Storie di donne, letteratura di genere/ 11 – Di Luciana Grillo
Leggendolo ci si avvicinata al mondo, alla storia e alla vita di Costanza D'Altavilla
Titolo: La sposa normanna
Autrice: Russo Carla M.
Editore: Piemme 2009 (collana Bestseller)
Pagine: 236, brossura
Prezzo di copertina: € 10,00
Prezzo in eBook: € 6,99
Dei Normanni pensavo di sapere abbastanza, se non altro per il fatto che i miei genitori, appena sposati, vissero a Salerno, nel centro storico, in un appartamento del palazzo di Roberto il Guiscardo…
Poi naturalmente i Normanni li ho studiati a scuola, quei nordici biondi dagli occhi azzurri che hanno lasciato tante tracce nel sud.
Allo stesso modo, ho appreso molte notizie relative agli Svevi, al Barbarossa, a Enrico, a Federico II stupor mundi, all’ombra dei cui castelli di caccia ho mosso i primi passi come insegnante, leggendo - durante lunghi viaggi in treno - il suo trattato sulla falconeria.
E anche di Costanza d’Altavilla, ultima erede normanna, sposa attempata di Enrico di Svevia, sapevo qualcosa, ad esempio - attraverso Dante - che aveva subito l’onta dell’obbligo a rinunciare ai voti e che per questa rinuncia era sì in Paradiso, ma confinata lontano da Dio.
Leggendo «La sposa normanna» mi sono avvicinata al mondo, alla storia, alla vita di Costanza in modo profondo e ne ho capito il pensiero, i desideri, le speranze.
E ne ho conosciuto le umiliazioni, i dolori.
E insieme quella dignità in nome della quale non è scesa a compromessi: anzi, ha svolto in modo impeccabile il ruolo ingrato di regina che non sa dare l’erede al suo sposo, di donna poco amata e mai rispettata, di normanna malvista e mal giudicata.
Gualtieri di Palearia, il diplomatico emissario del Papa, nemico di Costanza e primo cancelliere di Enrico, la definiva «puttana normanna» ed era pronto a servirsi di qualsiasi mezzo per screditarla.
Quando finalmente nasce l’erede, mentre Costanza è in viaggio per raggiungere quel marito grossolano che mette in dubbio persino la sua paternità, la sposa normanna sa di aver compiuto il suo dovere e si dedica, con infinito amore, a quel bimbo che lei chiama Costantino, al quale vuole consegnare il regno che fu dei suoi avi.
Costanza ha messo da parte il suo pudore, ha voluto che al parto assistesse un intero paese, ha fatto chiamare a raccolta le donne, da loro ha accettato consigli e suggerimenti, perché «nessuno possa mai più, in futuro, sollevare dubbi sulla legittimità del bimbo».
E non teme che la sua dignità possa essere sminuita se al parto assistono, invece che dignitari di corte, le povere contadine di Jesi, giunte titubanti al suo cospetto, pronte a confortarla e a farle coraggio con la loro presenza.
Gli eventi si susseguono rapidamente, a Costanza viene sottratto il figlio e lei stessa è costretta a raggiungere il marito a Palermo.
Quando Gualtieri la riceve, non le va incontro, non si alza neppure, le dimostra disprezzo e crudeltà, le promette che si sbarazzerà non solo di lei, ma anche dell’imperatore e del piccolo erede.
Costanza è una donna apparentemente fragile, vuole difendere con tutte le sue forze l’amato Costantino, che lei considera erede non degli arroganti Hohenstaufen, ma degli Altavilla: a Palermo esce in incognito, visita la gente semplice che la ama, la comprende e la sostiene.
Alla morte di Enrico, nulla sembra migliorare, ma Costanza assume energicamente il comando del regno, e riesce ad imporsi fino ai tre anni del suo bimbo, un bimbo davvero speciale, dall’intelligenza prodigiosa che, sottratto allo zio paterno, le fu consegnato da un amico fedele.
Nella parte conclusiva del romanzo, la Russo racconta l’infanzia e l’adolescenza di Costantino-Federico che cresce lontano dal palazzo, ospitato dalle donne del popolo, amico dei bambini che vivono fra vicoli e porto.
Da loro impara linguaggio e modi sgradevoli, ma anche la capacità di cavarsela e di diventare, infine, quello stupor mundi che ha dato dignità alla lingua italiana, che ha lasciato straordinarie tracce architettoniche nei luoghi tanto amati del Regno delle Due Sicilie e che ha protetto artisti e letterati del tempo, rivelando quanto la forza, la cultura, l’intelligenza della madre abbiano influenzato la sua personalità fin dai primi momenti della sua vita.
Luciana Grillo