Riflessioni sul Covid-19 nelle Cartoline di Bruno Lucchi

È la terza volta che affronto, nella mia attività artistica, il tema più importante della vita: la morte

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 Indice 
Generazione: Che Uomini e che Donne, quelli!
Dolore: Vero, profondo. Collettivo.
Poesia (incipit): «Difficile accettare il buio improvviso.
                           Finestra: unica àncora di luce.»
Virus: C'è tanto da raccontare. Da ricordare.
Arte: Risposta al virus. Per non dimenticare.
 
Cliccando qua e là: un post virale in internet che merita condivisione.
 
Se ne vanno.
Mesti. Silenziosi. Come magari è stata umile e silenziosa la loro vita,
fatta di lavoro e di sacrifici.
 
Se ne va
una generazione.
Quella che ha visto la guerra,
ne ha sentito l'odore, le privazioni,
tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi.
 
Se ne vanno
mani indurite dai calli.
Visi segnati da rughe profonde,
memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente.
Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento,
piegato ferro, in canottiera e cappello di carta da giornale.
 
Se ne vanno
quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600,
dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero.
 
Ci lasciano,
avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario,
quelli del boom economico
che con il sudore hanno ricostruito questa nostra Nazione,
regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato.
 
Se ne va
l'esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto,
pregi oramai dimenticati.
 
Se ne vanno
senza una carezza,
senza che nessuno gli stringa la mano,
senza neanche un ultimo bacio.
 
Se ne vanno
i nonni, memoria storica del nostro Paese,
patrimonio della intera umanità.
L'Italia intera deve dirvi GRAZIE
e accompagnarvi in quest'ultimo viaggio con 60 milioni di carezze.
 
 Il tema più importante della vita: la morte 
È la terza volta che affronto, nella mia attività artistica, il tema più importante della vita: la morte.
La prima. «Il Pane spezzato»: la Passione e la morte di Cristo. Le quindici stazioni della Via Crucis e una personale reinterpretazione della deposizione di Gesù.
Lavoro intenso e impegnativo; credo di aver elaborato più di quindici versioni della Pietà, alla ricerca di forme e sguardi inediti. Un tema interpretato dai più grandi scultori. Il confronto con i Maestri del passato non mi intimorisce.
Non è presunzione. Nel realizzare un'opera so che esiste sempre qualcosa di nuovo da scoprire. C'è sempre qualcosa da imparare.
I Maestri, i grandi Maestri, servono proprio a questo ad aiutarti a conoscere forme e linee sconosciute.
 
La seconda. «Parole scavate»: Due anni di lavoro. Quasi duecento opere realizzate. Le poesie del poeta-soldato Giuseppe Ungaretti il fil-rouge della mostra, che per un anno ha accolto i visitatori al Forte delle Benne a Levico Terme, nel 2018, per il Centenario della fine della Prima Guerra mondiale.
La guerra e la morte: binomio che, in alcune parti del nostro pianeta – purtroppo, - fa ancora parte del quotidiano. Gli artisti hanno voluto dare, con il loro talento, un senso ad eventi drammatici, come quello da cui, lentamente e a fatica ne stiamo uscendo.
Il rischio è che senza un segno, una traccia, senza memoria, anche il futuro impallidisca.
Per questo, come artista - ed è questa la terza occasione che mi trovo a confrontarmi con la cruda realtà della morte - mi sono detto che avrei potuto dare forma alle immagini forti che, nei mesi scorsi, sono rimaste fissate negli occhi di tutti noi.
È compito dell'arte testimoniare, come sempre, la storia. Anche quando è triste.
 
Ha ragione Massimo Recalcati, «bisogna fare qualcosa anche col buio».
E così, sulla terra bagnata, le mie dita hanno iniziato a lasciare impronte e a creare.

Bruno Lucchi.























 Bruno Lucchi 
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