Riapre sabato 4 settembre la ferrata dei Colodri

E' stata messa in sicurezza stabilizzando di circa 300 metri cubi (800 tonnellate), che incombeva sull'abitato di Prabi

Riapre sabato 4 settembre la ferrata dei Colodri, dopo il complesso intervento di messa in sicurezza con cui è stato stabilizzato un masso di circa 300 metri cubi, per un peso prossimo alle 800 tonnellate, che si trova in corrispondenza della cresta spartiacque a monte del «Camping Arco».

I lavori di somma urgenza sono stati svolti in seguito alla segnalazione pervenuta all'amministrazione comunale di Arco dalla Commissione sentieri della Sat nel marzo 2010, che indicava la presenza di pericolosi massi incombenti sull'abitato di Prabi.

Ricevuta la segnalazione, il Comune ha immediatamente incaricato il geologo Giovanni Galatà e l'ingegner Ruggero Cazzolli di redigere un progetto di messa in sicurezza, poi approvato e finanziato, secondo la procedura della somma urgenza, dal Servizio Prevenzione Rischi della Provincia autonoma di Trento, per un importo complessivo di 50 mila euro.

«Un lavoro professionale e rapido - commenta l'assessore all'ambiente Massimiliano Floriani - del quale vogliamo ringraziare la ditta OR.BA.RI di Dorsino, specializzata in lavori in parete, che ha svolto l'intervento, e i progettisti. Un intervento particolarmente delicato nel quale l'amministrazione comunale s'è mossa, come si potrà immaginare, con la massima rapidità, visto il potenziale pericolo legato alla situazione segnalata dalla Sat.»

«D'altronde dobbiamo essere sempre attenti all'evoluzione dell'ambiente, - ha concluso Floriani - specie in casi di grandi piogge, come nei giorni scorsi, o in altre situazioni di calamità ambientali. Arco, in àmbito provinciale, è uno dei comuni con la più ampia superficie: un dato che da solo dimostra la necessità di un'ampia sinergia nel controllo del territorio, com'è avvenuto in questo caso grazie alla Sat».

La messa in sicurezza del concio, della via ferrata e di tutta l'area urbanizzata di Prabi è stata eseguita mediante tirantatura sistematica per mezzo di barre in acciaio speciale: si tratta della scelta che, vista la situazione, s'è proposta come più affidabile.

Il masso, quindi, è stato bloccato preventivamente per mezzo di funi d'acciaio, poi perforato per l'installazione dei tiranti, con barre di grosso diametro.

Prima delle perforazioni per l'immissione dei tiranti, è stata quindi realizzata una imbragatura mediante funi di acciaio da 20 millimetri, ancorate lateralmente, superiormente ed inferiormente al concio stesso, a porzioni sane di roccia.

Questo per scongiurare movimenti della massa instabile che avrebbero potuto portare, a sèguito delle attività di perforazione, al suo collasso.

Il consolidamento del concio roccioso è stato quindi garantito con la posa in opera di 13 tiranti disposti secondo un interasse di 2 metri in senso verticale e di 3 metri in senso orizzontale, e di lunghezza compresa tra i 5 e gli 8 metri.

Nelle foto, alcune fasi del lavoro.