delle sue sere a dirigere il suo coro, a coordinarne un altro, quello parrocchiale, assieme al suo amico Leonardo Mattuzzi, oppure a cantare nel gruppo corale «La Noghera».
È sempre impegnato, ma quando c’è la passione c’è tutto. «Quelle volte in cui non ci sono prove mi trovo spiazzato, non so cosa fare», ci racconta con un sorriso.
 

 
Da cosa è nata questa passione per la musica e per la direzione di coro, impegno così importante per un ragazzo della tua età?
«La passione della musica l’ho sempre avuta da quando, a otto anni, ho iniziato a cantare nei Minipolifonici. Da lì ho iniziato a studiare pianoforte e ho frequentato le medie Bonporti, iniziando anche il Conservatorio, a Trento. Adesso frequento il Liceo Musicale e porto avanti l’impegno del Conservatorio a tempo pieno. Suono il pianoforte e l’organo come secondo strumento.
«Per quanto riguarda il coro nello specifico, a Besenello mancava da qualche anno, quindi tramite un giro di parole ho deciso di provarci, c’erano delle persone interessate a cantare e quindi abbiamo iniziato, poi alcuni coristi hanno portato altri amici e il gruppo si è ampliato.»
 
Non ti è mai stata mossa nessuna critica dalle persone più «grandi» di te che cantano nel coro e si sentono magari più esperte di un ragazzo come te?
«In verità no, perché c’è una forma di rispetto nei miei confronti. Nel momento in cui si prova ognuno si impegna in quello che fa. Poi comunque siamo amici, ma quando iniziamo a cantare io sono il maestro ed i coristi ascoltano i miei suggerimenti.»
 
Come organizzi le prove del coro? Ti prepari una scaletta rigida?
«L’organizzazione c’è sempre, perché altrimenti ci si perde, scaletta rigida però no, mi preparo i brani che voglio provare con il coro e ci concentriamo su quelli in preparazione del concerto che verrà, o magari ne iniziamo uno nuovo. Dipende molto dagli impegni previsti.»


 
Alcune delle canzoni che canta il coro le hai scritte tu, da dove ti viene l’ispirazione?
«L’ispirazione può venire in qualsiasi momento, per farti un esempio nella stesura del pezzo La casa delle Strie, che in italiano sarebbe La casa delle streghe, mi sono ispirato ad una casa che c’è tra le campagne, un vecchio rudere chiamato appunto così da tutti.
«Attorno a questa casa ho costruito quindi una canzone che racconta di alcune streghe che curavano i malati con metodi probabilmente non convenzionali, per questo erano malviste, il che effettivamente è davvero qualcosa che è successo ai tempi del Medioevo, o almeno, così narrano le leggende.
«La storia della canzone continua con il re che si ammala e le streghe riescono a guarirlo. Il finale rimane in sospeso perché le streghe scompaiono, non si fanno più vedere.»
 
Come ti vedi in futuro? Pensi che la musica rimarrà nella tua vita come professione, oltre che come passione?
«Ah beh certo, almeno lo spero! Già diventare un musicista è un sogno, magari anche trovarsi un lavoro in ambito musicale da coniugare con l’impegno dei concerti sarebbe il massimo.»
 
Hai sempre respirato «aria di musica» a casa o sei il primo che si è lanciato in questo mondo?
«Il mio papà suona da quando è giovane, quindi la passione mi è stata passata anche un po’ da lui. Adesso però sia mio fratello che mio papà cantano nel coro, quindi le parti si sono forse un po’invertite. La mia famiglia comunque è sempre stata in prima linea nel sostenermi in questa mia passione.»
 
Astrid Panizza - [email protected]
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