Spezziamo una lancia a favore delle ragazze di Miss Italia

Il ’68 è passato da 45 anni, i tempi sono cambiati. È bene rendersene conto

In questo momento in cui ci si sta rendendo conto che l’Italia si trova in una condizione delicatissima, dove non può fermarsi, non può procedere e non può tornare indietro, ci troviamo a dover parlare di argomenti che credevamo di aver sepolto anni e anni fa.
Ci riferiamo alle selezioni di Miss Italia, che stanno sollevando un can-can (ci si conceda il termine, peraltro voluto) inaudito.
Presi da problemi reali, quando abbiamo saputo delle dimissioni di Marta Baldessarini, rassegnate perché il MART di Rovereto ospiterà una selezione di Miss Sportiva (vedi servizio), ci siamo fermati e abbiamo sollevato la testa dal PC e abbiamo preso fiato.
Finalmente un problema che non esiste, ci siamo detti.
 
O meglio, è un problema che non esiste più.
Esisteva nel ’68, quando la donna era davvero molti metri più in dietro dell’uomo. Il ’68, è bene non dimenticarlo mai, lo hanno fatto anche le donne. Tutte, non solo le femministe.
Il gap uomo-donna non era stato colmato dalle femministe, o comunque non quanto lo abbiano fatto le donne in genere, cresciute di cultura, di esperienza, di responsabilità.
Se oggi la donna sa esattamente quello che è, quello che vale, quello che si aspetta, quello che deve pretendere, quello per cui deve combattere, quello per cui deve credere, lo deve al crescere della società in cui vive. Che ha costruito insieme all'uomo.
 
Oggi sono passati 45 anni da quel periodo epico che fu il '68, ma evidentemente qualcuno non si è accorto che i tempi sono passati e che la mercificazione della donna si fa a ben altri livelli e perché, è bene ricordarlo, certe donne irriducibili adorano farlo.
Oggi come allora qualcuno continua a dire «l’uomo non separi ciò che è stato unito dall’amore e dal denaro».
Ma la maggior parte delle ragazze (basta stare una volta insieme con le ragazzine in una sfilata per rendersene conto) è sana.
  
G. de Mozzi