Cartoline di Bruno Lucchi: L'Androgino e Perla
Zenucchi: da sempre collabora con artisti proponendo opere uniche come parte integrante dei propri arredi. Questa è arte. Arte che s'intreccia con la vita
Sono onorato che tra questi nomi ci sia il mio.
Bruno Lucchi: Per la «Cartolina» di oggi, ho chiesto la collaborazione a soggetti di opere da me create; protagonisti/e di molte mie esposizioni che conoscono bene i miei pensieri.
L'Androgino, figura misteriosa, ambigua, arcaica, vi racconterà una mia esperienza professionale di qualche anno fa.
Io sono Androgino.
Me lo ricordo bene quel viaggio all'Atelièr Voggeneder.
Era il dicembre del 2001.
Lo ricordo bene perché, per colpa di un forte mal di schiena, il mio “creatore” - Bruno Lucchi – per la prima volta nella sua carriera, non poté presenziare all'inaugurazione di una propria mostra personale.
Ricordo il freddo pungente sul Passo del Brennero, la discesa scivolosa verso Innsbruck e poi la risalita verso nord, in terra austriaca.
Ricordo che Graziella, accompagnata da un'amica, aveva dovuto affrontare, oltre all'impegnativo compito di rappresentanza del marito/artista, una abbondante nevicata per raggiungere Eferding, cittadina austriaca dove, appunto, era stata allestita l'esposizione.
Me lo ricorderò sempre quel vernissage: mi avevano posizionato in un angolo vicino all'ingresso, su di un piedistallo. Emozionato? Certo. Ma non ero l'unico perso in quello stato, mi teneva buona compagnia la moglie dell'Artista, Graziella Falchi, che doveva fare le veci dell'Artista/marito protagonista della mostra: Bruno Lucchi.
L'inaugurazione ebbe inizio con qualche minuto di ritardo: il rituale di benvenuto a cura del «padrone di casa», l'architetto Voggeneder; i discorsi delle Autorità e dei critici d'arte; a seguire concerto di archi e, dulcis in fundo, intervista televisiva alla moglie dell'Artista, con tanto di interprete che traduceva in lingua tedesca. Per me, ma penso anche per Graziella, ritrovarci lì era come sognare ad occhi aperti.
Un po' di invidia l'Artista, assente giustificato, l'avrà certamente provata una volta viste le foto e sentiti i racconti dell'evento.
B. L.: Quale guida migliore accorta e illuminante, - per la mia mostra personale (“BRUNO LUCCHI. Sculture, progetti e disegni”) aperta ieri, sabato 11 luglio alla Pezzoli Arte di Clusone, - posso indicarvi se non una delle protagoniste dell'esposizione stessa: «La Perla».
Sì, sono io: «Perla». Sono quella piena, non solo nel senso vero del termine, ma anche piena di vitalità. Sono quella che, nelle diverse foto, sta saltando alla corda. Sono il risultato del lavoro ispirato di uno scultore che, a parer mio, dorme poco. Una forza creativa dirompente, nessun lockdown che possa fermare il suo estro. Nessun pit-stop nel suo lavoro creativo.
Ieri, assieme alle mie compagne prosperose e ad altri 'pezzi speciali', ci siamo messi felicemente e orgogliosamente in mostra, alla Pezzoli Arte Contemporanea di Clusone. Resteremo lì, ospiti, fino al 30 agosto.
In un angolo dello studio, in una libreria-archivio, ben in ordine i cataloghi degli artisti, anche di fama internazionale, che sono stati invitati ad esporre nel corso degli anni: Marco Lodola, Trento Longaretti, Francesco Musante, Nespoli Ugo, Franco Rognoni e fra i tanti altri anche Bruno Lucchi.
466 i chilometri (andata/ritorno) percorsi da Levico Terme (TN) a Clusone (BG). Niente male come primo viaggio dopo il lockdown.
Le ferree regole imposte dall'emergenza Covid-19 non hanno permesso la possibilità di effettuare l'inaugurazione ufficiale. Non prendetevela con l'Artista per questa seconda assenza della sua carriera ad una inaugurazione, ma doverosamente e rigorosamente, ha dovuto rispettare le regole.
Assembramenti vietati, quindi, no vernissage. Peccato.
L'emozione, attraversando la zona rossa di Alzano Lombardo, è stata intensa.
I pensieri sono corsi alla tragedia non ancora superata e a chi non è più con noi.
B. L.: Non venivamo in Lombardia dall’anno scorso e anche a Graziella è piaciuta l’idea di passare da Luzzana, la piccola città nel bergamasco, dove c’è la sede principale di Zenucchi Arredamento. Lì, da alcuni anni, hanno trovato casa alcune mie sculture: «Le Coppie», «Luce», «Tenerezza», «Unione” e “L'Oracolo».
Sono una delle prime forme figurative create dall'artista Bruno Lucchi.
Sono silente, fino al momento che devo adempiere al mio compito: un preciso e insindacabile responso fornito dalle divinità.
Oracolo: così vengo chiamato.
Sono ospite, con altre opere a firma dello scultore Levicense, in questo spazio curato, elegante e moderno di Zenucchi Arredamento.
Ho tra le mani il catalogo “Bruno Lucchi”, edito da Mondadori, di qualche anno fa.
Beba Marsano, giornalista del Corriere della Sera, nella presentazione scrive:
[...] ...La paura dell'artista è che, le sue opere, diventino soprammobili.
Comuni pezzi d’arredamento sistemati senza attenzione, senza rispetto,
per la loro natura astrale e sacrale, per la loro vocazione a testimoni di
un altrove di cui l’uomo ha nostalgia ma nessuna memoria.
Per questo le sculture di Lucchi vivono su piedistalli che le isolano dagli
uomini per non interrompere il dialogo con le energie del creato.
Senza spazio queste creature non vivono. Perché figlie dei quattro elementi.
L’aria e la terra che le formano, il fuoco che le cuoce, l’aria e la luce che le
pervadono…
Lo spazio che accoglie me e altre opere in terracotta e bronzo, non è uno showroom, non è un museo;
è un concentrato di bellezza nato da anni di studio, ricerca, dedizione, progetti.
Luogo di scoperta, ascolto, attenzione, meraviglia; dove arte e design dialogano per soddisfare desideri.
Sì, perché negli arredi, come del resto nella scultura, ogni dettaglio è ricercato.
Ma, Lucchi, dimmi, qual è il tuo pensiero oggi? Cosa dici delle tue vecchie paure?
B.L.: O caro Oracolo le paure, che mi accompagnavano anni fa, oggi si sono dissolte.
Questo brand – Zenucchi – da sempre collabora con artisti proponendo opere uniche come parte integrante dei propri arredi. Questa è arte. Arte che s'intreccia con la vita.
Sono onorato che tra questi nomi ci sia il mio.
Mi piacerebbe ma non trovo parole adeguate, descrivere l'ambiente dove tu e le altre mie sculture abitate, per rendere bene l'idea, chiedo aiuto alla fotografia.
Bruno Lucchi.
Bruno Lucchi Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento [email protected] +39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737 www.brunolucchi.it https://www.facebook.com/Bruno-Lucchi-1758717671122775/ https://www.instagram.com/lucchibruno/ |