Un pomeriggio con un calciatore Brio…so – Di Luciana Grillo

La vita dell’«Ultimo Stopper» in un libro scritto da una donna, Lucia Casertano

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Per la prima volta nella mia vita, ho incontrato un calciatore di successo, Sergio Brio, di origine leccese, che ha giocato con il ruolo di stopper nella grande Juventus dell’Avvocato Agnelli.
Sulla sua maglia spiccava il numero 5, sulla copertina del libro – una sorta di autobiografia scritta con la giornalista Lucia Casertano – «L’ultimo Stopper» , lo si vede in azione, con la mitica maglia bianco-nera.
 
L’incontro, organizzato a Maratea dal Centro Culturale «J.M.Cernicchiaro», è avvenuto il 2 settembre e dunque non poteva iniziare se non con il ricordo commosso di un altro grande, Gaetano Scirea, morto proprio 30 anni fa, a causa di un incidente stradale.
Brio ha giocato con lui, ma anche con Cabrini, Tardelli, Zoff, Baresi, Paolo Rossi; è stato individuato e «comprato» da Boniperti… Tutti nomi noti anche ad una incompetente come me!
 
Hanno accolto Brio, nelle belle sale del Centro Culturale, la presidente professoressa Polisciano, che ha ricordato i numerosi sponsor che hanno reso possibile l’evento, il sindaco, avvocato Stoppelli, che ha salutato calorosamente il giocatore e gli ospiti, il presidente del Maratea Calcio, architetto Giacomo Ricciardi, esperti di calcio, giornalisti radiofonici, televisivi e della carta stampata, il medico sportivo Pasquale Bergamo e tanti tanti tifosi che hanno esposto in sala, all’ingresso, lungo le scale di accesso, maglie bianconere e striscioni pro Juventus.
 
Luigia Casertano ha accompagnato Brio, ne ha parlato con simpatia, ha raccontato perché abbia deciso di occuparsi di un calciatore e della sua vita, ha messo in evidenza la sua umanità, la sua capacità di manifestare riconoscenza e di ricordare chi anche per poco ha attraversato la sua vita.
Ha detto che, secondo Causio, Brio non è stato l’ultimo stopper, ma l’unico!


 
Ha ricordato che Brio veniva definito dai suoi fans «il gladiatore»; che donna Allegra Agnelli, presidente dell’Istituto piemontese per la ricerca sul cancro «Candiolo», ha accettato con riconoscenza l’idea di Brio di devolvere i diritti d’autore proprio a questo prestigioso Centro di cura dei tumori; che Boniperti è stato felice di scrivere la prefazione del libro.
 
Hanno parlato volentieri tutti gli altri invitati, sottolineando sempre l’umanità e la generosità di Sergio Brio, che ha partecipato a 378 partite, vinto 4 scudetti e tutte le competizioni europee per club, tanto da essere ricordato come uno dei sei giocatori al mondo che hanno conquistato questo primato.
E hanno ricordato che Brio ha vissuto in prima persona anche il dramma dello stadio Heysel, quando morirono tanti tifosi juventini che avevano accompagnato in Belgio la loro squadra del cuore.
 
Il medico sportivo ha ricordato i gravi incidenti che hanno segnato la carriera di giocatore di Brio: in particolare uno molto serio al ginocchio.
Quando Boniperti andò a visitarlo in ospedale, l’ortopedico suggerì al coach di trovare per Brio un bel posto dietro una scrivania… Invece tutto andò per il meglio e Sergio tornò a giocare, più forte e deciso di prima.
 
Per ultimo, ha preso la parola Brio: con straordinaria semplicità, si è presentato come un ragazzo del Sud che sognava di giocare a calcio e che tifava per la Juve.
Per raggiungere il suo scopo, Sergio si è impegnato con serietà e determinazione, ha giocato per poco in Sicilia, poi, arrivato alla Juventus, ma ritenuto forse ancora acerbo, è stato atleta della Pistoiese per tre anni, fino al momento del ritorno alla sua Juve, alla quale è rimasto fedele dal 1978 al 1990.
 
Il pubblico lo ha applaudito più volte: qualcuno gli ha chiesto perché oggi manchi spesso la «fedeltà» alla squadra, qualche altro ha voluto che fosse proprio lui a raccontare l’episodio che rese celebre un cane che gli addentò un polpaccio… Saremmo tutti rimasti inchiodati sulle poltroncine ad ascoltare le parole vere di un uomo che è rimasto semplice, ma un ricco buffet – offerto da un supermercato locale – e l’ora ormai avanzata ci hanno costretto a lasciare Sergio, il gigante «Brio…so».

Luciana Grillo
l.grillo@@ladigetto.it