Cartoline di Bruno Lucchi: «Calla» deriva dal greco «Bello»
A ferragosto l'artista aveva dedicato le cartoline alla bellezza delle farfalle. Ma i fiori hanno protestato: ora tocca a loro
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A ferragosto ho dedicato le mie cartoline delle farfalle alla bellezza, come omaggio all'estate e alle vacanze.
Avevo scritto: «Posso essere colpito dalla forma, dal movimento, dalle dimensioni, dai contrasti o dall'armonia, ma la prima cosa che mi colpisce è il colore. In questo la natura ed i fiori in particolare sono dei campioni, ma anche i fiori hanno delle rivali imbattibili: le farfalle...»
Molti i like ricevuti, ma, come spesso accade, diverse anche le mail di dissenso.
Molte dai fiori. Il tono?
- Prova a regalare un mazzo di farfalle?
- Anche noi abbiamo pochi giorni di vita, a volte solo un giorno e alcuni addirittura solo una notte.
- Se non ci fossimo noi, col picchio avreste frutta, verdura e piante. Il mondo diventerebbe deserto.
- Chi ha una gamma di colori come noi?
- Ogni fiore ha un proprio significato, unico e profondo.
- Quante poesie e quanti amori sono nati con e per noi?
- Vogliamo parlare del profumo?
E così via...
Una lettera mi ha colpito in particolare. La condivido volentieri.
* * * *
«Aprimi.»
- La scritta rossa sulla busta, sottolineata da un ghirigoro, recita: «Aprimi».
- Ordine perentorio che seduce la mia curiosità.
«Caro Artista, Caro Fotografo, Caro Viaggiatore, Caro Bruno...»
- Si apre così, - in modo inaspettato, accattivante – la lettera giunta nel mio giardino.
È lettera immaginaria, chiariamolo subito.
- Ma del resto, immaginare, è una cosa che nel mio lavoro di scultore amo fare.
È inizio confidenziale, dai toni caldi.
- Parole capaci di tenere viva la curiosità, di metterla in movimento. Di scuoterla.
Un invito a proseguire la lettura.
«Il mio nome è Calla.
Calla o Giglio del Nilo o Donna in camicia.
Deriva dal greco e significa bello.
Il mio nome scientifico è: Zantedeschia Aethiopica
Faccio parte della Famiglia delle Araceae.
Non amo il clamore e non cerco il successo,
consacro tutta la mia breve vita alla bellezza.»
Dopo essersi presentata, l'autrice, lancia domande:
- Ci sono ancora gli occhi sgranati degli artisti sedotti dalla bellezza?
- Ci sono ancora occhi attenti alla bellezza?
- Voi fotografi, - con la vostra macchina fotografica, - siete ancora capaci di catturare/inquadrare bellezza?
O va dissolvendosi anche nei vostri elaborati obiettivi?
Domande da temperature sottozero. Che fanno rabbrividire.
Che generano pensieri. Riflessioni.
«Non voglio essere critica con te, caro amico, non è nella mia natura.
Sono un fiore che non ha più un futuro.
Fiore dalla biografia «sfocata».
Sui display dei vostri cellulari raccolgo pochi like.
La mia bellezza passa quasi inosservata.
È bellezza dimenticata.
È vero, oggi, per moltitudini, la mia bellezza non serve a nulla.
La vostra civiltà dell'immagine e della digitalizzazione mi ha messo all'angolo.
Sono la Cenerentola della bellezza.
Guardare un fiore, un quadro, una scultura, non basta più.
C'è ancora qualcuno che fotografa un fiore?
Non ho la capacità di utilizzare la parola «abracadabra» e dare magica risposta.
«Calma e fierezza: sono questi i concetti che identificano il mio compito.
Lo sai bene anche tu, caro amico, i fiori hanno il dono innato di ideare forme e accostamenti cromatici capaci di far nascere poesia. Sono convinta, nonostante tutto, che i fiori, con la loro semplicità e senza aiuto di algoritmi, sanno e sapranno ancora arricchire le vostre vite di serenità.»
Sono parole che fanno riflettere. Che generano pensieri. Mettono in discussione. Disorientano. Parole che ascolto/leggo in silenzio. Con rispetto.
«Abitiamo il museo più grande al mondo, quello della Natura. Siamo profumi dimenticati. Non mi meraviglio; oramai anche il ruolo dei vostri musei sta cambiando.
Da depositari di sapere si stanno trasformando in luoghi di esperienza e spesso di divertimento e intrattenimento.»
Ce ne siamo dimenticati. I fiori, a volte, raccontano, a volte ispirano, suggeriscono pensieri, affinità, connessione e correlazioni di idee.
Mi chiedo: Non è quello che deve fare la fotografia? L'arte?
«Guardare è il primo modo per conoscere.
Non aspettare che sia un app a suggerirtelo.
Attenderai a lungo.»
Ti aspetto. Quando vuoi.
* * * *
Con questa cartolina spero di aver messo in pari la diatriba con i fiori e le calle in particolare.
Se ancora non bastasse gli dedico questa poesia, dell'amico Gianni Sicoli.
Già pubblicata. Ma troppo bella.
COS'È UN FIORE?
Un nido di colori e di profumi.
Sguardo incantato.
Libro aperto.
Una danza silenziosa,
Uno spettacolo naturale.
Qualcosa che supera il pensiero.
Suono leggero e colorato che acquieta.
Esplosione di felicità.
Amico che tiene compagnia.
Dipinto senza cornice.
Piccola gemma di eccitazione.
Emozioni a colori.
Gioia contagiosa.
Desiderio di rinascita e di pace.
Grande poesia.
Natura viva.
Festa per gli occhi.
Saggezza della natura.
Opera d'arte naturale.
Improvvisazione.
Ridondante fantasia.
Semplicità magnifica.
Bruno Lucchi Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento [email protected] +39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737 www.brunolucchi.it https://www.facebook.com/Bruno-Lucchi-1758717671122775/ https://www.instagram.com/lucchibruno/ |