Il nichilismo attivo: avvicinare il sogno ai dati della realtà

Più di 300 persone sono arrivate a Caldonazzo per ascoltare Umberto Galimberti nell’incontro all’ora di pranzo del TrentinoBookFestival

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Sedie piene sotto il tendone del Book garden, tante persone in piedi e sedute fuori dal tendone, in strada, nella vigna vicina.
Umberto Galimberti ha fatto il pieno di pubblico al TrentinoBookFestival di Caldonazzo, dialogando con il direttore dei giornali Il Trentino e L’Alto Adige Alberto Faustini sul tema «La parola ai giovani. Dialogo con la dichiarazione del nichilismo attivo».
Galimberti indossa per i primi minuti i panni del «ministro dell’istruzione». E la sua «buona scuola» è apprezzata dal pubblico.
«Siamo l’ultimo paese europeo per comprensione di un testo scritto. Dobbiamo far leggere i ragazzi, non riempire la scuola di computer.»
Scuola non come ente fornitore di professionalità, ma come istituto di formazione. Per aiutare a trasformare gli impulsi dei ragazzi in emozioni e le emozioni in sentimenti.
«Negli Stati Uniti una ricerca in materia di neuroscienze ha mostrato come il cervello di 500 manager e 500 delinquenti sia perfettamente uguale.»
 
Nella scuola di Galimberti ci sarebbero classi con massimo 15 studenti ed una scuola aperta fino a mezzanotte.
«Servirebbe un test di personalità per i professori che ricevono ragazzi già rovinati in famiglia.»
Fondamentali i primi anni di vita, 3 per le neuroscienze, nei quali «si formano definitivamente le mappe cognitive ed emotive dei bambini».
Il nodo dell’identità è il fatto che «sia un dono sociale, che viene prima dell’individuo». Abbiamo bisogno di testimonianza e di essere «identificati» per quello che facciamo.
Secondo il filosofo i genitori devono rispondere ai bambini che «cercano sempre i principi di causalità».
Due passaggi anche sulla differenza di abitudini di lettura tra studenti italiani e ad esempio studenti tedeschi, «è la cultura l’elemento che consente ad un popolo di rimanere in piedi».
E sull’esigenza di un «paradiso dei giusti»: «perché la santità non sia solo di fede, ma anche di opere.»
 

 
Dopo una vivace ora di discussione entra in gioco l’«ospite inquietante», il nichilismo.
«Dobbiamo guardare bene in faccia il nichilismo, perché manca uno scopo, manca una risposta ai perché, tutti i valori si svalutano. Per i giovani il futuro non è più una promessa. La nostra vita va avanti perché c’è un qualcosa che ci attrae. Se non c’è traguardo, comincia la rassegnazione.»
Il nichilismo per Galimberti si vede nelle dipendenze ad esempio da alcol e droga: «Non c’è piacere nell’assumere queste sostanze, ma funzionano bene da anestetico verso il guardare avanti. Non si vuole riconoscere la propria insignificanza sociale.»
Il nichilista passivo diventa persona che attende, auspica, si augura. Mentre il nichilista attivo sa commisurare il proprio sogno con i dati della realtà.
 
Sui giovani l’invito di Galimberti è quello di «renderli protagonisti, metterli sul palco, farli parlare. Dopo i 12 anni non contano più nulla le parole dei genitori. Se volete diventare amici dei vostri figli, rischiate di diventare patetici».
Si torna quindi a parlare di famiglia e società.
«Una volta sia la famiglia che la società richiedevano dovere e sacrificio. Oggi la società è più basata su un principio di piacere, questo porta la nostra civiltà a sparire un po’ alla volta».
Infine, rispondendo ad una domanda dal pubblico, si parla di valori e fede.
«La fede dipende dall’educazione e c’è un grosso rischio di scambiare la fede con la verità. La fede non sa, quindi alla fede compete il dubbio, come è stato ad esempio per il Cardinal Martini».
Secondo Galimberti «i valori sono il risultato di una crescita sentimentale. Se i bambini dalla terza elementare non giocano più assieme ai loro coetanei di colore o che hanno altre provenienze, allora vuol dire che il razzismo viene indotto dalla famiglia».