Il romanzo dell'estate: «Operazione Folichon» – Capitolo 15°
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Guido de Mozzi
«Operazione Folichon»
Primavera - Estate 2010
PERSONAGGI |
Dott. Marco Barbini |
Imprenditore italiano |
On. Vittorio Giuliani |
Senatore della Repubblica Italiana |
Arch. Giovanni Massari |
Imprenditore italo americano |
Eva de Vaillancourt Massari |
Moglie di Massari |
Geneviève Feneuillette |
Baby-sitter di casa Massari |
Antonio Longoni |
Soci d'affari di Massari |
Julienne (Giulia) Lalancette |
Assistente di Massari |
Rag. Luciano Pedrini (610) |
Promotore finanziario di Massari |
Giuseppe Kezich |
Maestro di caccia |
Amélie Varenne |
Estetista di Eva Massari |
Ing. Giorgio Scolari |
Titolare del calzificio Technolycra Spa |
Col. Antonio Marpe |
Dirigente del Gico |
Gen. Massimo Frizzi |
Alto funzionario della DIA |
Massimiliano Corradini |
Finanziere sotto copertura del Sisde |
Ammiraglio Nicola Marini |
Direttore del Sismi |
Nomi, fatti e personaggi di
questo romanzo sono frutto della fantasia dell'autore. |
Capitolo 16.
Geneviève si era dileguata in un baleno tenendo in una mano la
valigetta e nell'altra le scarpe coi tacchi, mentre i poliziotti
facevano irruzione nella stanza che anche noi avevamo
abbandonato.
Fuori ad attenderci c'erano il padre di Eva, il capo della
polizia di Québec City, il colonnello Marpe e, naturalmente,
Amélie. Ci portarono nell'ufficio di lei dove ci attendeva
un'équipe medica che però, per fortuna, dovette solo limitarsi a
chiedere se preferivamo un caffè o del valium. Io scelsi
il caffè. Poi accompagnarono me al Frontenac e Giulia a casa di suo
padre.
Verso mezzogiorno mi recai al Consolato Italiano, dove ci
stavano aspettando il Console, il Senatore e l'ufficiale del Gico.
C'era anche l'onnipresente console di Haiti, il quale fu fatto
partecipe dell'atmosfera festosa che si era creata.
«Se togli le variaibli impazzite, - stava spiegando il senatore
ai due diplomatici, - la politica diventa una scienza esatta.»
Conoscevo bene Giuliani. Era come se stesse dicendo che in
politica tutto è prevedibile.
«Venga, venga avanti dottor Barbini. - Disse l'ospite stappando
una bottiglia di Ferrari Brut Perlé. - Tra un po' verrà anche la
siognora Amélie Varrenne.
Annusò automaticamente il tappo dello spumante, poi passò la
bottiglia al suo collaboratore affinché versasse il contenuto nei
flûte. Diede il primo bicchiere al senatore, il quale poté così
concludere il suo intervento.
«Stasera partirò per l'Italia da Montréal. Ho seguito l'intero
svolgersi delle operazioni in stretto collegamento con il nostro
Governo. Qualsiasi decisione è avvenuta in sede politica. - Disse
per prevenire eventuali critiche mie su Marpe. - Già domani
riferirò personalmente al Presidente del Consiglio e ai Ministri
delle Finanze, degli Interni e degli Esteri. Insieme andremo alla
Commissione Finanze del Senato. Direi che da questa operazione sono
stati ottenuti ottimi risultati...»
«Direi eccezionali. - Precisò il Console alzando il flûte tutto
soddisfatto.
Il diplomatico di Haiti annuì con importanza, Antonio Marpe non
ebbe reazioni. Il senatore diede un lungo sorso allo spumante.
«...E di conseguenza credo proprio, - proseguì il Senatore quasi
masticando la sferzata di bollicine che si era sparato, - di
poterli convincere a rendere pubblica solo la parte riguardante la
mafia del Brenta e le cifre recuperate dallo Stato. Se sul resto
verrà posto il segreto di Stato, nessuno saprà mai collegare i
fatti, e mi pare politicamente conveniente chiudere tutto
così.»
Pensai che non sarebbe stato un gioco da bambini monetizzare il
patrimonio che la Selfig si era incamerata per conto dello
Stato. Avrebbero avuto bisogno di Massari per farlo…
O Amélie, he he. Sorrisi ironico tra me e me.
«Il capo della polizia di Québec - aggiunse il Console,
prendendo in mano per ultimo il flûte di spumante, - sta trattando
in questo momento con i giornalisti per fornire loro una
spiegazione logica dell'accaduto.»
«Ci crederanno?»
«Riceveranno conferma in giornata dall'Onu.» - Era stato Tom
Marpe a parlare.
«Checcazzo c'entra l'Onu?»
Ovviamente non rispose, ma sapevo che cosa avrebbero detto.
Conoscevo il trucco perché l'aveva già usato Dante nella Divina
Commedia: Vuolsi così colà ove si puote ciò che si vuole, e più
non dimandare…
«D'altronde, i giornali quando non scrivono quello che diciamo
noi, sparano cazzate.» - Concluse.
«Viva la libertà. - Commentai ironico. Poi tornai serio. - Non
sarà comunque una buona pubblicità per nessuno.»
«Non so che farci. - Intervenne Marpe alzando le spalle. - Ma
era una delle condizioni sine qua non.»
Con una sorsata finì la sua dose di Ferrari.
«Condizioni?» - Ripetei. Non capivo il nesso.
«Non vorrà mica che ci fossimo limitati a un patteggiamento come
al mercato delle vacche di Verona, vero?» - Rispose Marpe con la
solita veemenza che riservava a me.
«Era una trappola per far scoprire Antonio Longoni? - Chiesi
stupefatto. - Vuole dire che Amélie era d'accordo con voi?»
«Per filo e per segno. Ma aspetti...»
Stavano annunciando l'arrivo di Amélie. Quando entrò la
salutammo. Ora anche il suo aspetto era migliore.
«Allora? - Disse il senatore offrendole dello spumante con
l'affabilità del politico navigato. - Va meglio adesso?»
«Sì, grazie. - Rispose lei alzando il bicchiere a tutti. Poi si
rivolse a me. - Marco, forse mi devo scusare, ma...»
«Senti, prima che mi venga voglia di prenderti a calci, vuoi
provare a spiegarmi un po' le cose?»
«Ieri ti avevo detto esattamente la verità. Solo che non te
l'avevo raccontata tutta perché ci stavano ascoltando.»
Si riparò dietro al calice di spumante, gustandone un sorso.
«Su precise disposizioni nostre e della polizia locale, -
cominciò Tom, - Antonio Longoni, Cesare Agnolin e Giancarlo Negroni
venivano pedinati da tempo. Non sapevamo come fare ad incastrarli e
ieri, dopo aver concertato il tutto in sede politica, - indicò il
Senatore, - abbiamo deciso di patteggiare con la signorina Varenne
alle condizioni che sappiamo, in modo da lasciare aperta una
possibilità molto appetitosa. Amélie disponeva ancora di un ingente
capitale...»
«...Che avevo incrementato sotto i loro stessi occhi.» -
Intervenne Amélie, vantandosi del tempismo con cui aveva condotto
l'operazione in borsa per il controllo della Virgin's
Secret.
Marpe riprese la parola.
«Avevamo sparso ai quattro venti la voce della disponibilità
finanziaria rimasta alla signora e speravamo che il
collettore e i suoi soci beccassero all'amo. Non c'era
altro da fare.»
«E per questo Amélie mi aveva convocato al Folichon...» - Dissi
quasi tra me e me.
«Sì, - ammise lei. - Tu eri una delle esche da lanciare, e lì al
Folichon avevano già dimostrato di sapersi muovere senza troppe
difficoltà. Avrebbero abboccato.»
«E gli altri due?»
«Erano nei dintorni in attesa che Longoni portasse il malloppo.
Li abbiamo arrestati subito dopo la fine del vostro rapimenti a
scopo di riscatto.»
«Sei una donna con le palle e col pelo sullo stomaco.» - Dissi
ad Amélie.
«Beh, è andata.» - Intervenne il colonnello per mettermi
tranquillo.
«Zitto Tom, per favore. Quindi, - proseguii mettendo giù il mio
spumante, - il milione di dollari lo avevi già preparato il giorno
prima... Ecco perché alle sette avevi già i soldi.»
«Macché! Come vuoi che potessi sapere come si sarebbe comportato
Antonio? Probabilmente anche lui decise all'ultimo momento cosa
chiedermi.»
«E allora dove te li eri procurati i soldi?» - Chiesi
severo.
«E lei dove lo trova qui a Québec il Ferrari?» - Chiese il
senatore al console per stemperare l'atmosfera.
«Me lo porto dall'Italia.»
«Erano finti. - Proseguì Amélie. - I dollari, voglio dire. Roba
da cinema, li affitto io...»
«Dannazione! - Tossii un po' prima di riprendere il filo del
discorso. - Disgraziata, c'era in ballo anche la vita di
Giulia!»
«Si era appena guadagnata una buona fetta della mia immobiliare.
Diciamo che non stava rischiando proprio per niente.»
«Cinica della malora. E la mia vita allora?»
«I tuoi soldi non li tocca nessuno. Ti basta?» - Commentò Amélie
per tranquillizzarmi.
«E quelli dei miei clienti?» - Incalzai.
«I suoi clienti che hanno investito il America passando
dall'Ufficio Italiano Cambi non verranno infastiditi.» - Intervenne
Marpe.
«Dannazione, sono passati tutti dalle banche austriache!…»
Ostia, avevo parlato troppo…
«E allora confischeremo tutto.»
«Li faranno dissequestrare.» - Protestai, non troppo
convinto.
Poi tornai a rivolgermi ad Amélie.
«Ma se qualcosa fosse andato storto, se si fosse accorto che
erano falsi, cosa avresti fatto?»
«Al diavolo! Stavano arrivando i soldi veri, ma sarebbe stato
troppo tardi. Avevo cercato tutta la notte una banca disposta a
darmi i contanti necessari, dicendo che era un'emergenza per pagare
un riscatto. Non ci crederai, ma non ne avevo trovata disponibile
neanche una. Allora ho cambiato tattica, e ho cercato ben trenta
milioni di dollari. Dollari USA.»
«Vada avanti.» - La incoraggiò il Senatore. Conosceva il seguito
e voleva gustarsi la mia reazione.
«Me li hanno dati subito.»
«Trenta? E come diavolo…»
«Ho detto che mi servivano per esercitare l'opzione d'acquisto
dell'ultimo palazzo che Massari aveva acquistato a Miami Beach.
Scadeva oggi. Mostrando il contratto, qualsiasi banca di Québec si
è dichiarata disponibile a finanziarmi. Contro ipoteca di primo
grado, naturalmente.»
«E i contanti come li avevi giustificati?»
«Nero, per pagare qualcuno. Solo che i contanti non sarebbero
arrivati al Folichon prima delle dieci.»
«Bella trovata, complimenti.»
«E redditizia anche.» - Aggiunse il Senatore, ammirato lui per
lei.
«Redditizia?»
«La ascolti. Di questa donna sentiremo parlare ancora.» -
Suggerì il Console di Haiti.
«Che vuol dire?» - Chiesi ad Amélie.
«Che stamattina ho comperato davvero il palazzo a Miami, con i
soldi delle banche di Québec City.»
«Madame Amélie. - Intervenne alzandosi in piedi il console
italiano. - Chapeau!»
Geneviève era stata preparata accuratamente da Amélie che
l'aveva convocata d'urgenza tramite Eva dopo l'imprevista richiesta
di Antonio Longoni che non voleva che il pagatore nascondesse armi
da qualche parte.
Amélie aveva dovuto cavarle gli occhiali da sole (non fu facile)
e spogliarla (non fu difficile) per vestirla da cameriera del
Folichon (fu penoso). Amélie in persona dovette truccarle il viso
con cura e impiegò quasi tutto il tempo a disposizione, mentre
altre estetiste le depilavano le gambe e le abbronzavano a dovere
con terra del Colorado. Le mise una parrucca di servizio, il
fermacapelli d'uso, il cravattino color argento e il tanghino
adesivo dello stesso colore. Infine la vestì con la nota giacca
nera del frack. Aveva concordato con lei dove tenere la pistola:
nella mano aperta che sosteneva la valigetta. Avevano anche
calcolato le probabilità di riuscita: meno del 30% che il Longoni
la riconoscesse, il 60% che la facessero entrare, più del 98% che -
una volta entrata - riuscisse ad eliminare i due senza danni per
gli ostaggi.
«Avevi deciso in partenza di uccidere entrambi, vero? - Le avevo
chiesto alla fine, non che cambiasse molto le cose... - Ora mi
dirai che avevi mille miliardi di ragioni per uccidere. Mi spiace,
Amélie, ma io non... Non c'è nulla per cui valga la pena uccidere o
per cui valga la pena morire.»
«Eh no, caro il mio dottor Barbini, Europeo con le frasi fatte
del cazzo!»
Amélie aveva preso l'argomento di petto e sembrava intenzionata
a farmi la paternale.
«Per quanto ti possa sembrare improbabile, abbiamo sentimenti
anche anche qui nel Grande Nord. Tu hai trovato tutto facile, vero?
Donne che ti sono grate solo perché le monti, animali da uccidere
senza pericolo di estinzione, soldi che ti piovono dal cielo solo
perché presenti dei clienti a chi si fa un culo così per renderli
produttivi... Bene, sappi che io ho sempre fatto a meno dei soldi.
Il mio lavoro era quello di investire, gestire e amministrare bene,
far funzionare la macchina di Massari, fare in modo che i soldi non
andassero bruciati stupidamente.»
«Amélie, io...»
«Poi hanno iniziato con minacciare la famiglia di Massari, la
mia...»
«Anche te? Amélie, non sapevo...»
«Ci sono tante cose che non sai, conte Marco Barbini.
Hanno ucciso due sicari, ma hanno fatto fuori anche due mie
ragazze. Quando mi hai parlato di Mazarin e
Richelieu, mi hai fatto intuire cosa doveva essere
successo. Bene, sappi che una resterà invalida per tutta la vita e
che l'altra è stata sfigurata... Le manderò in chirurgia estetica
appena possibile, ma puoi capire anche da solo che resteranno
segnate per tutta la vita.»
«I due sicari sono stati uccisi da Giuseppe...»
«Mi ha solo preceduto. - Tradì una impercettibile emozione -
Infine hanno ucciso... hanno ucciso Giovanni Massari lasciando due
bambini senza papà. Mi hanno anche sfasciato un impero, non lo
nego, ma quando mi hanno finalmente chiesto un riscatto
altrimenti avrebbero ucciso Giulia e te... scusami Marco, ma ho
detto proprio Giulia e te, in questo ordine, ho deciso.
Amélie Varenne aveva pagato abbastanza.»
«E la polizia?»
«Il lavoro sporco lo lasciano volentieri agli altri. Lo
scaricabarile era finito ieri sera sulla sulla mia scrivania, ed
era già da qualche giorno che avevo imparato a vivere da sola:
démerde toi. Togliti dalla merda da sola, Amélie.
Sei una donna e sei nel Québec!»
Mi sentivo un maschio con l'uccello piccolo piccolo. Il Senatore
le porse un altro calice con comprensione. Il Console mostrò un
certo imbarazzo. Antonio Marpe ascoltava con professionale
indifferenza.
«Lo sai cosa hanno fatto le mie collaboratrici quando hanno
saputo che Geneviève veniva a liberarvi stamattina all'alba?»
Non risposi.
«Avevano atteso che Jène uscisse dal mio ufficio in quella
versione femminile così in contrasto con la sua personalità e
l'avevano accolta con un applauso incoraggiandola per tutto il
tragitto. Cameriere in divisa o nude a metà, ballerine in costume o
in accappatoio, ragazze che avevano ancora addosso sapore di
maschio, ragazze fuori da ogni tentazione come le impiegate e la
mia direttrice, tutte si riconoscevano in lei e le gridavano:
Sei una donna, sei la migliore, fagli un culo così! Tutti
contavamo su di lei, perché le donne qui non contano
sostanzialmente un cazzo!
«Dovevano imparare una volta per tutte a non toccare più nessuno
al Folichon, a non coinvolgere né i nostri clienti né le amiche di
questi. Ne sarebbe andata la nostra dignità, che è l'unica cosa che
conserviamo ancora intatta.
«Ti sembrerò cinica Marco, ma in quel momento mi bastava che ne
uscissero bene le mie ragazze e il loro
locale.»
Il console di Haiti le si avvicinò.
«Il mio governo vorrebbe intavolare con lei un certo discorso,
signora Varenne…»
«Sempre a disposizione di chi ha bisogno di credere nel futuro,
signor console!» - Rispose rianimandosi dallo sfogo.
L'indomani, i quotidiani di Québec dicevano che la polizia aveva
svolto un'operazione al Folichon su richiesta della proprietà, che
aveva così voluto mantenere lontana la malavita da un locale che
per tradizione si collocava da sempre nell'ambito della correttezza
e della legalità. Le Soleil si era domandato che legame ci
potesse essere tra un emigrato italiano di nome Massari e
il mondo degli affari in Québec, ma non era riuscito a darsi una
risposta che andasse più in là della pura invidia provinciale.
Le Journal de Québec invece aggiungeva che un certo dottor
Domenico Corradini, presidente della Selfig Spa, una misteriosa SIM
d'oltre oceano, aveva rilevato le proprietà di Massari per conto
del Governo italiano.
A noi, invece, Marpe aveva spiegato come erano andate le cose,
dopo averci ricordato la gravità di un'eventuale violazione del
Segreto di Stato.
Antonio Longoni era uno dei referenti dell'estinta Mafia del
Brenta, nonché il collettore di una fitta rete di cravattari
veneti subentrati alla Mafia proprio come una naturale evoluzione
dell'economia post-mafiosa. Non appena scoperta l'esistenza dei
mutui in essere sugli immobili acquistati per loro da Massari,
Antonio fu minacciato di morte dai suoi se non fosse riuscito a
recuperare il denaro in brevissimo tempo. Longoni parlò chiaro a
Giovanni più di una volta, ma questo insisteva a dire che tutto era
regolare e che i mutui erano il metodo migliore per tenere gli
investitori sposati al sistema bancario del Québec e degli
States. In realtà, in questo modo credeva di tenere per le palle
gli scomodi e pericolosi partner malavitosi del Veneto.
Aveva tragicamente sopravvalutato l'intelligenza dei suoi
referenti.
Da allora, una prima volta Longoni aveva ingaggiato a Miami dei
contrabbandieri di cocaina per travolgere la barca con a bordo me e
i familiari di Massari. Dopo aveva organizzato il tentato rapimento
di uno dei figli, quindi aveva provato a far uccidere degli uomini
a lui vicini, poi a far terrorizzare lo stesso Giovanni al
Folichon, e infine, quando sentì la presenza del GICO che gli
alitava sul collo, provò a dettargli un'ultima scadenza. Giuseppe,
il sicario, aveva tampinato da vicino il Massari e una volta
rischiò anche di morire sotto il peso devastante dell'ignaro
Luciano Pedrini. Da quel momento rimase rintuonato e non fu più un
uomo normale. Aveva deciso che alla prima occasione avrebbe ucciso
Luciano Pedrini. Così sfigato, non gli sarebbe certo stato
difficile.
Come sappiamo, queste azioni giunsero a destinazione. E così, dopo
tanti interventi maldestri, aveva compreso di avere a sua volta
poche possibilità di sopravvivenza, e non gli era restato altro che
dare a Giuseppe l'incarico di sabotare con una bomba l'aereo di
Giovanni Massari. Successivamente avrebbe fatto i conti con Amélie,
di certo più facile da piegare alla ragione.
E stavolta ci riuscì. A far esplodere l'aereo, almeno.
Luciano Pedrini, quella sera al Folichon fu interrotto da un
ordine perentorio da parte della direzione del locale: fare i
bagagli e tornare subito in albergo. Gli avevano detto che
Marco Barbini e Giulia Lalancette erano già andati a dormire.
Peccato, era appena riuscito a convincere una ragazza che si
chiamava Anna a mostrargli le tette. Poteva essere la donna della
sua vita e sentiva che era il suo momento magico.
La sera del giorno dopo aveva incontrato me e Giulia e ci aveva
raccontato eccitato per un'ora fino a che punto si era spinto con
le ragazze. Noi lo ascoltammo con assoluta dedizione e autentica
soddisfazione.
Poi parlò di lavoro e chiese che cosa avrebbe potuto fare
adesso. Non sapeva che avrebbero confiscato i soldi dei miei
clienti, ma i miei non li avrebbe toccati nessuno.
«Prima di tutto, io ti devo dare cinquanta milioni di lire per i
contratti che hai chiuso per me.»
«Ma non me li devi mica dare!» - Mi aveva risposto convinto.
«Ah no! E perché?»
«Perché Massari non ti aveva ancora pagato le provvigioni.»
«E chi te l'ha detto?»
«Lo stesso Massari, proprio un giorno prima di morire.»
«Quel sacramento!»
«Come hai detto?»
«Che non è vero. Me li aveva già versati.»
«Wow! - Esclamò di gioia. Poi si ridimensionò. - Ma non ho più
un lavoro, qui.»
«Se ti impegni ad imparare l'inglese in trenta giorni, potrai
lavorare per Amélie. - Gli dissi - Hai da vendere un palazzo da 120
appartamenti sulla spiaggia di Miami Beach, vicino alla Ocean
Drive.»
«Quale?» - Chiese Giulia, ignara.
«Quello che Massari aveva acquistato con la fattiva
collaborazione di Luciano per trenta milioni di dollari.»
«Ma se non lo aveva ancora pagato!» - Esclamò.
«Appunto. Quindi non era sequestrabile. Amélie ne ha
approfittato solo dopo aver chiuso il suo debito con lo Stato
Italiano.»
Il Senatore si era portato a casa il trofeo di Caribù, ma non
era riuscito a trovare nella sua stube un posto adeguato. La carne
del caribù era ancora nei freezer dei cottages di Maricourt e
nessuno l'avrebbe mai mangiata perché non è quel che si dice
entusiasmante al palato. Il Caribù era stato ucciso inutilmente e
il senatore era rimasto dell'idea che la caccia sulle Dolomiti
fosse di classe superiore. Tuttavia, si era fiondato a Roma per
adoperarsi a far approvare la legge finanziaria in tempo utile per
consentirgli di passare le vacanze di Natale lontano da casa e,
anche se nessuno sapeva dove, a me aveva detto che sarebbe andato
volentieri a caccia in Argentina.
Divenne il principale fautore della vendita degli immobili di
stato come fonte straordinaria per le entrate dello Stato nel
dilancio 2002 e gli osservatori politici del Paese erano sicuri che
a un prossimo rimpasto di governo il Senatore avrebbe avuto una
poltrona di tutto rispetto, magari agli Interni, dove l'attuale
sottosegretario aveva ampiamente passato i cinque anni previsti dal
suo partito.
Da quando era tornato in Italia, ad ogni modo, gli era stata
attribuita una scorta permanente da parte della Guardia di Finanza.
Ma l'unico pericolo che correva il senatore, diceva il colonnello
Tom Marpe, ero io.
Amélie era andata a Madonna di Campiglio, ma sarebbe venuta a
passare l'ultimo dell'anno a Miami con il nuovo socio l'ingegner
Giorgio Schooler.
La campagna delle Calze dei Sette Veli della Salomè
prometteva un gran successo, tanto che per San Silvestro erano
previsti innumerevoli spogliarelli casalinghi di stampo biblico,
con la scusa di arrivare al benaugurante tanghino adesivo rosso,
che naturalmente aveva prodotto e distribuito lei in esclusiva per
la catena The Virgin's Secret. Più per fare soldi che per
dare uno schiaffo alla letteratura, un pubblicitario americano
aveva fatto mettere in scena l'opera teatrale di Oscar Wilde
Salomè, dove Erodiade assomigliava straordinariamente a
Eva Massari de Vaillancourt e Salomè era la nostra attrice in
persona della pubblicità, Manuela. D'altronde, neanche l'avesse
fatta apposta, Wilde aveva scritto Salomè sia in inglese che in
francese…
La campagna delle Amélie's-Cloudy sarebbe partita a
gennaio contemporaneamente in Europa e in America. Un'abile
campagna di Stampa e Pubbliche Relazioni stava facendo trapelare
che era giunto il momento della riscossa per le donne rotondette.
Amélie in persona, per caricare la fase d'attesa del nuovo
prodotto, aveva rilasciato una prima intervista nella quale aveva
dichiarato spudoratamente Ho sconfitto l'anoressia. I due
soci erano ansiosi di leggere i rilevamenti dei sondaggi di
opinione e di vendita di dicembre.
Anche la campagna per la sensibilizzazione sullo smaltimento
differenziato dei rifiuti solidi urbani in provincia di Trento era
stata un successo. I cittadini, assicurava un sondaggio
commissionato dall'Ente pubblico locale, si erano impegnati di
utilizzare per tutta la vita contenitori diversi per garantire il
giusto smaltimento ad ogni tipo di rifiuto.
Berbenni, l'art dell'Agenzia NPM, aveva partecipato a una serie
interminabile di seminari sull'educazione pubblicitaria in tema di
rifiuti e si era candidato per il premio nazionale riservato alle
agenzie pubblicitarie impegnate nella comunicazione sociale. Ma i
colleghi pubblicitari sapevano perfettamente che il lavoro gli era
riuscito bene solo perché non aveva avuto interferenze di sorta da
parte del committente.
Insomma, tutto bene quel che finisce bene.
Ma era solo una pia illusione.
FINE PRIMA PARTE
(Continua, tra 10 giorni)
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