Storie di donne, letteratura di genere/ 71 – Di Luciana Grillo
Rufi Thorpe, «Piccola dea»: È il primo straordinario romanzo della scrittrice-rivelazione, che ha scelto come tema l’amicizia intensa che lega due bambine
Titolo: Piccola dea
Autrice: Rudi Thorpe
Traduttrice: Cristina Vezzaro
Editore: Sonzogno 2015
Pagine: 269, brossura
Prezzo di copertina: € 16,50
Piccola Dea è il primo straordinario romanzo di Rufi Thorpe, scrittrice-rivelazione californiana, che ha scelto come tema principale l’amicizia intensa che lega due bambine, Mia e Lorrie Ann.
Sono diverse fisicamente: Lorrie Ann è bella, solare, dolce, rassicurante tanto quanto Mia è ribelle, disordinata, scostante. Anche le loro famiglie sono (o sembrano) molto diverse, «per noi la famiglia di Lorrie Ann era splendida, e quello splendore si trasferiva a Lorrie Ann. Rendeva i suoi capelli già dorati color del miele e il blu oceano dei suoi occhi ancora più profondo… Lorrie Ann riusciva a essere elegante persino in scarpette da ginnastica malconce…»
I genitori di Mia «avevano divorziato…tutti i nostri genitori tranne, naturalmente, quelli di Lorri Ann…Non sapevano cucire né cucinare e nemmeno far quadrare i conti. Si dimenticavano di aprire la posta…Restavano seduti…cercando di non piangere per quella vita che si era rivelata terribilmente dura e monotona…»
Questo è il punto di partenza, Lorrie Ann sembra destinata a una vita felice, le premesse ci sono tutte, a Mia, invece, non si attribuiscono doti o meriti.
Eppure la vita scompiglia le carte e a Lorrie Ann tutto va male, dalla morte del padre alla nascita di un bambino gravemente handicappato, dalla morte in guerra del marito Jim ad uno strano pestaggio che renderà invalida la madre.
Al contrario, la vita di Mia – che pure deve affrontare un rapporto difficile con sua madre – procede brillantemente: prima viene ammessa a Yale, poi frequenta il Dottorato presso l’Università del Michigan e intanto incontra Franklin e con lui condivide studi e vita.
Lorrie Ann rimane, nel pensiero di Mia, lontana e «divina», fin quando, ritrovandosi dopo qualche anno casualmente a Istanbul, da adulte si confrontano, si trovano donne mature, ciascuna impegnata su diversi fronti.
Ed è sempre Mia che ne esce vincitrice, professionalmente affermata, amata dal padre di suo figlio, di nuovo a casa, a riscoprire mamma e fratelli con occhi diversi, nella California della sua giovinezza.
Chi perde è Lorrie Ann, provata dalle tragedie che hanno sconvolto la sua vita, preda di droghe e di scelte sbagliate, eppure pronta a cambiare e a dimenticare…anche quel suo figlio sventurato al quale Mia legge le storie degli Hobbit.
L’autrice si muove con grande abilità, costringe il lettore a seguire le vicende delle due amiche con attenzione e partecipazione provando sentimenti diversi, ora di antipatia per la giovane bella fortunata Lorrie Ann, ora di ammirazione per Mia, meno bella ma capace di costruirsi un futuro senza dimenticare la sua amica del cuore anche quando non ne condivide le scelte.
Non può però fare a meno di parlarne al suo amato Franklin che «aveva passato tante di quelle ore ad ascoltare storie su Lorrie Ann che… aveva confessato di essere terrorizzato all’idea di incontrarla.»
Come nella vita di tutti i giorni, anche in questo romanzo accattivante e ben scritto (sicuramente ben tradotto) non sempre le aspettative diventano certezze e ciò che sembrava scontato si rivela irrealizzabile.
Luciana Grillo
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