Palazzi storici di Trento: una prestigiosa pubblicazione
Ieri sera la presentazione, con l'assessore alla cultura Franco Panizza

Seguire la trasformazione di Trento
dal Medioevo al Rinascimento, come cambiò la forma della città per
ospitare il Concilio, come mutarono alcune vie del centro storico
svuotate delle costruzioni più anguste per far posto alla
magnificenza di alcuni prestigiosi palazzi.
È l'obiettivo del volume «Palazzi storici di Trento dal XV al XVII
secolo», edito dalla Soprintendenza per i Beni architettonici della
Provincia autonoma di Trento e presentato ieri sera, presso la Sala
Falconetto di Palazzo Geremia a Trento, nell'ambito delle
iniziative previste per la «Settimana della Cultura».
La serata ha visto la partecipazione dell'assessore alla cultura,
rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza, del
soprintendente, Sandro Flaim, dell'assessore alla cultura del
Comune di Trento, Lucia Maestri e degli autori, Umberto Raffaelli,
Bruno Zanon e Ornella Michelon.
L'appuntamento è inserito negli eventi della «Settimana
della Cultura».
«Il mio invito - ha commento l'assessore provinciale Franco Panizza
- è quello di apprezzare questo raffinato patrimonio, alzando gli
occhi lungo le vie, entrando per conoscere queste costruzioni
ricche di storia e d'arte. Palazzi che ci parlano continuamente di
grandi artisti, ma anche di personaggi come Massimiliano, Carlo V,
Bernardo Clesio, i Madruzzo e di tante famiglie nobili locali che
hanno contribuito a rendere Trento un esempio di architettura e di
decorazione per molti versi unico, un patrimonio restituito al suo
antico splendore attraverso delicati interventi restaurativi curati
dai tecnici della Provincia.»
«Questo libro - ha aggiunto il soprintendente Sandro Flaim - vuole
essere un tributo alla storia e alla bellezza delle architetture
che compongono il cuore di Trento, un modo per riprecorrere le
tappe più evidenti dell'evoluzione straordinaria della forma della
città, ma anche uno stimolo al rinnovamento e al fermento che sta
vivendo Trento in questi anni, con interventi che trasformeranno la
città.»
Si diceva, appunto, dal Medioevo al Rinascimento, una storia
strettamente collegata ad un grande personaggio trentino, il
principe vescovo Bernardo Clesio.
Uomo colto e raffinato prestò particolare cura alle finanze del
Principato che gli permisero di sovvenzionare quegli interventi di
carattere edilizio ed urbanistico che mutarono profondamente
l'aspetto della città rendendola degna di ospitare il Concilio e
nello stesso tempo affermando la cultura italica del
Rinascimento.
Contrada Larga (oggi via Belenzani) e Contrada Lunga (oggi via
Manci) acquistarono il loro arioso aspetto definitivo con
l'abbattimento di numerose anguste costruzioni lignee di retaggio
medioevale che rendevano il centro di difficile mobilità.
Per far questo egli costrinse la nobiltà trentina a seguirlo sulla
nuova strada del rinnovamento architettonico.La stagione delle
architetture, vere ed effimere, di rinnovo della città perdura e si
affina sotto l'egida della famiglia Madruzzo.
I risultati furono eccezionali. Contrada Larga fu usata per i
grandi festeggiamenti pubblici congiungendo con Contrada Lunga il
duomo al castello del Buonconsiglio.
Su questo percorso sorsero: in piazza Duomo Casa Balduini decorata
a motivi vegetali, le case Rella con la vivacità cromatica dei loro
affreschi, i palazzi Alberti Colico, Geremia (Fogolino) e
sull'altra i palazzi Salvadori, Del Monte con le fatiche di Ercole,
Cloz Salvetti con affreschi di Domenico Ricci detto il
Brusasorci.
Anche il centro fu interessato con Palazzo Tabarelli, una
innovativa costruzione opera di Alessio Longhi con una originale
serie di medaglioni con le effigi di vescovi, imperatori romani e
di grandi personaggi.
Altri edifici rinascimentali furono i palazzi Lodron, Roccabruna e
Albere, quest'ultimo sorse all'esterno delle mura, quale residenza
estiva dei Madruzzo.
Tra Quattrocento e tardo Cinquecento la scena urbana è animata
dall'apertura incessante di nuovi cantieri che portano a Trento
maestranze ed architetti di provenienza lombarda e veneta, con
novità stilistiche e costruttive.
Il contributo del Barocco riguardò i palazzi Fugger Galasso,
Sardagna con i due splendidi telamoni, Bortolazzi con i portali
ornati da giganti, Trautmannsdorf Saracini con gli inconsueti
mascheroni, Larcher Fogazzaro ed infine, verso la metà del
Settecento, palazzo Trentini, dall'aspetto già più sobrio.
Tutti questi palazzi affrescati o in pietra resero Trento una città
splendida, ammirata in tutta Europa. Non si dimentichi che anche
grandi pittori o incisori a cominciare dal Dürer e poi dal
Vavassore, da Hogenberg, da Bertelli fino alle splendide opere
dell'Harding nell'Ottocento, la dipinsero o diffusero originali
piante prospettiche che misero in risalto la sua originale
struttura architettonica.
La fine del principato vescovile determina anche la
chiusura della produzione dei palazzi nobiliari.
Altri palazzi e casoni, si affacceranno alla scena urbana a partire
dalla seconda metà del XIX secolo, uscendo dai confini della cinta
urbana storica: i palazzi dell'amministrazione, quelli delle
caserme e poi quelli della residenza borghese e popolare.
La pubblicazione, curata da Umberto Raffaelli, vede la
partecipazione di Bruno Zanon con il saggio: «La citta, le case, i
palazzi. La riforma urbana di Trento tra Medioevo e Rinascimento»,
e le schede di approfondimento sui palazzi elaborate da Ornella
Michelon, il tutto è arricchito da splendide fotografie.