Obbedisco, la parola che 150 anni fa fermò la storia d’italia
Il telegramma originale esposto a Bezzecca, Val di Ledro, insieme ad altri documenti
A parte quella di copertina, le immagini sono ©FotoNicerSrl.
Come avevamo anticipato, scrivendo la storia della Terza Guerra di Indipendenza nel 150esimo anniversario dello scoppio (vedi), solo i generali Garibaldi e Medici avevano riportato vittorie nel corso del conflitto.
Le loro divisioni avrebbero dovuto congiungersi a Trento da ovest e da est per chiudere la manovra con l'armata di La Marmora proveniente da Verona.
In realtà, il Regio Esercito non aveva neppure visto l'imboccatura della Valle dell'Adige, dato che era stato sconfitto a Custoza.
Ma la diplomazia prussiana aveva fatto il suo corso e, dopo la vittoria di Sadowa, avevano condizionato l'armistizio con l'Austria alla cessione del Veneto all'Italia.
Raggiunto l'accordo, ecco le disposizioni a Garibaldi e Medici.
Garibaldi inviò il famoso telegramma, Medici si limitò a obbedire.
Una semplice parola capace di cambiare corso alla storia del nascente Regno d’Italia e posticipare di cinquant’anni l’annessione del Trentino.
È il famoso «Obbedisco» scritto da Garibaldi 150 anni fa a Bezzecca, in risposta alla richiesta del Re Vittorio Emanuele II di interrompere l’azione militare nella valle di Ledro, allora cerniera tra l’italiana Valle del Chiese e l’austroungarica zona dell’Alto Lago di Garda, sempre in Trentino.
Venne scritta in risposta a una precisa richiesta del generale La Marmora, venti giorni dopo la vittoria dei ottenuta dai Corpo dei Volontari Italiani sulla locale guarnigione austriaca che di fatto avrebbe spalancato ai Garibaldini la strada verso Trento e la sua conquista cinquant’anni prima della Guerra ’14-18.
Sino al 30 settembre questa importante pagina della storia d’Italia sarà visibile al pubblico nella Mostra allestita nel piccolo Museo Garibaldino di Bezzecca, in Valle di Ledro, nell’ambito degli eventi commemorativi «Bezzecca150Obbedisco», che vedono come pezzo forte proprio lo scritto inviato il 9 agosto 1866 da Garibaldi in risposta al dispaccio 1073 con il quale il generale La Marmora che chiedeva all’Eroe dei Due Mondi di bloccare ogni azione militare e di rientrare nei confini del Regno.
È la prima volta che i fogli sono visibili al pubblico. Sono arrivati in Trentino dall’Archivio di Stato di Torino dove sono custoditi assieme all’archivio privato di casa Savoia e nel piccolo Museo Garibaldino della Valle di Ledro da domani saranno visibili al pubblico custoditi in una teca di vetro a prova di proiettile e ad atmosfera costante, per evitare il loro deterioramento.
La mostra è stata inaugurata ufficialmente ieri sera con la presenza della riminese Elide Olmeda, pronipote del telegrafista Respicio Olmeda Bilancioni, che a Padova ricevette il telegramma con l’Obbedisco e lo consegnò al generale La Marmora, che a sua volta lo diede a Re Vittorio Emanuele II.
Ora sono previsti vari altri eventi. A Bezzecca domenica 24 luglio è prevista la commemorazione ufficiale (ore 9.30) in Piazza Garibaldi e sul Colle di Santo Stefano.
Oltre al momento istituzionale, che vedrà anche la presenza del viceministro Nencini, sono previste altre manifestazioni per il ricordo dei 150 anni della Battaglia di Bezzecca è legato alle celebrazioni della domenica.
Tra queste l’adunata delle diverse associazioni d’arma, la S.Messa in ricordo dei caduti di tutte le guerre, la Sfilata in corteo e salita verso il colle con deposizione delle corone, l’Aperitivo Garibaldino e il Rancio Alpino allestito presso la zona artigianale di Bezzecca realizzato in collaborazione dei Nu.vol.a Alto Garda e Ledro, del Gruppo Alpini di Bezzecca e dell’Associazione Pro Loco di Bezzecca.
Sarà presente Anita, pronipote di Garibaldi in quanto discendente del figlio Ricciotti. In valle di Ledro è poi attesa anche Costanza, discendente di Menotti.
Tra le curiosità anche la serata di domani sera (ore 20) a Bezzecca con l’evento 150 Sfumature di Rosso: Tango in Piazza Garibaldi, a cura dell’Academia de Tango.
Vi è poi il progetto la Mappa Ritrovata promossa dall’associazione Araba Fenice, dal Museo Garibaldino ed altre realtà culturali del Trentino e finalizzata a risalire ai nomi e alle provenienze di gran parte dei 43mila soldati del Corpo Volontari Italiani coinvolti nella campagna del Trentino e, in particolare, nella battaglia di Bezzecca.
Uno scontro con epicentro il Colle di S.Stefano, che si affaccia sul lago di Ledro oggi ricercata meta di vacanza internazionale.
Dove sorge ossario voluto dell’esercito italiano, gli uomini di Garibaldi sconfissero la guarnigione austriaca aprendo la strada verso la città di Trento, obbiettivo anche del generale Giacomo Medici, storico amico di Garibaldi, che negli stessi giorni a riuscì a risalire la Valsugana sino ad arrivare a Valsorda, alle porte di Trento, alla guida di 10.000 uomini dell’esercito piemontese.
La ricerca storica nei 460 faldoni dell’archivio di Stato di Torino ha portato Donato Riccadonna, Eleonora Pisoni e Luca Scoz a individuare 43.543 nomi che rappresentano la quasi totalità del Corpo Volontari italiani 1866.
Ed è incredibile scoprire che tutte le regioni italiane vi erano rappresentate con 11.112 lombardi, 7.468 emiliani, 6.129 toscani, 1.921 marchigiani, 1.437 piemontesi, 1.275 laziali ma anche 54 sardi, 31 volontari della Basilicata, 27 del Molise e 8 valdostani.
Tra i seguaci di Garibaldi anche persone delle terre italiane dell’allora impero austroungarico: 3.479 veneti, 421 giuliani, 199 trentini e 1 sudtirolese. E di 29 Paesi del Mondo.
Tra questi la metà erano studenti di età tra i 18 e 20 anni. Ed anche futuri grandi personaggi della storia italiana quali, ad esempio, lo scrittore Cesare Abba, il futuro presidente del Consiglio dei ministri Benedetto Cairoli e Giovan Battista Pirelli, fondatore nel 1872 dell’attuale multinazionale: nel 1890 creò il primo pneumatico per bici, nel 1901 il primo pneumatico per autovetture e nel 1909 divenne senatore del Regno d’Italia.
Ma anche Nepomuceno Bolognini, fondatore della Sat (Società Alpinistica Tridentina) antesignana dell’attuale Cai.
La Campagna del Trentino in pochi giorni si sarebbe potuta concludere con l’annessione di questa terra all’Italia, evitando potenzialmente i pericoli della prima guerra Mondiale.
Ma quando il generale Kuhn ormai disperava di poter difendere Trento ed era pronto al ripiegamento verso nord arrivo il dispaccio di la Marmora.
L’Austria aveva raggiunto l’armistizio con la Prussia ed ogni azione bellica venne bloccata.
Le principali realtà nell’evento «Bezzecca150Obbedisco» vi sono Provincia Autonoma di Trento (Assessorato alla Cultura e Servizio Protezione Civile di Trento), Fondazione Museo Storico del Trentino, Rete Museale Ledro (ReLED), Muse di Trento , Museo Garibaldino e della Grande Guerra, Rete Trentino Grande Guerra, Consorzio Turistico della Valle di Ledro, Mag - Museo Alto Garda e Pro Loco di Bezzecca.