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Diceva il mio papà Gino: «Il bene si fa ma non si dice»

Lui mi ammoniva: «I tempi adesso non sono maturi. Te ne accorgerai da solo quando potrai parlare» – Ecco, forse quel momento è arrivato

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Titolo: Gino Bartali, mio papà
Autore: Bartali Andrea 
 
Editore: Lìmina 2012 (collana Storie e miti)
Presentazione a Trento: il 30 gennaio 2015
 
Pagine: 212, illustrato, copertina flessibile
Prezzo di copertina: € 16
 
Settant’anni fa, nel tratto Firenze-Assisi, il grande campione del ciclismo Gino Bartali pedalava per la libertà nascondendo nella canna della bicicletta documenti d’identità falsi da stampare in una tipografia clandestina della città di San Francesco che avrebbero procurato la salvezza di centinaia di ebrei salvandoli così dalla deportazione nazista.
Protagonista di quella rete clandestina di soccorso fu un grande trentino, Monsignor Giuseppe Placido Nicolini, nativo di Villazzano, per molti anni Vescovo di Assisi.
 
Questa pagina straordinaria della nostra storia recente verrà ricordata oggi venerdì 30 gennaio alle ore 17.30 presso la Sala Falconetto di Palazzo Geremia su iniziativa del Comune di Trento e della Fondazione Museo storico del Trentino grazie ad un testimone d’eccezione: Andrea Bartali, figlio del grande Gino ed autore del libro : Gino Bartali, mio papà (Limina editore).
«Il bene si fa ma non si dice»: così Gino Bartali disse al figlio Andrea quando gli raccontò del suo impegno a favore degli ebrei, facendosi promettere che non ne avrebbe mai parlato a nessuno.
Negli ultimi tempi dopo la morte del grande ciclista toscano avvenuta nel 2000 e dopo anni di pudore e di silenzi, è venuto fuori con chiarezza il ruolo avuto da Gino Bartali in questa storia, come corriere segreto dell'organizzazione clandestina che faceva capo ai Vescovi di Assisi e di Firenze (il cardinale Elia Dalla Costa) ed alla quale partecipavano persone delle più diverse idee politiche e convinzioni religiose. Nel 2013 anche Gino Bartali, come prima di lui Monsignor Nicolini, è stato dichiarato Giusto tra le Nazioni nel Museo dell’Olocausto di Gerusalemme.
 
«Mio padre – racconta Andrea Bartali – non voleva che questa storia fosse divulgata. Mi diceva “io voglio essere ricordato per le mie imprese sportive e non come un eroe di guerra. Gli eroi sono altri. Quelli che hanno patito nelle membra, nelle menti, negli affetti. Io mi sono limitato a fare ciò che sapevo meglio fare. Andare in bicicletta. Il bene va fatto ma non bisogna dirlo. Se viene detto non ha più valore perché è segno che uno vuol trarre della pubblicità dalle sofferenze altrui!”.
«A questo punto io chiedevo a mio padre: “ma perché mi racconti tutte queste storie se poi non posso raccontarle?”
«E lui mi rispondeva : “I tempi adesso non sono maturi. Te ne accorgerai da solo quando potrai parlare”.
«Ecco, forse quel momento è arrivato.»
 
Ad intervistare Andrea Bartali ci sarà il giornalista e scrittore Paolo Mirti (nipote di Don Aldo Brunacci, per anni collaboratore di Nicolini ad Assisi), autore di un romanzo ispirato ai fatti di Assisi (La società delle mandorle, Giuntina Editore) e di un racconto teatrale sul personaggio di Gino Bartali dal titolo Nuvole interpretato da Eugenio Allegri, rappresentato quest'anno ad Assisi ed in altre città italiane.
 

 

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