Uccellanda dei Baroni Buffa, piccolo gioiello ritrovato di Scurelle
Titolo: L'Uccellaria dei Baroni Buffa a Scurelle Valsugana Autore: Autori vari Editore: Provincia autonoma di Trento Soprintendenza per i Beni architettonici Presentato dall'Assessore Panizza
Si intitola «L'Uccellanda dei Baroni
Buffa a Scurelle in Valsugana» ed è la più recente pubblicazione
della Soprintendenza per i Beni architettonici della Provincia
autonoma di Trento.
Il volume descrive un peculiare roccolo, raffinatamente decorato,
che apparteneva alla nobile famiglia dei Buffa, i cui lavori di
restauro, coordinati dalla Soprintendenza, sono stati da poco
ultimati.
La presentazione dell'opera e del progetto di restauro si è tenuta
oggi alle ore 17, presso il teatro di Scurelle, con interventi
dell'assessore alla cultura, rapporti europei e cooperazione,
Franco Panizza; del sindaco Fulvio Ropelato; del soprintendente per
i Beni architettonici, Sandro Flaim e della direttrice dell'Ufficio
Tutela e Conservazione dei Beni architettonici, Michela
Cunaccia.
L'appuntamento è stato preceduto alle ore 15 da una breve
cerimonia, presso il parco delle Terme di Levico, in ricordo
dell'architetto Lorena Sartori che ha curato il progetto
dell'Uccellanda:
«Una figura di professionista - come ha ricordato l'assessore
Panizza - che ha lasciato un ricordo carico di umanità e
professionalità. Sono molti gli amministratori e cittadini che
vogliono oggi ricordare l'architetto Sartori.»
L'uccellanda di Scurelle è un minuscolo edificio risalente al
diciassettesimo secolo, che apparteneva alla nobile famiglia Buffa
di Telve Valsugana, località dove esiste ancora un imponente
palazzo.
Questi signori, originari del Tesino, dipendevano politicamente dai
vescovi di Feltre.
La struttura in muratura fu realizzata probabilmente verso il 1675
dal barone Pietro Gaspare Buffa (1634 - 1693), personaggio molto
attivo, appassionato cacciatore ed esperto nell'arte venatoria.
«Il recupero dell'Uccellanda - ha sottolineato l'assessore
provinciale alla cultura, Franco Panizza - significa anche il
recupero della storia di una famiglia nobile e la storia di una
valle. Credo che possiamo cogliere anche da una struttura destinata
alla caccia, così particolare sofisticata, la positiva complessità
della storia trentina. Da parte mia considero positivo il ruolo
della Soprintendenza per i Beni architettonici impegnata da tempo a
restituire al Trentino i segni della propria storia e del proprio
passato. La lettura della storia ci consente nuove chiavi di
lettura anche per il futuro.»
L'opera rappresenta una delle testimonianze più singolari della
cultura venatoria trentina in epoca seicentesca, periodo storico
contrassegnato da una progressiva diffusione dei roccoli nel
territorio trentino. L'interno dell'edificio ha una rilevante e
inconsueta testimonianza artistica, con una ricca e raffinata
decorazione a stucco.
Nelle vele sono rappresentate varie scene di caccia: alla volpe, al
cinghiale, all'orso, a stambecchi e camosci e infine al cervo. Il
tutto è accompagnato da cacciatori con cani.
I restauri condotti dalla Soprintendenza provinciale hanno messo in
luce la bellezza artistica del suo interno e l'originalità
dell'impianto.
L'uccellanda, in muratura su un dosso circondato da muri a secco e
da carpini bianchi, si differenzia nettamente dai tradizionali
roccoli a torretta, posti solitamente in luoghi strategici di
passo.
L'impianto di Scurelle è un tordaio a vischio con annesso boschetto
a lacci, che poteva essere munito di reti. Probabilmente rimase
attivo, anche se usato in maniera più rara, fino all'Ottocento.