Storie di donne, letteratura di genere/ 42 – Di Luciana Grillo
Fiorella Soldà, Il confine della salvezza – Un’autrice che merita essere letta e riletta…
Titolo: Il confine della salvezza. Viaggio nella narrativa di Irène Némirovsky
Autrice: Soldà Fiorella
Editore: Morlacchi 2014
Pagine: 128, brossura
Prezzo di copertina: € 11,50
Questa autrice, dal cognome veneto ma indiscutibilmente ternana, ha al suo attivo numerose pubblicazioni che ho avuto occasione di presentare a Terni, a Rovereto e a Trento negli anni scorsi.
Si trattava di racconti e romanzi, scritti con garbo e padronanza; raccontavano storie di donne dei nostri anni, donne sole e in carriera, donne talvolta annoiate dal loro mondo e pronte a vivere esperienze non comuni, come insegnare lingua francese a un detenuto, ad esempio.
Questa volta la Soldà sorprende i suoi lettori abituali perché propone un «Viaggio nella narrativa di Irène Némirovski», scrittrice molto nota negli anni ’30 del secolo scorso e poi dimenticata, forse nel tentativo – da parte della Francia – di dimenticare con lei anche «l’orrore della guerra, di Vichy e del collaborazionismo».
Dunque, fin dalle prime pagine, la Soldà traccia un ritratto energico e dai contorni decisi di questa scrittrice:
Irina, Irma, Iroska Nemirovski:
- un nome difficile;
- una donna scrittrice in un mondo di uomini;
- una romanziera di successo nel secolo scorso;
- completamente dimenticata e travolta da un destino eccezionale;
- nasce russa, vive da francese e muore tragicamente da ebrea;
- risorge a sessanta o settanta anni di distanza…
E poi ne descrive le caratteristiche che hanno condizionato tanto la sua vita quanto la sua scrittura: lo stile della narrazione, gli argomenti trattati, i sentimenti forti che variano dalla dolcezza alla violenza, dall’ironia al tradimento, infine l’aspetto fisico minuto e la forza che non le ha mai consentito di piangere, né da bambina poco amata da sua madre, né da esule perseguitata che ha attraversato la Russia, la Svezia, l’Europa centrale prima di fermarsi a Parigi.
L’autrice di questo «viaggio», sulla scorta di letture appassionate, ci avverte che, nonostante tanto desiderio di vita…a soli 39 anni la Némirovski muore, dopo essere stata definita una scrittrice importante come Colette, Mauriac, Cocteau.
Ma cominciamo dalla nascita di Irina, nel 1903, a Kiev, nel quartiere dove vivono gli ebrei russi che, come suo padre, hanno fatto fortuna anche con traffici non sempre leciti nel mondo della finanza.
Irina ama infinitamente suo padre, che però è molto spesso lontano per affari.
Nella vita di Irina, in realtà, il problema è la madre, ricca ebrea viziata, frivola, sempre impegnata in rapporti extraconiugali con amanti altolocati.
E l’incubo della madre è lo specchio, il passare del tempo, la decadenza fisica.
Questa donna non ama la sua unica figlia, non vuole vederla crescere, le impone abiti infantili, e non amerà neppure le figlie di Irene.
La figlia non amata non si piange addosso, ha coraggio, pensa «…visto che nessuno si cura di me, io almeno devo volermi bene…» e si allea con l’istitutrice francese, mademoiselle Hélène, «sottile e minuta, con un viso gradevole dai lineamenti delicati…».
Con l’istitutrice la piccola Irina va in visita dai Grossmann e lì vede quali rapporti affettuosi intercorrano fra la giovane donna e le tre bambine, i capelli neri della madre spettinati, tirati da quelle manine impazienti: un delizioso interno familiare che amareggia la piccola, per altro costretta dalla madre, quando la famiglia va in vacanza a Nizza o a Vichy, a vivere con l’istitutrice in modeste pensioni.
Il padre è troppo occupato al casinò, la madre a condurre la sua vita libera!
La Soldà segue con discrezione la crescita di Irene, le fughe della famiglia da Kiev a San Pietroburgo, da San Pietroburgo verso la Finlandia, e questa volta vestiti da contadini…poi la Svezia, infine la Francia.
E, sempre, Irina è impegnata nella lettura, dai classici russi ai grandi francesi, passando per Oscar Wilde, e pian piano anche nella scrittura di fiabe, per sentire meno la solitudine, per riempire di meraviglie le sue notti.
La vita in Francia è piacevole, la famiglia adatta nomi e cognomi al dolce idioma e, d’ora in poi, siamo nel 1919, il padre Leonid diventa Léon, la madre Anna, Jeanne e Irina, Irène.
Feste, cene, balli, abiti alla moda, anche «luoghi equivoci della Parigi notturna», fumo e champagne, e insieme studi di Letterature comparate e scrittura di storie subito pubblicate su riviste e giornali.
La Némirovski scrive, pubblica, si innamora e si sposa.
Quando nascono le sue due bimbe, Denise ed Elisabeth, sa essere una madre amorevole, nonostante la personale dolorosa esperienza.
I romanzi hanno successo, se ne traggono film premiati anche al Festival di Venezia.
E Irène si sente finalmente una vera francese.
Ma gli anni ’30 sono forieri di sventura: molti ebrei fuggono dall’Europa, ma non lei che «resta ad assistere alla disfatta francese…vive ad Issy come in una bolla di sapone».
Mentre si avvicina la guerra, la famiglia si converte al cattolicesimo, ma dovrà comunque «applicare la stella gialla…» e nel 1942 «è arrestata in casa… dai gendarmi francesi, secondo la misura generale contro gli Ebrei apolidi dai 16 ai 45 anni».
In cinque minuti Irène saluta figlie e marito e lascia la sua casa per andare ad Auschwitz-Birkenau insieme ad altri 12.884 ebrei.
Muore il 19 agosto, in camera a gas o forse per tifo: «non è più una romanziera, una madre, una moglie, una donna, una russa, una francese: è solo un’ebrea».
La storia avanza, la Soldà ci parla della preziosa eredità letteraria, di una valigia che il papà affida alle sue bambine e che per 50 anni rimarrà chiusa.
Entrambe le figlie scrivono, ricordano, danno nuova vita alle opere della mamma.
Il 2004, finalmente, vede la luce «Suite francaise», romanzo subito apprezzato e premiato; alla Némirovski la città di New York dedica uno straordinario omaggio e così Parigi nel 2010.
«Suite francaise» viene paragonato a «Guerra e Pace» e, come per un effetto-domino, vengono ripubblicati tutti gli altri scritti (16 romanzi, circa 50 racconti e brevi novelle), con effetti contrastanti nella critica e nel pubblico dei lettori: il suo essere «ebrea-cattolica, russa-francese ecc.» crea intorno alla Némirovski un dibattito vivace e spesso aspro, che la Soldà segue con attenzione, riportando stralci di interviste rilasciate dalla stessa Irène e commenti di saggisti.
Molto interessanti sono, alla fine del libro, le Note e le Traduzioni che arricchiscono il viaggio «Al confine della salvezza» e che ci aiutano a capire meglio una intellettuale che, a differenza di altre grandi scrittrici contemporanee come la Yourcenar o la Duras, ha avuto assai meno tempo per raggiungere vette elevate nel mondo letterario.
A noi, ora, non resta che leggere o ri-leggere le sue opere!
Luciana Grillo
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