Al Salone del libro di Torino le pro loco d’Italia

La Federazione Trentina Pro Loco porta a Torino uno spaccato del volontariato e del territorio


Campolongo, Costa, La Spina, Faes.
 
Iniziative editoriali, un premio nazionale unico in Italia dedicato al dialetto, la festa del libro: sono molte e diverse le azioni realizzate dalle Pro Loco e da UNPLI in ambito letterario.
Un patrimonio di attività presentato nella vetrina più importante d'Italia per il settore, il Salone del Libro di Torino.
Fulcro della giornata è stata la presentazione del premio letterario Salva la tua lingua locale, premio nazionale dedicato al dialetto e alle lingue locali, che quest’anno si arricchisce di due novità: la sezione scuola che acquista ancora maggiore autorevolezza grazie all’intesa con il Miur, e la nuova sezione intitolata alla figura del linguista e già presidente onorario del premio Tullio De Mauro, dedicata a testi editi e inediti di lavori scientifici sul tema del dialetto e delle lingue locali.
 
Quest'anno, insieme ad UNPLI Nazionale c'era anche il Trentino, con due opere.
A presentare la prima, «Volontari, persone da vivere» (di I. Povinelli, A. Castelli, C. Dallapè, F. Aste, Grafiche Stile Editore, Rovereto 2019), è stato il presidente della Federazione Trentina delle Pro loco, comitato Unpli Trentino Alto Adige Enrico Faes.
«Con questa pubblicazione abbiamo provato a lasciare per le generazioni future uno spaccato sul mondo del volontariato turistico forti della paternità di un movimento che dal Trentino si è espanso in quasi 140 anni in tutta Italia.
«Lo abbiamo fatto con una produzione originale resa tale dalla creatività degli autori che hanno fatto un lavoro di interpretazione straordinario nel cercare di rendere con freschezza un mondo, quello delle Pro Loco, contraddistinto da tante differenze.
«Crediamo di essere riusciti nell’intento di aver prodotto una specie di vademecum alternativo del fare pro loco, leggibile ed interpretabile davvero da ogni tipo di lettore.» 


Povinelli, Castelli, Dallapè, La Spina, Faes. 

Apprezzamento all’opera arriva anche dal presidente nazionale Antonino La Spina, che la definisce «un lavoro straordinario e un’opera molto significativa per l’Unione delle Pro Loco, perché in modo indiretto è un incentivo a diventare volontari di Pro Loco.
«Il suo merito è di non concentrarsi sul cosa le Pro Loco fanno, ma sul chi lo fa, entrando nel cuore dei volontari e nel cuore dello spirito del fare volontariato.»
Gli autori, Povinelli, Castelli e Dallapè, hanno approfondito il senso del lavoro, riassunto così da Ivo Povinelli (oltre che autore, direttore della Federazione Pro Loco).
«Volevamo creare uno strumento che facesse capire alle persone non tanto cosa fanno le Pro Loco, ma quanto è bello parteciparvi.
«Il volontariato è così presente e visibile nel nostro Paese che siamo abituati a guardare le grandi cose che fa, noi volevamo sviscerare la motivazione profonda che lo muove.»
 
Anche il secondo volume, «La chiesetta alpina sul Monte Bondone di Ettore Sottsass senior a Vanéze» (a cura di F. Campolongo, S. Costa e C. Volpi, RS Editore, Trento 2018), è stato accolto con grande interesse dal presidente nazionale La Spina, che sottolinea «come per l’Unione delle Pro Loco sia importante dare voce a proposte come questa, che esprimono l'operosità delle Pro Loco.
«Quella del Monte Bondone, in questo caso, si è attivata per rendere fruibile un bene culturale presente sul territorio.»
Il presidente della Pro Loco Monte Bondone Sergio Costa, ringraziando UNPLI per la preziosa opportunità data alla Pro Loco, ha evidenziato come «la Pro Loco abbia voluto creare un’opera di grande interesse scientifico, frutto di un lavoro sinergico con le massime autorità della provincia.»
 
Fabio Campolongo, architetto della Soprintendenza dei Beni Culturali della PAT, dopo aver portato i saluti del sovrintendente Franco Marzatico, mette in luce «gli aspetti curiosi e inediti che rendono unica questa chiesa: il fatto di essere a pianta centrale e di forma ottagonale, e di rappresentare una storia di libertà e generosità.
«È infatti un’opera che nasce libera da influenze dell’autorità, voluta e finanziata dalla gente, e che realizza il sogno di Sottsass, che dopo la guerra ambisce alla pace, da ritrovarsi sui monti e nella spiritualità.
«Una vicenda che racconta storie di uomini, quelli che la hanno voluta nel 1925 e quelli che, come i volontari della Pro loco, la tengono viva oggi.»