Cassa del Trentino/ 3 – La lectio di Granfranco Cerea

«Il debito pubblico penalizza le generazioni future? È un’affermazione di buonsenso priva di fondamento scientifico»

Gianfranco Cerea, presidente di Cassa del Trentino, ha tenuto a precisare un concetto: «Il debito pubblico non è un onere trasferito alle generazioni future».
È stato il principio anticipato alla conferenza stampa di presentazione del bilancio della Cassa, che poi ha ribadito in una breve ma chiarissima affermazione al termine della conferenza.
 
«È dal 1912, cioè da 200 anni, che il concetto è stato dimostrato dall’economista David Riccardo [vedi] – ha esordito Cerea. – Il debito fatto a fronte di investimenti è semplicemente un investimento fatto negli anni.»
Un esempio. Se vogliamo fare un depuratore da 100 milioni di Euro, dobbiamo fare un investimento finanziario da rimborsare in un certo numero di anni. In 10 anni, la quota capitale annua sarebbe di 10 milioni.
Le generazioni che verranno non si troveranno un debito, ma un quota parte dell’investimento fatto. D’altronde usufruiranno anche loro del depuratore fatto.
Lo stesso vale anche nelle famiglie per l’acquisto di un appartamento con un mutuo. Ai figli non viene lasciato solo un debito, ma il costo dell’appartamento per gli anni in cui sarà abitato.
 
Di logica, dunque, la rateazione per il rimborso della spesa fatta dovrà essere vicina a quella dell’ammortamento vero e proprio. Meglio prendersi dei vantaggi e rientrare prima.
Se facciamo il nuovo ospedale di Trento, che a detta dei tecnici dovrebbe durare almeno 60 anni, la rateazione per il rientro finanziario sarà all’interno di quell’arco di tempo. Meglio entro i 50 anni.
 
Noi condividiamo da sempre questo concetto.
Dellai non ha indebitato la Provincia di due miliardi, come ha detto un noto leader politico, ma ha trasferito alle generazioni future anche l’usufrutto delle infrastrutture che ha realizzato con quei soldi.