Il romanzo dell'estate: «Operazione Folichon» – Capitolo 21°
®
Guido de Mozzi
«Operazione Folichon»
Primavera - Estate 2010
PERSONAGGI |
Dott. Marco Barbini |
Imprenditore italiano |
On. Vittorio Giuliani |
Senatore della Repubblica Italiana |
Arch. Giovanni Massari |
Imprenditore italo americano |
Eva de Vaillancourt Massari |
Moglie di Massari |
Geneviève Feneuillette |
Baby-sitter di casa Massari |
Antonio Longoni |
Soci d'affari di Massari |
Julienne (Giulia) Lalancette |
Assistente di Massari |
Rag. Luciano Pedrini (610) |
Promotore finanziario di Massari |
Giuseppe Kezich |
Maestro di caccia |
Amélie Varenne |
Estetista di Eva Massari |
Ing. Giorgio Scolari |
Titolare del calzificio Technolycra Spa |
Col. Antonio Marpe |
Dirigente del Gico |
Gen. Massimo Frizzi |
Alto funzionario della DIA |
Massimiliano Corradini |
Finanziere sotto copertura del Sisde |
Ammiraglio Nicola Marini |
Direttore del Sismi |
Nomi, fatti e personaggi di
questo romanzo sono frutto della fantasia dell'autore. |
Capitolo 21.
Mar dei Caraibi, 11
agosto 2002.
Lessi con più attenzione il dispaccio mentre l'aereo si
arrampicava sopra il Mar dei Caraibi.
Era accaduto mentre io ero in fuga verso la Repubblica
Dominicana. Lo avevano saputo subito ed era del tutto inspiegabile
perché i testimoni parlavano di "woo-doo".
Ad Haiti la religione è sostanzialmente cristiana cattolica, ma
i riti del woo-doo (la magia nera) e del macumba (la magia bianca),
sono tradizionalmente consolidati presso tutta la popolazione,
specie quella dell'interno. D'altronde, è comprensibile che in uno
dei paesi più poveri del mondo, con l'analfabetismo al 70%, abitato
quasi esclusivamente da neri di origine africana storicamente
dimenticati dalla Giustizia, si facesse d'abitudine il ricorso a
pratiche magiche finalizzate a inviare appunto malefici col woo-doo
o trarre benefici col macumba. Una sorta di ultima ratio popolare
(proviamo anche con "quel" dio, non si sa mai…), anche se il più
delle volte non era affatto ultima. E tra le due, è altrettanto
comprensibile come privilegiassero la magia nera, in quanto
punitiva. Insomma, il woo-doo è il tessuto connettivo della gente
delle piantagioni, e i tamburi sono il loro mezzo di comunicazione
esclusivo.
Certamente le autorità, che condannavano il woo-doo in tutti i
suoi aspetti, sapevano perfettamente di non essere in grado di
impedirlo e neppure di controllarlo. Nella fattispecie, dunque, non
scartavano assolutamente la condizione ambientale del woo-doo
attorno alla morte di Massari e della sua scorta, ma non potevano
proprio spiegarsi come avessero potuto attraversare il braccio di
mare che separa la Tortuga dal resto dell'isola e, cosa ancora più
singolare, che fossero riusciti a sopraffare all'arma bianca dei
soldati dotati di armi automatiche.
In effetti, il capitano aveva fatto mente locale sullo strano
rullio di tamburi sentito in lontananza per tutta la giornata, ma
si era limitato a raddoppiare la guardia della sera per poi
andarsene tranquillamente a dormire.
Massari era rimasto al telefono per tutta la serata. Ad ora di cena
era stato informato che Marco Barbini non aveva ancora dato il
proprio assenso alla sua richiesta di collaborazione. Se avesse
deciso per il no, probabilmente non gli sarebbe restato altro che
farlo eliminare. Un peccato, perché il suo amico era un signore.
Una persona onesta fa sempre comodo ad un'organizzazione di
spregiudicati uomini d'affari. Ma quello stronzo non era attirato
dai soldi. Chi nasce ricco non è avido, si era amaramente ripetuto
più volte. Non avrebbe accettato.
Certo non l'avrebbe tradito dicendolo a Eva, ma era una bella
consolazione? Eva era la cosa che gli mancava di più. La donna più
bella e desiderata del mondo e che solo lui poteva avere! Il
milione di bellissime donne che poteva possedere semplicemente
schioccando le dita non gli avrebbero mai riempito il vuoto che
albergava nel suo cuore e nel suo letto. Avrebbe desiderato sapere
che Marco Barbini facesse una corte spietata a sua moglie e che
questa continuasse a negarsi. Ora, magari sarebbe successo il
contrario. No, dannazione! Decise che prima o poi si sarebbe fatto
raggiungere dalla moglie. Una volta saputa la verità, lì per lì lo
avrebbe odiato, ma poi tutto sarebbe tornato come prima. Alla fin
dei conti lo aveva fatto per lei, no?
L'incontro accidentale della pallina da golf sul suo parabrezza
era stato davvero un colpo di fortuna imprevisto, peccato se adesso
si fosse fermato tutto. La moglie gli aveva portato a casa la
persona giusta al momento giusto senza saperlo. Anzi, la simpatia
che era subito nata tra i due gli aveva fatto pensare che i
rapporti si sarebbero fatti presto intimi, dopodiché lo avrebbe
tenuto per le palle. Le informazioni che aveva assunto su di lui
gli avevano rivelato che si trattava della persona ideale. Un bravo
professionista, rigorosamente di provincia. Benestante quanto basta
da non non fargli mutare tenore di vita di fronte a nuovi introiti
di denaro. Non avrebbe mai voluto avere un jet tutto suo…
Conoscitore quanto basta delle lingue che servono di più. Colto
quanto basta da non cercare il business in tutte le cose.
Aristocratico ma non cagone, frequentava un sacco di gente di
facciata, cioè inutili in termini pratici ma qualificanti agli
occhi dell'opinione pubblica. La persona di facciata che faceva per
tutti loro…
No, dannazione, era proprio Barbini la persona giusta! Avrebbe
dovuto trovare il suo prezzo a tutti i costi. O il punto debole…
Stava nuovamente tornando a Eva. Avrebbe dovuto giocare la carta
"Eva". Non c'erano alternative. Decise di accelerare i tempi.
Avrebbe telefonato subito ai suoi haitiani di Miami. Sua moglie
doveva essere portata lì alla Tortuga, da lui. Le avrebbe spiegato
tutto. Le avrebbe certo fatto venire un colpo, ma prima o poi
avrebbe collaborato. Alla fin dei conti, non era stato anche lui un
pezzo insostituibile della sua esistenza? Non l'aveva amato anche
lei quanto lui? Beh, nei momenti di difficoltà, entrambi i coniugi
dovevano adoperarsi per superare la crisi.
Doveva sacrificarsi e se necessario portarsi a letto Marco
Barbini. Sorrise di fronte all'inconguenza di questo pensiero, he
pure lo intrigava. Li aveva visti insieme desiderarsi l'un l'altra
e la cosa l'aveva eccitato da morire perché lei non aveva ceduto.
Ora il rapporto doveva maturare nella sua logica evoluzione. Lui li
avrebbe fatti scopare per davvero. Li avrebbe "visti" scopare per
davvero. E la cosa iniziava a eccitarlo già adesso che lo pensava…
Lo avrebbe tenuto per le palle come avrebbe detto Corradini? No, lo
avrebbe tenuto per l'uccello, come diceva lui… Ha ha!
Quando squillò il telefono aveva intuito che stava per ricevere
notizie di Barbini.
«Allora, quando me lo portate?» - Urlò nella cornetta.
Ascoltò la risposta attonito e alla fine sbatté la cornetta.
Quel coglione di Lévesque, ripeté tra sé e sé, pensava che
sarebbe bastato fargli annusare una mulatta qualsiasi!
Coglione!
«Non mi importa che lo convinciate con le buone. E' tardi ma lo
voglio qui entro due ore, imbecilli! Poi ci penso io!»
Sbatté la cornetta, sapendo che avrebbe dovuto abituarsi ad
avere intorno collaboratori taroccati. Era ad Haiti…
Squillò nuovamente il telefono e Massari sollevò la cornetta con
uno strattone. Era il capitano.
«Presidente, - il capo della sua sicurezza lo chiamava così. -
Si sente un allarmante crescere di tamburi nell'aria.»
Massari rimase un po' perplesso.
«E allora?»
«Sono sicuramente tamburi woo-doo.»
«Qui, alla Tortuga? - Non sapeva praticamente nulla né di
woo-doo né di macumba. Ma non gli importava molto, aveva altri
problemi. - E perché me lo dice?»
«Se li sentiamo vuol dire che hanno passato il mare e sono
sbarcati qui alla Tortuga.»
«Chi è che è sbarcato?»
«Questi tamburi annunciano la condanna a morte di un
nemico.»
«Un nemico di chi?» - Insisté con una certa irritazione.
«Un nemico della gente di Haiti. Dell'interno di Haiti. Sono
quelli che praticano la magia nera.»
Gli venne da ridere. - «Beh, io non ho nemici ad Haiti.»
Chiuse la linea e decise di chiamare nuovamente Port-au-Prince
per avere notizie, ma riuscì a mettersi in contatto con Robert
Lévesque solo a notte inoltrata. Era su tutte le furie.
«Cosa cazzo vuol dire che lo avete perso? Barbini non è nessuno,
è solo un pubblicitario, un golfista, un aristocratico del cazzo! E
voi ve lo sareste lasciato scappare? Ma non fatemi ridere! Sa che
cosa dovrà fare se non me lo porterà qui prima dell'alba? Dovrà
restituire la carta di identità all'anagrafe, chiedere scusa agli
impiegati e tirarsi un colpo! Aria, pidocchio!»
Incredibile! Ma che cosa stava succedendo? Ma era possibile che
tutto ciò che non dipendeva direttamente da lui andasse
puntualmente a rotoli come la carta igienica?
La sua irritazione fu interrotta dal rumore soffocato di una
raffica di mitraglietta all'esterno. Alzò il telefono e chiamò il
capitano per chiedere cos'era successo e se qualcuno si fosse fatto
male.
I tamburi avevano smesso di rullare da poco. Per tutta la
giornata gli "uomini leopardo" si erano assestati attorno alla
villa di Massari, facendo ben attenzione a non farsi sentire dalle
guardie. Ad orecchi abituati ai rumori della giungla, peraltro, non
sarebbe dovuta sfuggire l'assoluta mancanza del baccano prodotto
dagli animali nella foresta. Ma anche questi erano pian piano
tornati a farsi sentire grazie all'assoluta immobilità dei
guerrieri woo-doo. Era un rituale tramandato da secoli, da quanto,
insieme agli schiavi, i mercanti di uomini avevano portato
nell'isola anche il mistero degli "Uomini leopardo", una specie di
setta segreta più pericolosa della stessa Guardia di Baby Doc che
colpiva inesorabilmente quando ce n'era davvero bisogno. In Congo,
per la verità, avevano il solo e unico scopo di nuocere ad altri
individui della propria tribù colpevoli semplicemente di non essere
allineati. Ma qui ad Haiti costituivano una specie di società
segreta finalizzata a raddrizzare i torti. Nessuno conosceva i
Maghi Neri, ma erano ovunque, sapevano tutto e comunicavano tra
loro più rapidamente che in videoconferenza. Ora erano là in attesa
di agire.
D'un tratto sbucarono dal buio più nero e si portarono alla
villa di Massari. La prima sentinella morì serenamente, con
l'impressione di sentire un piacevole caldo al collo. Era il sangue
che fuorusciva dalla carotide. I più timorosi dicevano che i
guerrieri voo-doo bevevano il sangue delle loro vittime, ma in
realtà non era così. Si limitavano a sentirlo gorgogliare nelle
loro mani. Altri due militi vennero fulminati contemporaneamente,
ma stavolta un rumore tradì la fulminea colluttazione. Da una radio
in terra si sentì una voce metallica chiedere spiegazioni in
francese. I due guerrieri, scalzi, con un costume di paglia, una
naschera africana e dei segni sul viso e una pelle sul corpo che
ricordava le sembianze del leopardo, si misero ai lati di una
porta. Quando uscì una guardia con la mitraglietta, uno gli prese
l'arma e l'altro gli tagliò la gola.
Ma stavolta non era solo e il soldato che lo seguiva riuscì a
brandire l'arma e sparare una raffica nel buio cacciando un inutile
urlo di guerra. Era della sua stessa indole e aveva avvertito la
morte nell'aria, ma l'aveva realizzato troppo tardi.
«Chi è lei? - Tuonò massari al telefono interno. - Dov'è il
capitano? Che cazzo sta succedendo?»
Contrariamente a quando viveva sulla costa atlantica
nordamericana, qui per ottenere qualcosa doveva dare ordini precisi
e ripeterli più volte. Sapeva che tre domande al telefono erano
troppe, ma ora si stava proprio seccando.
«Il capitano è uscito, signore. La faccio chiamare?»
«Fuori dove? Non c'è niente fuori!»
Sbatté la cornetta e andò di persona a capirci qualcosa.
Trovò la guardia accasciata sul centralino. Pensò che stesse
dormendo e le diede un calcio.
«Dannazione! - Urlò, mentre la vide cadere. Una larga chiazza di
sangue lo fece rabbrividire. - Capitano! Dov'è il capitano?» -
Gridò con voce strozzata. Ma non sentì nulla.
D'istinto ritornò di corsa sui suoi passi. Arrivò in fondo al
corridoio, aprì la porta e nel grande salone non vide nessuno.
Subito si irritò che non fossero lì a sua disposizione, poi venne
assalito dall'idea che fossero scappati. Il cuore accelerò
improvvisamente i battiti, cosa che non gli capitava più da quando
a vent'anni correva con la Ferrari tra la Lombardia il Piemonte e
la Liguria. A dir la verità, il cuore gli era andato così forte
proprio quelle tre volte che non la Ferrari era uscito di strada. E
sempre con l'auto nuova. La prima volta era andato dritto in un
tornante sulla provinciale della Riviera di Ponente e a sua madre
aveva detto che la colpa era della salsedine che aveva reso viscido
l'asfalto. La seconda volta, per evitare una donna col bambino in
carrozzina aveva dovuto sterzare bruscamente centrando e abbattendo
il muro di cinta di una villa, irrompendo nel giardino per finire
la sua corsa nella piscina; almeno questa era la versione che aveva
raccontato a sua madre. La terza volta aveva visto la morte in
faccia. In un ponte troppo stretto le due macchine insieme non ci
sarebbero proprio passate, ma entrambi i piloti avevano cercato di
passare per primi accelerando a tutto gas. Erano una Ferrari contro
una Maserati, e arrivarono insieme. Non ci passarono. Per le
macchine non ci fu più nulla da fare, mentre i due piloti se
l'erano cavata con un giorno di coma, alcune settimane in
rianimazione, un mese di riabilitazione. Lui non acquistò più
Ferrari, e forse l'altro non acquistò più Maserati.
Ecco, in quel momento stava provando proprio la stessa
sensazione di allora e sorrise con amarezza, accorgendosi di aver
rivisto in un attimo il sommario della sua vita, come pensava che
succedesse a chi stava per morire. Ed era proprio quello il sunto
della sua vita. Desiderare una Ferrari, possederla, spingerla al
massimo e arrivare prima di un altro a costo di lasciarci la vita.
Quante volte l'aveva ricomperata e sempre più potente, tre, quattro
volte? E quante volte aveva affrontato la vita allo stesso modo…
Trovare il filone, inventare strategie spericolate se non
impossibili, gettarsi in pieno nell'avventura giocando con uomini,
mezzi e capitali. Sempre più su, su, fino a sfidare le borse, i
governi, la Mafia… Il problema era sempre lo stesso, bastava
arrivare prima. Una strizzata sull'acceleratore, e via!
Purché non ci fosse di fronte una macchina equivalente alla sua,
e una maledettissima medesima strettoia da passare a tutti i costi.
O un fottutissimo imprevisto del cazzo. Una pallina da golf…
I tamburi del woo-doo si erano improvvisamente riaccesi nella
notte mentre il suo battito cardiaco stava pian piano tornando
normale. Si spalancò la porta d'ingresso e vide entrare degli
uomini misteriosi che gli si avvicinavano seguendo il ritmo dei
tamburi, ora assordante. Restò immobile, mentre il cuore si riportò
alla normalità.
Gli era già capitato una volta di non riuscire a passare quel
ponte troppo stretto ed ora avrebbe potuto affrontare con coraggio
e serenità l'ultimo momento della sua vita.
Corradini non ebbe la stessa dignità.
(Continua)
Precedenti