Il romanzo dell'estate: «Operazione Folichon» – Capitolo 13°

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Guido de Mozzi

«Operazione Folichon»

Primavera - Estate 2010

PERSONAGGI


Dott. Marco Barbini

Imprenditore italiano

On. Vittorio Giuliani

Senatore della Repubblica Italiana

Arch. Giovanni Massari

Imprenditore italo americano

Eva de Vaillancourt Massari

Moglie di Massari

Geneviève Feneuillette

Baby-sitter di casa Massari

Antonio Longoni
Cesare Agnolin
Giancarlo Negroni

Soci d'affari di Massari

Julienne (Giulia) Lalancette

Assistente di Massari

Rag. Luciano Pedrini (610)

Promotore finanziario di Massari

Giuseppe Kezich

Maestro di caccia

Amélie Varenne

Estetista di Eva Massari

Ing. Giorgio Scolari

Titolare del calzificio Technolycra Spa

Col. Antonio Marpe

Dirigente del Gico

Gen. Massimo Frizzi

Alto funzionario della DIA

Massimiliano Corradini

Finanziere sotto copertura del Sisde

Ammiraglio Nicola Marini

Direttore del Sismi


Nomi, fatti e personaggi di questo romanzo sono frutto della fantasia dell'autore.
Eventuali riferimenti alla realtà sono fatti solo per inquadrare il momento storico di riferimento.
Il locale «
Le Folichon» esiste, ma non è mai stato teatro di fatti come quello descritto nel presente romanzo.


Capitolo 13.



La linea diretta del telefono di Massari aveva squillato ogni due minuti, ma non avevamo mai alzato la cornetta. I colleghi di Giulia stavano collaborando quanto bastava per impedire che qualcuno di indesiderato ci disturbasse. Io e lei avevamo sfogliato centinaia di incartamenti scoprendo un sacco di cose, ma senza trovare qualcosa di decisivo. In realtà, io cercavo qualcosa di preciso; ma il come trovarlo era talmente vago che non mi risuciva di spiegarlo neanche a Giulia per linee generali. Sempre ammesso che esistesse davvero quello che cercavo.
Poiché tutti i suoi clienti erano intestatari di società che, anziché un nome, portavano un numero, provai a cercare nella matematica una logica di guida. Presi il computer dell'ufficio di Massari e provai affidare a lui la ricerca di qualcosa che quei numeri potessero avere in comune, che ne so, una costante, lo scarto quadratico medio, l'escursione aritmetica, le tavole dei numeri a caso... Niente.
«Non può avere creato da solo un sistema così complicato. - Dissi a Jiulia dopo un'ora di tentativi. - Chi era il suo consulente informatico?»
«Niente di particolare. Chiedeva preventivi e acquistava secondo la convenienza commerciale.»
«Si montava lui i programmi?»
«No. Non era abbastanza addentro.»
«Allora la strada non è questa. - Dissi. - Perché non provi a spiegarmi come avveniva la codifica di un nuovo cliente?»
«Il notaio preparava tutto, il cliente firmava, versava il danaro e tutto finiva lì.»
«Come versava il denaro?»
«A mezzo computer. Triangolava dall'Austria tramite un paradiso fiscale, e tutto si sistemava. Ma, ripeto, credevo che si trattasse di denaro...»
«Sì, sì. Ho capito. E a te non diceva niente.»
«No.»
Mi venne un'idea.
«Mi puoi portare le bollette telefoniche dell'ultimo anno?»
Andò in contabilità e si fece consegnare le bollette. Me le portò. Come speravo, erano segnati i numeri che venivano chiamati dall'ufficio.
«Prova a dirmi chi sono.
Andò a prendere la sua rubrica. Iniziai a leggere, e lei mi rispondeva per lo più a memoria. Io avevo iniziato a mettere una sigla in corrispondenza di ogni numero chiamato, così dopo un mese di telefonate rilevate ero in grado di trovare, come nell'analisi dei numeri usciti da una roulette, le costanti di ogni conversazione. Quello che più mi importava, era la distanza temporale tra una chiamata e l'altra.
Scoprii con l'aiuto di Giulia che inviava denaro a un numero prefissato dal codice dell'Isola caribica di St Maarten, e non le Caiman, ma va da sè che non fu possibile andare oltre perché ovviamente richiedevano delle password. Molte telefonate intercontinentali erano con il Nord Est d'Italia e con il Tirolo Austriaco, e anche questo lo sapevamo. Ultimamente aveva iniziato a telefonare anche ad Haiti, ma in questo Paese non era riuscito a intavolare ancora nulla. Passai allora a studiare i numeri di telefono locali e vidi subito che uno più di tutti veniva composto con una certa regolarità. Era di Québec City. Chiesi a Giulia a chi corrispondesse, ma non se lo ricordava. Andò a cercarlo sull'agenda e non lo trovò. Neanche la società dei telefoni diede risultati; un disco rispose: il numero appartiene ad una categoria in cui il cliente non vuole che sia data pubblicità. - Quanto bastava per stimolare di più il mio interesse.
Decisi di prendere il telefono e di comporre il numero. Rispose, si fa per dire, un modem. Dunque, con una certa regolarità lui comunicava con un altro computer. Come si faceva a capire quale? Ma tramite il computer, ovviamente. Feci sedere Giulia al PC di Giovanni e le chiesi di collegarsi a quel numero. Apparse la richiesta di una password.
«Fottuti.» - Ammisi.
«Fotus.» - Confermò.
«Fottuti un cazzo! - Esclamai invece a Giulia dopo che avevamo gettato la spugna. - Prendi l'agenda tua e quella di Massari e incomincia a leggermi tutti i numeri che hanno in comune la prima parte delle cifre.»
«D'accordo...»
Era poco motivata perché con tutte le possibilità che c'erano, il ritrovamento dell'intestatario di quel numero poteva essere del tutto impossibile.
«Può darsi che sia tempo perso. - Dissi come per incoraggiarla. - Ma si tratta di un numero che non volevano che si conoscesse. Quindi vale quantomeno la pena di tentare.»
«Ce ne sarà un centinaio di persone che lui non voleva rendere palesi.»
«Già, ma solo tre o quattro le chiamava più di dieci volte al giorno.»
In una mezzora avevamo isolato quindici nominativi.
«Dobbiamo provarli tutti?» - Mi chiese con evidente stanchezza.
«Probabile. Prova a leggermeli.»
«Notaio Leluc, avvocato Marson, avvocati Emil e Victor Rosen, studio Fullfill...vado avanti?»
«Certo.»
«Commercialista Haimem...»
«Ma sono tutti professionisti?»
«Sembrerebbe... Commercialista Arencibia Jaime.»
«Questo deve essere spagnolo.»
«Indovinato, ma parla francese anche lui.»
«Ora ce ne sono due della Varenne, poi...»
«Scusa, ma chi è la Varenne?»
«Che memoria! L'hai anche vista nuda...»
«Embè?»
«La Amélie, somaro. Poi c'è il fiscalista Vendôme...»
«Amélie, Amélie Varenne! Ma certo! Hai qualcuno che può farci una telefonata da qui, senza fare troppe domande?»
Andò a chiamare uno degli esattori degli affitti.
«Eccolo. - Disse stanca. - Cosa vuoi fargli fare?»
«Digli di chiamare la Beauty-farm di Amélie presentandosi come un operatore dell'azienda telefonica e di chiedere se vogliono cambiare contratto telefonico del numero... 5440175.»
«Cambiarlo? Ma che razza di domanda insulsa vuoi che faccia il poverino?»
«Se vogliono cambiarlo, che ne so? Con una linea digitale...»
«Ma ce l'avranno già!»
«Con una RFD, va bene?»
«Ma non esiste.»
«Tanto meglio.»
L'altro obbedì. Farfugliò al telefono in francese un po' di cose, poi chiuse il telefono.
«Allora?» - Chiese Giulia.
«Hanno risposto che possiamo fare quello che vogliamo.»
«Ecco. Fotus encore. Punto a capo.»
Giulia si lasciò cadere in una poltrona.
«Basta che non cambiamo il numero, - aggiunse il ragazzo, - perché per loro è troppo importante. Vi tengono collegato un modem.»
Balzai dalla poltrona.
«Hanno detto proprio così?»
«Esatto. - Confermò. - Mi dispiace, ma quel numero non lo vogliono proprio cambiare.»

Lungo la strada mi vennero in mente tanti piccoli particolari che deponevano in favore della tesi che mi ero fatto a quel punto. Arrivammo alla Beauty-Farm Amélie Varenne più o meno alle 15. Amélie non era ancora arrivata. Ci sedemmo ad aspettarla.
Arrivò alle 16, direttamente da casa di Eva. Si sorprese a vederci, poi chiese un minuto, andò nel suo ufficio e dopo un po' ci fece entrare e accomodare..
«Ditemi, ragazzi.» - Disse seduta dietro la sua scrivania. Sembrava sfinita.

«La situazione è questa. - Cominciai. - La baracca di Massari stava per saltare, perché era scoppiata una guerra di bande... Probabilmente provocata ad arte dal nostro Gico. - Non chiese cosa fosse il Gico. - Poi qualcuno ha anticipato gli eventi togliendo di mezzo Massari, la persona più scomoda a tutti. Avevano tentato di uccidere me, Eva, i bambini e Jeneuvieve. Hanno sfigurato due ragazzine sicuramente innocenti e giustamente desiderose di vivere. Hanno ucciso due maschi adulti, che per essere bastardi erano pur sempre dei poveri diavoli. Probabilmente hanno fatto perdere la vita anche a un camionista tagliaboschi del Maine, e ridotto a una larva umana un cameriere del Parmesan. Per un pelo non sono morti altri due amici miei, ma alla fine sono riusciti a prevenire tutti facendo esplodere l'aereo di Giovanni Massari. Il servizio segreto del Ministero delle Finanze Italiano è riuscito a sgominare la Vie Québecoise del riciclo di danaro della disciolta Mafia del Brenta, ma non ha potuto sequestrare un solo dollaro canadese perché le banche avevano predisposto le condizioni per pignorare tutto prima di qualsiasi altro.»
Rallentai un attimo per consentire ad Amélie di recepire e a Giulia di seguire il mio ragionamento che anche lei ascoltava solo ora.
«Va' avanti Marco. Vai bene così.» - Mi incoraggiò Amélie.
«A questo punto, tutti si fanno in quattro per impedirmi di far luce su quanto accaduto. Bene, io ammetto di essere entrato da poco nella vita di Eva, di Giovanni e… e della vostra, - dissi indicando entrambe. - Così, come ritengo peraltro che la ragion di stato possa anche godere in certi casi di binari preferenziali.»
Amélie aveva capito che non avevo ancora terminato la premessa e si dondolò un po' sulla poltrona.
«Ma ciò che non accetto, sono i ricatti, sopratutto se impostati su errori di altre persone. Mi hanno minacciato di denunciare i miei clienti se io avessi voluto chiarire alcune cose.»
«Se ho ben capito, tu non hai accettato il certo per l'incerto. Ho capito bene?»
«Esatto. Ed è per questo che sono... che siamo venuti qui.»
«E quindi, cosa vuoi sapere da me?»
«Tu sei sempre stata la socia d'affari di Massari, fin dall'inizio.»
«I suoi soci, abbiamo visto, erano ben altri. No?» - Ribatté lei sul vago.
«Parlo di quelli giusti, di quelli fidati, di quelli dalla sua. Di quelli come te. Tu sei sempre stata la sua amica fidata, Amélie. Sei stata il trait-d'union tra lui ed Eva. Una donna che lui avrebbe anche potuto amare, se Eva non avesse rappresentato per lui il raccordo tra la fantasia e la realtà, il momento in cui il sesso ludico diventa reale, l'unica ragione per costruirsi una famiglia per un uomo che prima di incontrare Eva vedeva come unico scopo della vita quello di fare danaro. Un uomo con le palle. Come te, Amélie.»
Amélie doveva sentirsi da una parte braccata, dall'altra lusingata. Dondolava la sua poltrona facendola cigolare, pensando a come portare avanti i prossimi minuti della sua vita che avrebbero potuto essere determinanti sia nel bene che nel male.
Giulia ci seguiva al massimo della tensione. Credeva di aver capito, ma temeva che la situazione potesse solo aggravarsi, come se non lo fosse già abbastanza. Poi si rilassò, come se avesse pensato ad alta voce.
«Male che vada, andrò a lavorare da mio padre».
«E' vero. - Disse Amélie guardando altrove per concentrarsi meglio. - Io e Giovanni abbiamo fatto i soldi insieme. Non c'è stata una sola mossa che non abbia fatto senza consultarsi con me. Nessuno sa niente su questo, e non vorrei subire neanch'io dei ricatti di qualunque genere solo perché fa comodo a dio sa chi. Se mi chiedi... Ecco il punto: cosa mi stai chiedendo?»
«Ho fatto i conti leggendo i flussi telefonici di Massari. - Dissi. - Filtrando attraverso una banca di St. Maarten i passaggi di danaro proveniente dall'Austria, Giovanni versava in conti anonimi controllati dal tuo computer quasi la metà dei soldi che gli venivano rimessi per conto della cosca veneta.»
Amélie tornò a stare zitta.
«Tu ti eri dimostrata abilissima negli investimenti. Avevi interessi dappertutto, perché in tutti i settori bene o male ci vedevi dentro. A lui bastava trovare il danaro, ripulirlo e dirottarlo dove volevi tu.»
«Hai idea di quali grandezze si stia parlando?» - Mi chiese, sempre guardando il soffitto.
«Sì. - Le risposi. - Ho fatto i conti assommando con Giulia tutti i mutui in essere presso gli immobili gestiti dalla sua ditta.»
«E corrisponderebbero a...?»
«A 1.500 miliardi, Amélie. A millecinquecentomiliardi di Lire.»
Giulia rimase a guardare Amélie con severità professionale, come per darmi il tempo di fare l'affondo.
«Bene. Ammesso che sia così, cosa vorreste da me? Cosa siete venuti a fare?»
«A presentarti il conto.»
«Sentiamolo.»
«Eva deve rimanere proprietaria delle abitazioni di Massari. La villa in Avenue des Braves a Québec City, quella di campagna, la villa sulla Venetian Couseway di Miami. Ma sopratutto deve avere la metà di quello che hai tu. Metà delle tue partecipazioni al Frontenac...»
«E questa chi te l'ha detta?» - Rise Amélie.
«Tu. Non c'è una sola azienda con cui hai affari continuativi, senza aver comperato delle quote per seguirne la politica.»
«Va' avanti.»
«Tramite una decina di finanziarie diverse, che controlli al 98%, hai almeno il 17% del pacchetto di maggioranza della catena americana di alimentari Why pay more?, il 25% di una catena di noleggio e vendita di videocassette denominata Videolease, il 22% della catena d'alberghi di terza categoria Minor e il 6% di quella di seconda categoria denominata Manor. Insieme contano in Nordamerica ben 727 alberghi.»
Giulia mi guardò come per chiedermi dove avessi preso quelle informazioni, poi tornò a fare la brutta cera ad Amélie, la quale iniziò a sorridere.
«Finito?» - Disse.
«No. Controlli Le Grand Chanel, la televisione che copre il Québec e che, via satellite, raggiunge anche la Florida, dove generalmente vanno in vacanza i tuoi connazionali e Haiti, dove parlano francese. Controlli Le Soleil, un giornale mondano che non ha mai parlato né di te né di Massari né di Eva… Hai un network di radio locali che mettono in onda giorno e notte solo canzoni d'epoca e la situazione della viabilità, le cose più gradite dai camionisti e a minor costo di produzione.»
«Finito?» - Ripeté, sempre più sicura di sè.
«No. Hai un'immobiliare che possiede ville a Miami Beach, a Scottsdale, a Beverly Hills, a Honolulu, a Portofino, a Porto Ercole, a Porto cervo, a Parigi e Nizza, a Londra ed Edimburgo.»
«Finito?»
«No. Controlli nientemeno che il 30% della catena americana di negozi di intimo femminile conosciuta come The Virgin's Secret, quella che verosimilmente vorresti far entrare in società nella distribuzione americana delle Salomé, le calze dei Sette Veli, e delle Amélie's-Cloudy, le Leggerezze di Amélie, o come chiamerete le calze conformate delle quali sei la testimonial naturale per i mercati italo americani.»
«Ha ha!» - Rise di gusto.
«Se penso che hai accettato di posare per le calze conformate trovando da ridire per l'importo ridicolo di 5.000 Dollari...»
«La gente che non ti paga non ti vuole.» - Tagliò corto.
«Hai ragione. E già che c'eri, hai impostato una distribuzione di calze per una decina di milioni di unità all'anno.»
«Meglio per te e per il tuo cliente, no?»
«Già, e che magari nella fretta ti sposeresti, vero?»
«Per ora no. Magari vedrò di scoparmelo a Natale. - Sorrise maliziosa. - Perché no? Gli piaccono le donne in carne…»
Tornai serio e avvertì che ora era il mio turno.
«Non ti chiedo più se hai finito.» - Disse Amélie a questo punto.
«Ho finito. Mancano solo la tua beauty-farm, il Folichon e il Never-say-Never
«Eh no, dannazione! - Protestò con una certa ironia. - La mia beauty-farm è mia al 100%, mentre il Never-say-Never non ce l'ho né mai vorrò averlo.»
«Il Folichon è tuo davvero?» - Chiese strabiliata Giulia.
Giulia aveva centrato… A parte il Never-say-never, il resto era suo.
«Ti chiedo quattro cose.» - Ripresi il filo del discorso, lasciando Giulia alle sue deduzioni.
«Sentiamo.» - Disse lei, quasi annoiata.
«Devi mantenere in piedi la società immobiliare dove lavora Giulia.»
«Impossibile. La metteranno in liquidazione.»
«Ma qualcuno dovrà pur amministrare ancora i cinquecento appartamenti...»
«Ma certo. Lo farà la CanAm Inc
«E chi è?»
«Una società immobiliare della sottoscritta. Si chiama così, in abbreviazione di Canadian Amélie
«Devi assumere Giulia alla CanAm, con tutti i dipendenti della immobiliare in liquidazione...»
«OK, li assumerò, - sorrise. - Mi servono. Ma voglio solo i dipendenti validi.»
«No. Assumerai anche i lavoratori appartenenti a categorie protette.»
«Non se ne parla neanche. Piuttosto cedo a Giulia il 30% delle azioni della CanAm.»
«Questa era la prima condizione. A Giulia devi passare il 49% della società.»
«Ho detto il 30%.»
«Il 30%? Mi sta bene solo se assumi tutti. Ci penserò poi io a gestirli.» - Intervenne Giulia seccamente, come se fosse stata imbeccata da me.
L'intervento spiazzò Amélie. La guardò per qualche secondo, poi accettò.
«Sta bene.» - Disse.
«La terza te l'avevo già detta: che devi dare a Eva la metà di quello che hai accumulato, senza dirle la provenienza illecita del suo patrimonio.»
«Avevo pensato alla famiglia di Massari, ma non certamente dando la metà di un patrimonio di questo genere senza scomodare la sensibilità della Vergine Nuda! Mentre noi lavoravamo...»
«La quarta è che se dovessero sequestrare gli investimenti dei miei clienti in Canada e in Florida, tu dovrai rimborsarli in qualche modo.»
«Cheppalle!» - Arrivò a dire facendo un gestaccio con la mano.
«Altrimenti ti metto su un piatto d'argento alle autorità.»
«Senti, - mi disse tagliando di netto la conversazione. - Hai detto un sacco di verità e hai chiesto delle condizioni che io avevo comunque già pensato bene o male di affrontare. Solo che c'è un problema. Un piccolo problema.»
«E quale...?» - Ma avevo capito che il termine piccolo era un eufemismo.
«Che le autorità ci sono arrivate prima di te.»
«Che cosa?»
«Non vorrai esserci arrivato solo tu che non avevi neanche l'uno per cento dei mezzi del GICO?»
Mi alzai in piedi.
«Ti hanno sequestrato già tutto?»
«No. - Rispose tranquilla. - Ma ci stanno provando.»
«Che vuol dire?»
Suonò l'interfono. Era la sua segretaria. Amélie rispose pregando di far attendere un attimo, stavamo per finire.
«Vuol dire che accetto le tue condizioni, sulla base di quello che mi resterà. Entro questa sera devo patteggiare con le autorità finanziarie del Canada e dell'Italia.»
Rimasi senza parole come un imbecille.
«Quando sono arrivata, prima di farvi entrare ho telefonato ai miei avvocati. Sono fuori che mi aspettano.»

(Continua)
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