Giappone, un viaggio sorprendente/ 4 – Di Luciana Grillo
Fukuoka: Un milione e mezzo di abitanti in una città moderna con un cuore antico
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I giapponesi sono gentili e ti fanno mille inchini, ma hanno una gran paura che sbarchino clandestini, per cui sottopongono tutti noi – passeggeri e membri dell’equipaggio – a un face-to-face con controllo della foto del passaporto, nuova foto e impronte digitali.
Si perde un po’ di tempo, ma siamo tutti pazienti.
Gli addetti sorridono – come a voler chiedere scusa delle lungaggini – e ringraziano.
Fukuoka è il capoluogo della regione di Kyushu, ha circa 1.500.000 di abitanti, anche se le guide aggiungono che essi raddoppiano se si inglobano nell’area urbana due città limitrofe.
Fukuoka è moderna, con grattacieli svettanti e alberi di azalee in gran quantità, è la città più vicina alla Corea e alla Cina, con cui ha stretti rapporti commerciali.
Ha però anche un cuore antico, dove si ripropongono antiche tradizioni e suggestive feste religiose. Noi andiamo a visitare il santuario shintoista di Dazaifu Tenman-gù, a trenta minuti dalla città, circondato da stradine alberate, affiancato da un interessante giardino zen.
Ci sono turisti, ma anche tanti locali che si purificano con l’acqua delle fontane, si inchinano davanti all’altare e dopo un momento di intensa concentrazione, battono per due volte le mani. All’interno del tempio si aggirano silenziosi sacerdoti, anche alcune sacerdotesse pregano, in parte coperte e protette da cespugli fioriti.
Più del tempio, ci affascina lo straordinario Museo di arte tradizionale asiatica Kyushu: l’ingresso è seminascosto, poco lontano dal tempio: una volta varcato, è come entrare nel ventre della montagna e attraversarlo – in salita – con l’aiuto di lunghissime scale mobili. Il tetto è a volta, si è protetti da fasci di luce colorata, estremamente suggestivi.
Quando si arriva in cima, si esce dal verde fitto del monte e ci si trova davanti una bellissima costruzione in vetro legno e acciaio.
La hall del museo è ampia e luminosa, il bosco entra attraverso le vetrate. Sono esposte opere d’arte che provengono da gran parte dell’Asia. Mi colpisce un’alta struttura colorata, decorata con figure umane e fiori che poggia su una base di legno: è come un cero di Gubbio o un giglio di Nola… in cartapesta, viene portata a spalle dai fedeli durante le feste religiose.
Usciamo dal Museo veramente soddisfatti e torniamo a Fukuoka per visitare il Santuario di Kushida: porte arancioni che si susseguono in un’affascinante prospettiva, tanti fiori, sacerdoti e sacerdotesse che vanno in processione.
Gli uomini usano strane calzature. Intorno ci sono i “carri” multicolori come quello visto al Museo: la guida ci dice che la data della festa è vicina e i preparativi sono in corso.
Intorno a noi, silenzio e ordine, piante e fiori.
Ultima tappa ad Hakata, cuore della città più vecchia: strade strette e gallerie, tanti piccoli negozi che vendono souvenir. Mi attirano quelli che espongono carta: da regalo, da pacchi, per origami, tovagliette con delicati disegni accompagnate da sottobicchieri.
Sono articoli che si vendono anche in Italia, ma questi sono proprio giapponesi, con rami di ciliegio disegnati su un lato, o piccoli melograni, o il fiore dell’albicocco.
Ne compro un bel po’ e torno soddisfatta alla nave. In porto – un porto con un paio di negozi tipo «emporio» – compro due ombrelli per le mie nuore: sono per proteggere dal sole (ma anche waterproof), con ciuffetti di ciliegie su fondo chiaro, piccoli e leggeri, made in Japan.
Fa caldo, una musica assordante si diffonde nel piazzale, torniamo alla nave, ai controlli estenuanti. Tutti gli addetti sorridono ringraziano e si inchinano restituendo il passaporto, dopo un accurato controllo.
Luciana Grillo – [email protected]
(Continua)