Dopo cent'anni una messa alla Cappella di S.Marco, passo Buole
Domenica 2 luglio si tornerà a celebrare una messa alla chiesetta costruita dalla Brigata Venezia durante la Prima guerra mondiale
Non ci sarà la campana originale, ma a riprodurre i suoi rintocchi ci penserà Paolo Leonardi, scopritore della cappella di San Marco a Cima Selvata, passo Buole.
Domenica 2 luglio, dopo cent'anni, si tornerà a celebrare una messa alla chiesetta costruita dalla Brigata Venezia durante la Prima guerra mondiale.
Il sito è stato ritrovato da Leonardi ed è tornato alla luce grazie al lavoro dell'associazione Memores.
In attesa della cerimonia di domenica, è stato presentato venerdì scorso il libro «La cappella di San Marco sullo Zugna alense», curato da Massimiliano Baroni di Memores.
Vi si racconta la storia di uno dei più importanti ritrovamenti recenti relativi alla Prima guerra mondiale, e che dopo cento anni, domenica tornerà ad ospitare il rito sacro.
Il volumetto è stato presentato nell'auditorium della cassa rurale Bassa Vallagarina di Ala.
È stato in quell'occasione che Baroni ha spiegato come quelle mura tornate alla luce, il tabernacolo, la scalinata e altro ancora, con tutta probabilità, non sono altro che i resti della cappella di San Marco, costruita dagli alpini della Brigata Venezia nel 1917 vicino a passo Buole.
Il luogo sacro serviva una cittadella di 15 mila soldati (il villaggio «Battisti») appostati tra passo Buole e lo Zugna, a difesa di uno dei punti cardini del fronte di guerra, la cui difesa costò sangue e morte, e che però – visto il successo italiano nell'impedire agli austroungarici l'avanzata – passò alla storia come «Termopili d'Italia».
Gli indizi che confermano che si tratta della cappella di San Marco sono la lapide con l'iscrizione della Brigata Venezia trovata sul sito, la foto dell'archivio Caprara del tabernacolo, identico a quello riportato alla luce; gli schizzi della chiesetta presenti negli archivi della biblioteca, e che corrispondono a quanto scoperto, compresi i tre scalini di accesso, e altro ancora.
A scoprire però i resti della chiesetta, dopo un numero infinito di uscite nei boschi di passo Buole, è stato Paolo Leonardi, che cinque anni fa – dopo un periodo di forti piogge – incappò quasi per caso in un muretto sospetto che emergeva dal fango.
Capì che sotto c'era qualcosa, e da lì iniziarono i lavori di recupero, gestiti dall'associazione Memores con tutti i suoi volontari.
«Ci ha aiutato l'amministrazione comunale di Ala, quella precedente all'inizio e in questi anni l'attuale, con il sindaco Soini e l'assessora alla cultura Tomasi che ci sono stati vicini e ci hanno permesso oggi di ricordare i fatti di passo Buole a cento anni di distanza», – ha detto il presidente di Memores Daniele Tinelli.
Oltre al sostegno, l'amministrazione di Ala ha poi curato. tramite la forestale e il servizio ripristino, la pulizia e la messa in sicurezza della stradina di accesso, che è (fatto da non trascurare) vicinissima al Sentiero della Pace.
«Grazie a Memores riscopriamo un altro luogo della Grande guerra – ha detto il sindaco Claudio Soini – stiamo facendo il possibile per portare a termine i progetti di recupero di altri luoghi di Ala entro il 2018.
«Domenica 2 luglio – ha aggiunto la vicesindaca e assessora alla cultura Antonella Tomasi – vedremo di nuovo alla luce questo piccolo gioiello, un altro tassello della nostra storia.»
Rispetto all'edificio originale, sono rimaste parte delle mura, il tabernacolo e il pavimento; come in quasi tutti gli altri siti bellici, nulla è rimasto di ferro o metallo, campana (benedetta da Papa Benedetto XV) compresa.
Con ogni probabilità venne asportata dai recuperanti del periodo post-bellico, alla disperata ricerca di materiale per ricostruire.
«Ho sempre voluto lasciare alla mia città qualcosa, questa scoperta è il mio modo di sdebitarmi – ha detto Paolo Leonardi, socio dell'associazione Memores scopritore della cappella di San Marco – mi è rimasto un cruccio, la campana.»
Leonardi ha però trovato un modo di riprodurre i rintocchi della campana, proprio come cento anni fa. Come, lo si scoprirà domenica 2 luglio, durante la messa delle 10.30.
Verrà celebrata da don Alfredo Pederiva, aiuto decano di Ala. Il sito, poco sotto Cima Selvata sulla cresta che divide la Vallagarina dalla Vallarsa, è raggiungibile a piedi lungo le stradette che collegano passo Buole allo Zugna, partendo dallo stesso rifugio Coni Zugna sul versante di Rovereto o da Prabubolo sopra Marani di Ala.
La strada che raggiunge Passo Buole (o Boale, secondo la versione di un tempo), percorribile solo con mezzi4x4, sarà per l'occasione aperta a tutti.
La partenza è fissata per le 10 dal passo. Altrimenti, dal rifugio Zugna ci si impiega 1 ora e mezza a piedi. Al termine, all'ora di pranzo, ci sarà a disposizione un punto di ristoro (a pagamento) nei pressi di Passo Buole allestito dal Comitato Maccheroni di Serravalle e dall'associazione 5 Contrade di Marani.