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È morto lo scrittore Umberto Eco, aveva 84 anni

È stato uno dei più grandi semiologi, filosofi e scrittori dell’Italia contemporanea – «Il Nome della rosa» fu tradotto in 47 lingue e venduto in 30 milioni di copie

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Umberto Eco fotografato da l'Adigetto.it quando venne a Trento per i 150 anni della Biblioteca Civica.
 
Umberto Eco era nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932, figlio di un negoziante di ferramenta.
Aveva conseguito la maturità al liceo classico «Giovanni Plana» della sua città natale.
Durante i suoi studi universitari su Tommaso d'Aquino smette di credere in Dio e lascia definitivamente la Chiesa cattolica. In una nota ironica, in seguito commentò: «Si può dire che Tommaso d'Aquino mi abbia miracolosamente curato dalla fede».
 
Laureatosi in filosofia nel 1954 all'Università di Torino, iniziò a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo d'indagine che non ha mai più abbandonato, anche se successivamente si dedicò allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all'indagine critica sullo sperimentalismo letterario e artistico.
Nel 1956 pubblicò il suo primo libro, un'estensione della sua tesi di laurea dal titolo Il problema estetico in San Tommaso.
 
Nel 1954 partecipò e vinse un concorso della RAI per l'assunzione di telecronisti e nuovi funzionari.
Con Eco vi entrarono anche Furio Colombo e Gianni Vattimo. Tutti e tre abbandonarono l'ente televisivo entro la fine degli anni cinquanta.
Dall'esperienza lavorativa in RAI, Eco trasse spunto per molti scritti, tra cui il celebre articolo del 1961 sulla «Fenomenologia di Mike Bongiorno».
Dal 1959 al 1975 fu condirettore editoriale della casa editrice Bompiani.
Nel 1962 pubblicò il saggio Opera aperta che, con sorpresa dello stesso autore, ebbe notevole risonanza a livello internazionale e diede le basi teoriche al Gruppo 63, movimento d'avanguardia letterario e artistico italiano.
 
Nel 1961 iniziò anche la sua carriera universitaria che lo portò a tenere corsi, in qualità di professore incaricato, in diverse università italiane: Torino, Milano, Firenze e, infine, Bologna dove ha ottenuto la cattedra di Semiotica nel 1975, diventando professore ordinario.
All'università di Bologna è stato direttore dell'Istituto di Comunicazione e spettacolo del DAMS, poi ha dato inizio al Corso di Laurea in Scienze della comunicazione.
Infine divenne Presidente della Scuola Superiore di Scienze Umanistiche che coordinava l'attività dei dottorati bolognesi del settore umanistico.
Nel corso degli anni ha insegnato anche in varie università straniere tra cui UC-San Diego, New York University, Columbia University, Yale, Collège de France, École Normale Supérieure. Nell'ottobre 2007 si è ritirato dall'insegnamento per limiti di età.
 
Dalla fine degli anni '50, Eco iniziò a interessarsi all'influenza dei mass media nella cultura di massa, su cui pubblicò articoli in diversi giornali e riviste, poi in gran parte confluiti in Diario minimo (1963) e Apocalittici e integrati (1964).
Apocalittici e integrati (che ebbe una nuova edizione nel 1977) analizzò con taglio sociologico le comunicazioni di massa.
Il tema era già stato affrontato in Diario minimo, che includeva tra gli altri il breve articolo del 1961 «Fenomenologia di Mike Bongiorno».
Sullo stesso tema, nel 1967 svolse a New York il seminario Per una guerriglia semiologica, in seguito pubblicato ne Il costume di casa (1973) e frequentemente citato nelle discussioni sulla controcultura e la resistenza al potere dei mass media.
 

 
Significativa fu anche la sua attenzione per le correlazioni tra dittatura e cultura di massa ne Il fascismo eterno, capitolo del saggio Cinque scritti morali, dove individuava le caratteristiche, ricorrenti nel tempo, del cosiddetto «fascismo eterno», o «Ur-fascismo» il culto della tradizione, il rifiuto del modernismo, il culto dell'azione per l'azione, il disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l'appello alle classi medie frustrate, l'ossessione del complotto, il machismo, il «populismo qualitativo Tv e Internet» e altre ancora; da esse e dalle loro combinazioni, secondo Eco, è possibile anche «smascherare» le forme di fascismo che si riproducono da sempre «in ogni parte del mondo».
In un'intervista del 24 aprile 2010 mise in evidenza la sua visione rispetto a Wikipedia, della quale Eco si definiva un «utente compulsivo», e al mondo dell'open source.
 
Nel 1968 pubblica il suo primo libro di teoria semiotica, «La struttura assente».
Gli studi semiotici hanno avuto un punto fermo nel Trattato di semiotica generale (1975) e negli articoli per l'Enciclopedia Einaudi (poi riuniti in Semiotica e filosofia del linguaggio, 1984).
Nel 1971 ha fondato «Versus - Quaderni di studi semiotici», una delle maggiori riviste internazionali di semiotica, rimanendone direttore responsabile e membro del comitato scientifico fino a oggi.
I suoi dibattiti, spesso dal tono divertito, con Luciano Nanni, Omar Calabrese, Paolo Fabbri, Ugo Volli, Francesco Leonetti, Nanni Balestrini, Guido Almansi, Achille Bonito Oliva o Maria Corti, tanto per nominarne alcuni, hanno aggiunto contributi non scritti alla storia degli intellettuali italiani, soprattutto quando sfiorano argomenti non consueti (o almeno non ritenuti tali prima dell'intervento di Eco), quali la figura di James Bond, l'enigmistica, la fisiognomica, la serialità televisiva, il romanzo d'appendice, il fumetto, il labirinto, la menzogna, le società segrete o più seriamente gli annosi concetti di abduzione, di canone e di classico.[senza fonte]
Grande appassionato del fumetto Dylan Dog[12], a Eco è stato fatto tributo sul numero 136 attraverso il personaggio Humbert Coe, che ha affiancato l'indagatore dell'incubo in un'indagine sull'origine delle lingue del mondo.
 

 
Nel 1980 Eco esordì nella narrativa. Il suo primo romanzo, «Il nome della rosa», riscontrò un grande successo sia presso la critica che presso il pubblico, tanto da divenire un best-seller internazionale tradotto in 47 lingue e venduto in trenta milioni di copie. Il nome della rosa è stato anche tra i finalisti del prestigioso Edgar Award nel 1984.
Nel 1988 pubblicò il suo secondo romanzo, «Il pendolo di Foucault», satira dell'interpretazione paranoica dei fatti veri o leggendari della storia e delle sindromi del complotto.
Questa critica dell'interpretazione incontrollata viene ripresa in opere teoriche sulla ricezione.
Romanzi successivi sono L'isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero Zero (2015), tutti editi in italiano da Bompiani.
Nel 2012 è stata pubblicata una versione «riveduta e corretta» del suo primo romanzo Il nome della rosa, con una nota finale dello stesso Eco che, mantenendo stile e struttura narrativa, è intervenuto a eliminare ripetizioni ed errori, a modificare l'impianto delle citazioni latine e la descrizione della faccia del bibliotecario per togliere un riferimento neogotico.
Si è spento in una clinica dove era stato ricoverato la scorsa settimana.
 
Si ringrazia Wikipedia per le note e per le immagini.

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