Giovani in azione: Francesco Zendri – Di Astrid Panizza
Dagli studi accademici alla robotizzazione dell'impianto di mungitura nella sua azienda zootecnica
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Francesco Zendri ha 37 anni ed è titolare di un'azienda zootecnica di vacche da latte a Ledro.
Il suo insediamento è seguito alla fine dei suoi studi nel 2016, prendendo il posto di suo papà, che comunque è sempre presente in caso di bisogno.
«Ma la passione per la natura e gli animali c'è sempre stata – mi dice con gli occhi che si illuminano – infatti il primo anno che ho passato a lavorare in malga è stato nel '92, quando avevo 8 anni e seguivo mio nonno che mi ha trasmesso questo grande amore che dura da allora, anche quando da adolescente raggiungevo la malga dove stavano i miei genitori durante l'estate con la moto da trial.»
Poi hai messo la testa a posto...
«Non subito. Ho sempre pensato di voler fare l'Istituto a San Michele, anche se era il periodo in cui ero fuori di testa, poi con il tempo, nei cinque anni di istituto tecnico, mi sono un po' calmato e una volta terminate le superiori ho cominciato l'Università, a Padova, nel 2002, con il corso Scienze e Tecnologie Animali.
«Ho frequentato triennale e magistrale, durante la quale ho fatto un periodo di Erasmus in Ungheria dove ho scritto la tesi ed ho conosciuto un'altra realtà internazionale.
«Mi sono laureato nel 2011 e ho poi continuato con il dottorato seguendo un progetto che riguardava allevamenti e malghe del Trentino.
«Nel 2016 ho terminato il percorso di studi e sono tornato stabile a casa, in Val di Ledro, dove ho cominciato a lavorare nell'azienda di famiglia, con un bagaglio di conoscenze davvero ampio che mi ha permesso di applicare la teoria alla pratica.»
In che maniera è costituita l'azienda?
«Ci sono circa 50 vacche in lattazione e un'altra cinquantina di vitelle. Mi occupo di loro dalla nascita e seguo tutta la loro vita.
«I maschi vengono venduti quando hanno circa un mese di vita. Le femmine, invece quando sono pronte vengono fecondate e verso i due anni e mezzo circa partoriscono e da lì inizia la produzione di latte, la vera e propria carriera di una vacca da latte.
«Quando invece producono poco latte o diventano anziane, vengono vendute. Tutti gli anni il ricambio si basa sul numero di nascite, perché i posti in stalla sono prestabiliti e non possiamo eccedere.»
Come avviene il processo di mungitura e dove va a finire il latte che viene munto dalle tue vacche?
«La mungitura è meccanica, o meglio, robotizzata. Il robot, che non è altro che un box singolo, una stazione automatica di mungitura, ha due cancelli, uno davanti e uno dietro. Quello dietro è sempre aperto e aspetta la vacca che, quando sente la necessità entra, con la conseguente chiusura del cancello alle sue spalle.
«Da un collare viene riconosciuta e se è entrata poco prima ed è già stata munta, il robot la rifiuta e si apre in automatico il cancello davanti, per farla uscire. Se invece è da mungere viene tenuta lì e pulita, sempre in automatico, con una specie di spazzola a cui segue la mungitura vera e propria, fatta con delle tettarelle inserite in automatico dopo che un laser e una telecamera riconoscono la zona delle mammelle.
«L'impianto è sempre in funzione, giorno e notte e le vacche possono accedere alla mungitura in qualsiasi momento della giornata. Il mio ruolo quindi è di controllo, da pc o da telefono, dove arrivano tutti i dati di rilevazione del latte e si risale, per esempio, alle vacche che soffrono di mastite, curandole in maniera immediata.
«Nei casi di sofferenza della vacca anche il latte non è buono, e il robot fa le analisi in tempo reale separando il latte con difetti da quello che invece è commercializzabile.
«Quest'ultimo, infine, viene consegnato alla cooperativa a cui siamo soci, ovvero Latte Trento, ed è destinato alla produzione di Trentingrana, come tutto il resto del latte della Val di Ledro.»
Da quando avete iniziato con la meccanizzazione dell'intero impianto?
«Questo robot l'abbiamo messo 7 anni fa, sotto mia spinta. Mio papà all'inzio non voleva, non perché fosse contrario alla tecnologia, anzi, ma perché abituato al contatto fisico, manuale, e vedersi sostituito da una macchina per lui è stato un colpo difficile da digerire.
«Ma adesso si è accorto che ne è valsa la pensa, anzi si è addirittura ricreduto quasi subito, perché il quantitativo raccolto è maggiore e soprattutto la qualità migliore in quanto la vacca viene munta non quando lo decide l'uomo, ma quando lei per prima ne sente il bisogno.»
Ma la cura delle vacche non si riduce solo a gestire l'impianto, hanno bisogno anche del fieno da mangiare! Come te lo procuri quello?
«Durante l'estate sfalcio dei prati a fondo valle, vicino a Molina di Ledro. Raccogliamo il fieno sfuso e lo portiamo nel fienile, dove c'è l'essicatoio che lo rende di ottima qualità per le nostre vacche. Facciamo due-tre sfalci del prato così ne abbiamo fino ad arrivare alla primavera sucessiva.»
I progetti futuri quali sono?
«Guarda, l'azienda è dimensionata per la realtà e il territorio in cui ci troviamo, quindi l'idea è di continuare sul tracciato già impiantato da mio padre, che io porto avanti con orgoglio, cercando di introdurre innovazioni per stare al passo coi tempi.
«Ho altri impegni comunque, fuori dal lavoro, che mi tengono parecchio impegnato. Faccio parte del coro Cima d'Oro della Val di Ledro e mi piacciono gli sport invernali, come lo sci di fondo. Pensa che quest'anno, per l'ennesima volta, ho fatto la Marcialonga. Sono inoltre impegnato anche nel consiglio d'amministrazione della Cassa Rurale di Ledro, di Codipra, il consorzio di difesa dei produttori agricoli che si occupa di gestione del rischio in agricoltura e di Coldiretti.
«Poi, da un mese e mezzo sono diventato papà e questo fatto mi ha stravolto la vita! Quindi il progetto a cui voglio dedicare più tempo è quello di godermi la mia piccola Ginevra assieme alla mia compagna Jessica.»
Astrid Panizza – [email protected]
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