Giovani in azione: Daniele Francesco Mazzola – Di Astrid Panizza

Il giovane vola da una parte all’altra dell’Asia e del mondo per fare il modello, ma ci svela che «Non tutto è oro quello che luccica»

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Classe 1991, Daniele Francesco Mazzola ha l’altezza di un giocatore di Basket, o di un modello. Tra i due, la sua strada è la seconda. Partito da Rovereto, si è spostato molto negli ultimi anni. Al momento è stabile a Bali, ma viaggia in media una volta alla settimana nel sud est asiatico per campagne pubblicitarie.
Mi incuriosisce il fatto che Daniele Francesco abbia trovato lavoro nel sud est asiatico e non sia rimasto in Europa, vertice mondiale del fashion in città come Milano, Parigi o Londra.
Così glielo chiedo e lui risponde:
«Quando avevo vent’anni ho iniziato a Milano, solo che non andava tanto bene perché a quell’età non avevo esperienza e c’erano un sacco di modelli migliori di me con esperienza alle spalle, quindi la mia agenzia da Milano mi ha mandato in Cina prima e in India dopo.
«Il contratto in India non è andato molto bene. Le persone e l’ambiente non mi piacevano e quindi ho reciso il contratto e me ne sono andato. Un mio amico, anche lui modello che si trovava nella mia stessa situazione, mi ha proposto di spostarmi in Indonesia dove aveva contatti con un’agenzia di moda.
«Ho seguito quindi lui, mi sono quindi spostato e in Indonesia ho trovato un’agenzia che facesse al caso mio. Da lì pian piano sono cresciuto professionalmente, mantenendo i contatti con la mia agenzia a Milano, con cui tuttora lavoro, ma rimanendo nel sud est asiatico dove ho anche lavorato da solo. Mi sono trovato agenzie a Hong Kong, Singapore, Malesia, Filippine e Bali, su cui è caduta la mia scelta di posto dove stare, semplicemente perché è fantastica.»
 

 
È stato più semplice trovare lavoro in Asia rispetto all’Europa?
«Il mondo della moda e dei modelli qui in Asia è molto più semplice rispetto all’Europa, è per questo che sto qui più tempo. A Milano, Parigi, Londra, ma anche a New York e Los Angeles vado qualche volta, ma per vivere in città del genere dovrei lavorare a livelli più alti, guadagnare di più, mentre qui c’è meno competizione.
«Tante volte non faccio nemmeno i casting, la mia agenzia mi chiama e mi ingaggia da un giorno all’altro per sfilate o per degli shooting pubblicitari [servizi fotografici – NdR]. Inoltre, spostarsi nel sud est asiatico non costa nemmeno tanto quindi è normale prendere l’aereo.
«Per dirti, oggi sono a Bali, due giorni fa ero a fare uno shooting a Jakarta, tre settimane fa ero a Bangkok, ogni settimana volo da qualche parte.»
 
Com’è avere una vita così movimentata?
«È spettacolare, mi piace un sacco. Però è anche un po’ stancante, stressante, volare di qua e di là ogni tre quattro giorni può risultare pesante a lungo andare. Cinque mesi fa vivevo a Jakarta, da quando mi sono trasferito qui mi sposto molto di più, prendere l’aereo è diventato quasi una normalità.»
 

 
Come mai hai deciso di fare il modello e non hai scelto un altro lavoro?
«Quando avevo 19 anni ero a Milano a fare l’animatore e avevo incontrato, nell’hotel dove stavo, dei ragazzi che facevano i modelli. Avevo notato la vita che facevano, quanto viaggiavano ed ero rimasto proprio affascinato.
«Lì ho proprio pensato: “Non è mica male lavorare così invece che chiuso in ufficio tutto il giorno”, prospettiva che mi sembrava futuro imminente per un ragazzo di provincia come me.
«In più insomma, a parità di ore lavorative alla fine fare il modello non è pesante per niente. E’pesante magari per lo stress dei casting dove vedi altre centinaia di ragazzi come te che provano e non ti senti all’altezza. Ma quella è una stanchezza mentale.
«Per fare il modello non devi avere nessun talento particolare. L’unica cosa ecco, essere alto, muscoloso per i ragazzi, mentre per le ragazze essere alte, magre e con un bel viso.»
 
Per un lavoro come il tuo però, la fine arriva prima rispetto ad un lavoro normale. Hai già pensato a cosa vorresti fare dopo?
«Ci penso tutti i giorni a cosa fare dopo. I ragazzi riescono a lavorare fino a quarant’anni se riescono a mantenersi in forma per bene, ma il tempo passa in fretta. Ancora non lo so.
«Magari rimarrò nel mondo della moda, fare il manager, lavorare per qualche agenzia di moda o brand di vestiti.
«All’inizio non mi interessava molto questo mondo, ma adesso, dopo sei anni in cui ci lavoro, sono praticamente schiavo, tutti i soldi che guadagno o vanno in vacanze o in vestiti.»
 

 
Ti sei mai pentito di aver lasciato il tuo Paese?
«No, perché ho visto molte cose che non avrei potuto vedere se fossi rimasto a casa. Ho fatto tante esperienze e viaggiato molto, ad oggi posso dirti che non ce la farei più a tornare a vivere in una piccola città come Rovereto.
«Probabilmente rimarrò all’estero sempre, da quando ho iniziato a viaggiare l’Italia non mi piace più così tanto perché la crisi economica stenta a finire, la politica … meglio non parlarne. Rispetto a tanti altri Paesi dove sono stato non ci sono possibilità, o ce ne sono pochissime. In più da quando ho iniziato con la moda, non mi ha dato quasi niente, i risultati maggiori sono stati fuori da Italia e Europa, sia per i brand per cui ho lavorato, sia parlando di soldi.
«Ho sempre vissuto in città gigantesche in questi ultimi anni, quindi anche solo ritornare per qualche tempo in Italia, ma anche a Milano per dirti, mi sembra una realtà noiosa e poco stimolante.
«Tornerò sempre per rivedere la mia famiglia e i miei amici, quello sì, ma a viverci credo proprio di no.
«Al momento sto pensando se trasferirmi a Bangkok o in Australia perché Bali è davvero un paradiso terrestre, ma ci sono troppe feste, sta diventando forse troppo anche per me.»
 

 
Com’è una tua giornata tipo?
«Ti faccio il paragone tra una giornata tipo di quando lavoro nella moda europea o comunque occidentale e di una invece di quando sono qui: a Milano, Parigi o New York la sveglia è alle 8/9, da lunedì al venerdì si fanno casting (coda su coda), in media tre al giorno. Quando finisco i casting mi alleno in palestra o faccio una corsa.
«Una volta in settimana i modelli dell’agenzia si riuniscono in discoteca dove abbiamo il nostro tavolo e i drink gratis. Tutto ciò per avere la possibilità di conoscere più gente, designer, stilisti o altre figure, invitate alla serata.
«Quando il cliente, dopo il casting, chiama l’agenzia perché mi hanno scelto, la mattina andiamo in location, ci fanno make up e capelli e comincia lo shooting. Può durare un pomeriggio, una giornata o più, se si tratta di un video.
«A Bali invece la mia giornata tipo è svegliarmi a mezzogiorno, andare in spiaggia con i miei amici, cena e poi la serata in discoteca. Quando devo lavorare l’agenzia mi chiama due giorni prima per darmi le informazioni sul tipo di lavoro, prenoto l’aereo e il giorno stabilito mi presento al luogo di ritrovo.
«Ora capisci perché preferisco il sud est asiatico?!»
 

 
La lingua che parli quotidianamente è l’inglese?
«Sì, principalmente parlo inglese ma anche indonesiano perché l’ho studiato. È una lingua molto facile, non ha grammatica, non esiste il presente, passato o futuro, devi memorizzare tutte le parole.
«Ormai lo parlo bene, capisco tutto e mi so esprimere bene. E’anche per quello che per ora sono qui, perché parlando indonesiano riesco magari ad avere qualche lavoro in più.»
 
Hai qualcosa da svelarci sul mondo della moda e dei modelli?
«Non è tutto come sembra dalle foto. Non è tutto fantastico, è vero che giriamo il mondo e siamo in posti stupendi, ma la maggioranza dei posti dove vado non è che la visito, ci lavoro e basta e i locali che frequento quando lavoro sono pagati dall’agenzia, se andassi per conto mio non riuscirei a premettermelo.
«Tanti amici che vedono le foto che posto mi chiedono: “Che bella vita che fai, chissà quanti soldi guadagni”, ma non è che sia ricco sfondato. Vivo bene, metto via qualcosa, ma guadagno normalmente, non si parla di cifre allucinanti, quello no.»
 
Astrid Panizza
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