Cartoline di Bruno Lucchi: Museo Archeologico di S. Antioco

Al «Ferruccio Barreca» sono molti gli oggetti esposti ritrovati nelle tombe del Tofet, l’area sacra dove venivano deposte nelle urne le ceneri di bambini morti

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Frequento Sant’Antioco da quando in viaggio di nozze con Graziella, ho fatto la mia prima vacanza in Sardegna.
La sua famiglia all’epoca viveva a Iglesias nel Sulcis. Il nome proviene da Sulky che dopo essere stato un insediamento prenuragico e nuragico, divenne poi una città fenicia più tardi punica e infine romana.
 
La storia della Sardegna è incredibile.
La mia idea è che le rotte del mare più veloci e sicure delle strade su terra ha fatto sì che l’isola al centro del Mediterraneo sia diventata nel corso dei millenni la base per tutte le popolazioni di navigatori.
Ma torniamo a Sant’Antioco e alla storia del suo museo.
Progettato negli anni settanta e terminato nel 1975 dalla Cassa del Mezzogiorno dopo vent’anni la struttura passa alla regione Autonoma della Sardegna e finalmente, dopo un’altra decina di anni il 9 gennaio del 2006, viene inaugurato e inserito nel percorso di visita dell’area archeologica di sant’Antioco.
 
Oggi si chiama MAB «Museo Archeologico Ferruccio Barreca», dedicato all’archeologo e soprintendente alle attività culturali e docente di Archeologia punica e fenicia presso l’università degli studi di Cagliari.
Il museo merita davvero una visita.
I reperti sono ritrovamenti dell’area di varie zone dell’isola di Sant’Antioco e risalgono dal neolitico alla civiltà nuragica, fenicia, punica fino a quella romana.
Molti reperti testimoniano la cultura fenicia e proprio a Sant’Antioco molti sono gli oggetti esposti ritrovati nelle tombe del Tofet l’area sacra dove venivano deposte nelle urne le ceneri di bambini nati morti o deceduti prematuramente spesso accompagnati da offerte rituali.
 
Bellissimi e raffinati i gioielli in oro, argento e pasta vitrea.
Ho particolarmente apprezzato da conoscitore della ceramica gli oggetti d’uso che arrivano fino alla civiltà romana.
Preparato e gentilissimo il personale che assieme a pannelli molto chiari aiutano nella visita del museo.
 
L’isola di Sant’Antioco è collegata da un ponte alla Sardegna.
È cambiata molto da quando la frequento ma la cementificazione e il turismo non hanno fatto grandi danni ed è ancora luogo di vacanza dei sardi.
I pescherecci non sono più tanti come una volta.
Questo ci fa capire come la digitalizzazione fa spegnere lavori un tempo molto presenti sull'isola, ad oggi verso l'abbandono.
Si possono trovare tonnare dove migliaia di sardi hanno lavorato.
 
Le coste si alternano fra scogliere meravigliosamente lavorate dal mare e dal vento e spiagge spettacolari dove ci si può sempre riparare e godere del sole guardando Eolo che si diverte a far ballare l'acqua trasformandola in onde che finiscono in bolle che baciano la sabbia.
Da Calasetta, porto di Sant'Antioco, partono i traghetti per raggiungere l’isola di San Pietro… Ma questa è un’altra storia che racconteremo più avanti.
 
Bruno Lucchi

























Bruno Lucchi

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