Il Polifemo e la Tisbe di Góngora a Trento mercoledì 15 giugno

Le due opere del grande poeta barocco spagnolo saranno presentate a Lettere

Mercoledì 15 giugno alle ore 17.00 presso la Sala Musica del Dipartimento di Lettere e Filosofia in Via Tommaso Gar 14 a Trento si conclude la prima parte del ciclo di incontri organizzati per il 2016 dal Seminario Permanente di Poesia, diretto da Pietro Taravacci e Francesco Zambon, che quest’anno ha allargato notevolmente il raggio di osservazione verso realtà poetiche e autori del tutto nuovi.
Questa volta la formula è quella della presentazione di un volume: Luis de Góngora, «Il Polifemo - La Tisbe» (Pisa, ETS, 2015) curato da Pietro Taravacci e Giulia Poggi, accomunati dalla passione per il tradurre in versi e dalla consapevolezza di quanto in Italia sia ancora poco conosciuto un grande poeta barocco come Góngora.
La presentazione - che prevede anche la lettura di alcuni brani dei due testi originali e delle loro traduzioni in versi - sarà a cura di uno dei maggiori studiosi di Góngora, Jesús Ponce Cárdenas dell’Università Complutense di Madrid e Roberto Gigliucci, docente dell’Università di Roma La Sapienza, studioso di relazioni tra la cultura barocca spagnola e quella italiana.
 
Nato da una comune passione per il tradurre e dalla consapevolezza di quanto in Italia sia ancora poco conosciuto un grande poeta barocco come Góngora, il volume […] intende mettere a confronto due tra le sue più importanti opere: il Polifemo (1612), di cui esiste già più di una versione italiana, e La Tisbe (1618), mai, finora, tradotta.
Due favole mitologiche distanti fra loro, non solo perché appartenenti a due diverse fasi della poetica dell’autore, ma anche per il ritmo su cui si dipanano - la sonora ottava endecasillabica della prima, con le sue inflessioni classiche e italianeggianti, l’agile romance, con le sue evocazioni tradizionali, della seconda - e per la lingua che le intesse, culta nel primo caso, di registro ostentatamente basso nel secondo.
La vera novità di Góngora consiste nel renderle entrambe oggetto di una stessa tecnica basata sull’artificio: un artificio volto indifferentemente allo stile sublime e burlesco.
Il volume risulta particolarmente adatto al contesto e all’attività di SEMPER, non tanto perché uno dei curatori sia Pietro Taravacci, inventore del Seminario e responsabile, assieme a Francesco Zambon, dello stesso, ma perché testimonia la costante attenzione alla pratica e allo studio della traduzione poetica, e perché ribadisce l’apertura del Seminario a qualsiasi stile e a tutte le “stagioni” della poesia.
 
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