Un «Campiello» laureato a Trento in Lettere moderne

Il riconoscimento alla sua opera prima «Gli 80 di Camporammaglia» accolta in Ateneo con le congratulazioni del rettore Collini e del suo relatore di tesi Claudio Giunta

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Importante riconoscimento per un giovane laureato dell’Università di Trento.
Valerio Valentini, laureato in Lettere moderne e in Filologia e critica letteraria all’Università di Trento, ha conquistato nei giorni scorsi il Premio Campiello, nella sezione «Opera Prima» per il suo romanzo «Gli 80 di Camporammaglia», edito da Laterza.
«Un romanzo corale – come si legge nella quarta di copertina – un intrico di storie dense di coraggio e desolazione, un racconto che con impeto realista testimonia un modo di stare al mondo che sembra appartenere a un’epoca superata.»
Un esordio che ha permesso a Valentini di ottenere uno tra i premi letterari più prestigiosi d'Italia e tra i più importanti nel panorama editoriale italiano dalla sua fondazione nel 1962.
 
La notizia del riconoscimento è stata accolta con grande soddisfazione dal professor Claudio Giunta, docente al Dipartimento di Lettere e relatore della tesi di Valentini nel 2015 e anche dal rettore Paolo Collini che ha conosciuto lo studente durante un periodo di stage all’Ufficio stampa dell’Ateneo.
«Esprimo pubblicamente a Valerio Valentini, studente e giovane giornalista di grande talento, le mie congratulazioni per questo importante traguardo che premia la sua creatività e capacità di scrittura, – ha commentato Collini. – Mi auguro che questo successo possa incoraggiare tanti altri studenti del nostro Ateneo a impegnarsi, a credere in sé stessi e a inseguire le proprie passioni.
«Giovani che, come Valerio, da tante parti d’Italia portano a Trento, nella nostra Università, il proprio talento.»
Il professor Giunta ha recensito il volume di Valentini sul blog letterario http://www.leparoleelecose.it/.
 
Valerio Valentini nasce a L’Aquila il 24 ottobre del 1991. Cresciuto a Collemare, piccolo paese sugli Appennini abruzzesi, nel 2010 si trasferisce a Trento per frequentare l’Università.
Duranti i suoi studi è stato anche allievo del Collegio Bernardo Clesio dell’Università di Trento. Un Erasmus in Inghilterra, un altro in Francia.
Nel frattempo collabora con «Minima & Moralia», «Internazionale.it» e «Articolo21» ed entra a far parte della redazione della webzine «404:FileNotFound».
Nel 2015 si laurea in Lettere moderne, con una tesi sulla descolarizzazione (relatore, prof. Claudio Giunta). A Roma studia da giornalista, scrive per «Ilfattoquotidiano.it» e per «Il Foglio».
Dalla fine del 2017 vive a Torino, dove collabora con il «Corriere della Sera».
Dal 2018 è tornato a lavorare stabilmente per «Il Foglio», come cronista politico

 Gli 80 di Camporammaglia 
(Dalla quarta di copertina)
Camporammaglia è un paese come ce ne sono tanti nell’entroterra abruzzese, fagocitato dagli Appennini a 800 metri d’altezza, a mezz’ora di macchina dal primo supermercato.
Ci vivono, in una orgogliosa e disperata indifferenza rispetto al resto dell’universo, più o meno ottanta persone, tutte con gli stessi due o tre cognomi, tutte aggrappate a un’apatia che le protegge e le condanna.
Ma l’idillio è solo apparente, l’inviolabilità delle leggi dei padri è inevitabile che crolli quando la Storia finalmente irrompe, anche a Camporammaglia.
Il terremoto, nella primavera del 2009, arriva a sconvolgere quell’intricato garbuglio di relazioni che da sempre tiene uniti gli abitanti del posto.
E così, com’è già avvenuto in passato di fronte a eventi più o meno epocali – poco importa che si trattasse del prolungamento della statale, della costruzione della piazza o della comparsa della prima televisione – Camporammaglia muta nella sua eterna fissità: continua ad arrendersi, e a resistere, come rimanendo sull’orlo di una capitolazione che però non avviene mai del tutto.
Gli 80 di Camporammaglia è un romanzo corale, un intrico di storie dense di coraggio e afflizione, un racconto che con impeto realista testimonia di un modo di stare al mondo che sembra già appartenere a un’epoca superata.
 
 Motivazione della Giuria dei letterati 
Dopo il terremoto del 2009, «Camporammaglia di Sassa», immaginario paese in provincia dell’Aquila, corre il rischio di diventare la capitale del dolore, e di attirare tutta l’attenzione dei media e dei politici. Attorno alla casa di Adelio, gli ottanta abitanti si muovono come sull’aia di un cascinale, sospesi tra stupore e angoscia: figure di resistenza alla catastrofe naturale e alla mutazione sociale.
Tra reportage, epos corale e romanzo di formazione, Valerio Valentini, con uno stile che non indulge mai al patetico, in equilibrio tra memorie di infanzia e referto saggistico, mette in scena due cataclismi: il terremoto esterno, che sconvolge le esistenze degli ottanta, e li relega nei moduli abitativi provvisori, e quello interiore, che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Sarà l’organizzazione della festa patronale a dare ai giovani la motivazione per una forma di resistenza che attraversa il tessuto sociale e le vite individuali.
La scrittura di Valentini, sorvegliata e ironica, in grado di assorbire elementi dialettali senza scadere nello stereotipo, narra il passaggio da una civiltà ancora contadina, mai mitizzata, alla modernità che stravolge le vite dei tre amici.
E mostra come, contro ogni aspettativa, sia possibile ridare un centro al paese e riallacciare le vite e le storie di tutta la comunità.