Il romanzo dell'estate: «Operazione Folichon» – Capitolo 10°
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Guido de Mozzi
«Operazione Folichon»
Primavera - Estate 2010
PERSONAGGI |
Dott. Marco Barbini |
Imprenditore italiano |
On. Vittorio Giuliani |
Senatore della Repubblica Italiana |
Arch. Giovanni Massari |
Imprenditore italo americano |
Eva de Vaillancourt Massari |
Moglie di Massari |
Geneviève Feneuillette |
Baby-sitter di casa Massari |
Antonio Longoni |
Soci d'affari di Massari |
Julienne (Giulia) Lalancette |
Assistente di Massari |
Rag. Luciano Pedrini (610) |
Promotore finanziario di Massari |
Giuseppe Kezich |
Maestro di caccia |
Amélie Varenne |
Estetista di Eva Massari |
Ing. Giorgio Scolari |
Titolare del calzificio Technolycra Spa |
Col. Antonio Marpe |
Dirigente del Gico |
Gen. Massimo Frizzi |
Alto funzionario della DIA |
Massimiliano Corradini |
Finanziere sotto copertura del Sisde |
Ammiraglio Nicola Marini |
Direttore del Sismi |
Nomi, fatti e personaggi di
questo romanzo sono frutto della fantasia dell'autore. |
Capitolo 10.
Milano, Trento, Verona, novembre 2001.
Da Boston provai a telefonare al numero di Verona, ma in Italia
era troppo tardi e non rispose nessuno. A Milano non era così
freddo come in Canada. Era invece un casino l'organizzazione di
Malpensa 2000. O meglio, questa era la scusa per cui ogni cosa
poteva funzionare male senza che nessuno avesse responsabilità di
sorta. L'aereo Alitalia era arrivato alle 8.30, ma i bagagli
arrivarono alle 10. Colpa di Malpensa 2000. Ovviamente.
Uscendo dalla dogana, cercai con l'occhio la mia Roberta. Mi
vide prima lei di me: il fuso.
«Scusami del ritardo.» - Dissi stupidamente. Ma lei la trovò una
cortesia. Mi abbracciò. La baciai. - Scusami, ma avrei dovuto farmi
una doccia prima di stringerti. Devo puzzare come un caprone."
«Non più del solito.» - Rispose, dimostrando di aver messo a
frutto la mia ironia.
«Sei una troia.» - Sorrisi.
«Magari. - Ribatté lei. - Mi dia una valigia.»
«Non sia mai detto! - Poi ci ripensai e gliela passai. Aveva le
ruote. - Dov'è la macchina?»
«Qua fuori.»
Usciti all'aperto, mi disse di aspettarla. Tornò dopo cinque
minuti con la Punto della ditta.
«Mi scusi se non ho un'auto più grossa, ma ho saputo tardi che
sarei venuto a prenderla oggi.»
«Va bene così. - Commentai. - Grazie.»
«Vuole guidare lei?»
«No. Ho appena fatto settemila miglia. Se guidi tu mi fai un
piacere.»
Prendemmo l'Autostrada dei Laghi fino a Milano e superammo tutta
la tangenziale di Milano aggiornandoci sui rispettivi aneddoti,
prima di parlare di lavoro.
«Io ho tutto qui con me.» - Dissi per primo.
«Anch'io. Ieri sera mi hanno dato le foto. Le cassette me le
avevano già riversate.»
«E perché non ti hanno dato gli originali?»
«Non lo fanno mai.»
«Io ho le foto selezionate, già nel formato 20x30.»
«Anch'io. - Rispose fiera. - Non è stato facile ma, dando
ordini, come dice lei...»
«Le posso vedere? Com'era la ragazza?»
«Perfetta, magnifica.»
«Vorresti essere come lei?»
«Io vorrei essere solo quella che sono, ma... Direi di sì. E' il
testimonial giusto.»
«Me le fai vedere le foto?»
Me le passò in un bustone di cartone e le sfilai per guardarle.
Primo piano, primissimo piano, particolari, foto d'insieme, foto di
scena, vestita, svestita, con collants, con autoreggenti, con e
senza reggiseno, da davanti e da dietro, eretta e chinata,
sorridente e impegnata...
«Hai fatto un ottimo lavoro. - Le dissi compiaciuto. - Sembra
arrapante. E com'è dal vero?»
«Meglio che in foto.» - Rispose da professionista.
«Fermati ad un Autogrill che ti faccio vedere Eva. E
Amélie.»
«Amélie? E cos'è, un cambio di programma?»
«Un'estensione direi. Se il cliente è d'accordo.»
Mentre rallentava per fermarsi ad una stazione di servizio, mi
riferì un messaggio da parte di mia moglie.
«Cinquecento miliardi di Lire all'anno.»
«Che cosa?»
«Il fatturato dei marmisti di Verona è di cinquecento miliardi.
Sua moglie mi ha telefonato ieri sera per comunicarmelo. Mi ha
detto che lei lo voleva sapere subito...»
«Cinquecento miliardi... - Ripetei a bassa voce. Poi feci due
conti mentalmente. - Impossibile. Pensai alla fine. - Non è
possibile che esportino valuta per quasi la metà dei loro
ricavi.»
Dopo aver fatto colazione dissi a Roberta che dovevo fare una
telefonata.
«Le ho portato il cellulare.» - Aprì la sua borsa da lavoro.
«Grazie. - Risposi cortesemente. - Ma devo farlo da una cabina
telefonica.»
Tentai di chiamare Verona, ma era occupato.
Stavamo arrivando a Trento entrambi soddisfatti per la scelta
delle modelle che avevamo fatto. Era sabato, per cui non avremmo
più lavorato fino a lunedì. Tuttavia sarebbe stato meglio fissare i
tempi delle riprese televisive, perché erano quelle che portavano
via più tempo e inoltre le foto le avremmo potute fare in ogni
momento anche nel nostro atelier.
«Hai fissato gli studi?»
«L'ho potuto fare solo dopo che sua moglie ha concordato i
costi.»
Non chiesi se i costi erano coerenti, perché differentemente mia
moglie non avrebbe preso accordi. Mi preoccupavano di più i tempi
ristretti.
«Quando?»
«Dopo aver fatto a cornate con loro, abbiamo ottenuto gli studi
solo da mercoledì 18 a domenica 22 novembre. Compresi.»
Tirai un fiato di sollievo. - «Meno male!»
«Ma avremmo sì e no tre giorni di tempo per i preparativi!» -
lamentò Roberta.
«Ci stiamo dentro, Roby, credimi.»
«Non è un problema? Cristo, provi solo a pensare di far venire
qui la banda di Eva dal Canada!»
«Ci penso io.»
Telefonai all'Alitalia di Milano e chiesi della signora
Viola.
«Viola.»
«Barbini.»
«Dottor Barbini, è tornato! Il viaggio è andato bene?»
«Sì, sì, grazie, anche se il ritorno è stato una menata. Senta,
devo prenotare un viaggio da Québec a Milano, andata e ritorno in
business class, per tre adulti e due bambini. Ci sono voli
diretti?»
«No. Deve passare da Toronto, da Montréal o da New York.»
«L'Alitalia, in quali di queste città la troviamo?»
«Toronto e New York. Ma la tratta via Toronto deve comunque
passare da New York.»
«Allora prenda New York.»
«Età dei bambini?»
«Sei e otto.»
«Date?»
«Devono essere a Milano entro il 17 novembre, per tornare a casa
non prima del 24.»
«Mi dà i nomi dei passeggeri?»
«Per il momento metta per tutti il nome Massari.»
«La richiamerò lunedì. Va bene? Ma non si preoccupi. Per la
business class non ci sono mai problemi.»
«La ringrazio.»
«Arrivederci.»
La signora Viola è l'unica donna cui io voglia bene senza mai
averla conosciuta personalmente.
«Un'ultima cosa. - Dissi a Roberta prima di congedarla. -
Bisogna incontrare quelli delle calze Salomè. Li hai sentiti?»
«Sì. Ci aspettano con il materiale iconografico non appena
possiamo. Hanno fretta perché il Natale è vicino e hanno venduto un
sacco di collants sulla promessa della campagna che hanno
annunciato. Guai se i Collants dei Sette Veli, come li chiamano
ormai gli addetti ai lavori, non dovessero uscire dai negozi.»
«Usciranno. Credimi. Prendimi un appuntamento con loro per
lunedì pomeriggio.»
«Speriamo che ci siano, di sabato. - Prese il telefono. Li
trovò. Parlò con loro e chiuse la telefonata. - I titolari,
l'ingegner Giorgio Scolari e sua figlia Angela, ci aspettano per
le 15.30 di lunedì, OK?»
Lo scrissi sull'agenda.
«La porto a casa?» - Mi chiese infine.
«Grazie.»
Dopo qualche centinaio di metri vidi un telefono pubblico.
«Mi fai fare una telefonata?»
«Dalla cabina?»
«Sì, grazie.» - Non fece domande. Mi conosce.
Il numero suonava libero, ma non rispondeva dannatamente
nessuno. Tornai all'auto.
«A lunedì mattina, Roberta. Grazie.»
«Dottor Barbini?»
«Sì, Roby?»
«E' così bella come nelle foto, Eva?»
«E' più bella dal vivo. - Risposi professionalmente come lei. -
Ah, Roberta…»
«Sì?»
«Grazie di tutto.»
Mi lasciò sotto casa. E a casa, finalmente, incontrai i
miei.
«Oh, il ritorno del guerriero!» - Fu l'esclamazione radiosa di
mia moglie.
«Fatto danni?» - Chiese mio figlio abbracciandomi con gioia.
Al di là di tutto, non c'è nulla di più piacevole che tornare a
casa tua, quando l'atmosfera che vi respiri è serena.
Staccai il telefono e passai volentieri la sera del sabato e tutta
la domenica a casa, in pantofole. Lunedì sarebbe iniziata una
settimana di fuoco.
E infatti, alle 7.30 di lunedì mi giunse una telefonata dalla
Guardia di Finanza di Trento. Mi pregavano di passare di là, "per
fatti che la riguardano".
«Mi arresteranno.» - Dissi a mia moglie.
«Niente di più facile. Quando dicono così... - Sorrise lei. - Tu
nega sempre, anche di fronte l'evidenza… ha ha!»
«Stronza…»
Il piantone della caserma mi fece accomodare in sala d'attesa.
Dopo un po' mi venne a prendere un appuntato che mi accompagnò
nell'ufficio di un tenente di prima nomina.
«Dottor Barbini?»
«Sono io.»
«Posso vedere un suo documento?"
«Prego.» - Gli mostrai provocatoriamente il porto d'armi. Lui lo
guardò e solo allora mi riferì il messaggio.
«Il colonnello Antonio Marpe, del GICO di Verona, desidera
parlare con lei. Quand'è che potrebbe incontrarlo?»
«Questo pomeriggio devo andare dalle parti di Desenzano. Se
vuole, possiamo incontrarci all'andata o al ritorno. Devo essere da
un cliente alle 15.30. Non so quando finirò.»
Prese il telefono e compose un numero.
«Angeletti. - Si presentò. - Alle 14 o alle 18. Bene.»
Chiuse la comunicazione.
«L'attende all'uscita di Affi alle 14.»
«E come faccio a riconoscerlo?»
«Saranno loro a riconoscerla. Lei fermi la macchina nel
posteggio circolare appena fuori il casello.»
Alle 12, l'Alitalia mi aveva confermato i voli e io avevo fatto
mandare il fax del programma di viaggio a Giulia. Questa mi
telefonò per darmene ricevuta e si dichiarò spiaciuta di non poter
venire anche lei.
«Ci rifaremo.» - Le avevo assicurato.
«Ci conto.»
«Hai novità della mia Cadillac?»
«Luciano Pedrini te l'ha portata a casa a Fort Lauderdale sana.
Contento?»
«Mi avrà quantomeno snervato le sospensioni. Massari e il mio
Senatore latitante, sai dove sono?»
«Ancora a Miami. Dovrebbero tornare tutti il 17 e ripartire il
20 per la caccia al Caribù.»
«Beati loro.»
«Ci rifaremo.» - Stavolta me lo disse lei.
All'una e un quarto caricai Roberta in auto per andare alla
Technolycra Spa.
«Non arriveremo troppo presto?» - Mi chiese.
«Devo incontrarmi con una persona ad Affi.»
Infatti, alle 14 entrai puntuale nel posteggio circolare situato
a cento metri dall'uscita di Affi.
«E' arrivata la persona?» - Domandò Roby.
«E chi lo sa?» - Risposi, senza meravigliarla.
Attesi ben dieci minuti prima che una Lancia Kappa grigio scuro
si mettesse in coda alla mia. Uscì un uomo che si avvicinò al mio
finestrino. Aprii la portiera ed uscii. Compresi cosa dovevo
fare.
«Non preoccuparti. - Avvisai Roberta. - E' tutto a posto.»
Uscii e mi diressi alla Kappa, mentre lui si sedeva al volante
della mia Mercedes. La Kappa era blindata. Non appena salito
dietro, l'auto partì seguita dalla mia automobile guidata
dall'altro. Mi domandai cosa avrebbe potuto pensare Roberta, ma il
mio uomo mi precedette.
«Non mi ha detto che veniva accompagnato.» - Disse secco un uomo
della mia età, capelli neri, magro e con un pizzetto appena
segnato.
«Infatti. - Confermai. - Vogliamo incominciare col presentarci
un po' meglio?»
«Io so chi è lei. Io sono il colonnello Antonio Marpe,
comandante del Gico di Venezia. Gli amici mi chiamano Tom, ma lei
mi chiamerà Marpe. Non le dirò altro. Lei sa qual'è il mio lavoro e
tanto basta. Mi dica cosa voleva dirmi per telefono da Québec.»
«Semplice. - Dissi. - Dovrei con un finanziere italo-americano
che gestisce un migliaio di miliardi in immobili sulla costa
atlantica, e volevo verificare che non si trattasse di capiotali
provenienti dala criminalità organizzata. Allora ho telefonato al
dottor Zanardelli e…»
«E lei stato molto acuto.» - Commentò asciutto.
Guardai automaticamente l'orologio e la mia automobile. Alla
fine, dunque, non me l'ero sentita di rendere pubblici i miei
sospetti.
«Senta, dottor Barbini. - Intervenne deciso e incazzato Marpe. -
Il nostro servizio sta seguendo da un anno una pista ben precisa
che riguarda un finanziere italo-americano...»
Ossignore, pensai. Ho proprio messo il culo nelle
pedate…
«E, lungo la strada, - proseguì, - cosa ci troviamo? Un
indescrivibile personaggio che opera nella pubblicità e che ci
mette di mezzo nientemeno che un Senatore. Ma non un Senatore
qualsiasi, no, sarebbe troppo facile… Nientemeno che un membro
della Commissione Finanze del Senato. Porca d'una luridissima
puttana! Io penso che se lei l'avesse progettato per distruggere
l'immagine del Senatore, del Senato, del Ministero delle Finanze o
dello Stato, non ci sarebbe riuscito così bene neanche con l'aiuto
del demonio!»
«Cosa sta cercando di dirmi?» - Chiesi quasi sottovoce.
«Provi a fare un lancio prospettico della situazione in essere e
mi descriva, dal suo punto di vista professionale, il valore
attuariale della carriera del Senatore Giuliani, se il suo nome
dovesse casualmente anche solo essere sfiorato a latere dell'elenco
degli "amici" di un finanziere arrestato in un'operazione
internazionale di polizia contro il riciclaggio del denaro
sporco.»
Mi resi subito conto della situazione, come se d'improvviso
tutti i ragionamenti portati avanti a ruota libera si fossero
materializzati in ordine logico. Era evidente che i giochetti dei
cavatori di marmo erano Disneyland in confronto al riciclaggio di
danaro...
«Sporco in che senso, scusi?»
«Mi riserbo, abbia pazienza. Mi stia invece a sentire cosa deve
fare per togliere il Senatore dal favo di vespe in cui lo ha
alloggiato.»
«Sentiamo.»
«Lo faccia tornare a casa. Subito, senza attendere un solo
minuto!»
«Tutto qua? - Risi. - Ma mi faccia il piacere, è semplicemente
ridicolo! E' a due passi dalla caccia del Caribù, che è un trofeo
irraggiungibile dalla stragrande maggioranza dei cacciatori.
Neanche Gesù potrebbe ormai farlo tornare a casa.»
«Prenda il telefono e lo chiami.» - Mi porse il cellulare.
«Non ci provo neanche.»
«Lo chiama lei o lo chiamiamo noi?»
Dannazione! Se ero stato io a metterlo nei guai, dovevo trovare
una soluzione, ma cosa gli potevo dire per telefono, Vittorio torna
a casa? Già, e lui tornava a casa come Lassie.
«Mi dia tempo. Devo pensarci; troverò un modo, ma da qui e per
telefono è una cosa impossibile.» - Poi mi venne un timore. -
«State forse per scatenare l'assalto alla diligenza?»
«Mi riserbo.»
«Allora si riservi e si arrangi!»
Marpe mi sarebbe staccato volentieri la testa e mi avrebbe
cagato nel collo, ma dietro a me c'era un senatore, e non uno
qualsiasi...
«Non saremo noi a muoverci. Faranno tutto da soli. - Poi sembrò
parlare tra sé in modo che lo sentissi. - Aspettavamo da un paio
d'anni questo momento, e ora che la nave sta per saltare in aria,
troviamo a bordo nientemeno che il Senatore Vittorio Giuliani.»
«Ma allora...»
«Già. E' quello che le stavo dicendo. La situazione non è nelle
nostre mani. E' scattato il conto a rovescio.»
Seguì un breve imbarazzante silenzio.
«Bene. - Dissi infine. - Adesso deve ascoltarmi lei.»
Gli raccontai quello che mi era successo da Miami a Québec,
anche nei minimi particolari. Tralasciando il mio incasso al nero,
voglio dire.
Ma si dimostrò del tutto inutile. Provocandomi una certa
irritazione, Marpe non espresse la minima reazione a quanto gli
dissi.
«Lo faccia tornare a casa. Subito.»
Un agente scese e mi aprì la portiera. Ero congedato.
Ero tornato a guidare la mia auto verso la Technolycra Spa, e
Roberta aveva fatto solo una domanda.
«Problemi?»
Le diedi solo una breve risposta.
«No.»
Arrivammo dal cliente puntuali come piace a me, ma loro ci
fecero attendere lo stesso un quarto d'ora. Ma poi parlammo di
tutto, ascoltando gli apprezzamenti e i commenti del titolare e
della figlia sulle due attrici scelte. Erano per lo più chiacchiere
da salotto, in attesa dell'incontro ufficiale che sarebbe venuto
nei prossimi giorni. Dal punto di vista professionale invece,
lavorammo sostanzialmente per verificare la rispondenza di ogni
motivazione espressa nello story-board approvato, con le immagini
che avevamo abbinato la mattina del lunedì.
«Sulla carta sembra tutto a posto. - Concluse alla fine il
consigliere delegato. - Ora non resta che cercare di mettere in
pratica la teoria.»
Il solito dirigente che, per quanto soddisfatto, si appresta a
preparare eventuali vie di fuga nel caso di insuccesso. Mia moglie
aveva fatto bene a farsi pagare anche l'intervento di Eva, pur
sapendo che lei non chiedeva una sola lira.
A quel punto esposi la possibilità di utilizzare l'oversize
Amélie. Feci vedere il composit fotografico. La guardarono tutti e
tre.
«Merita una campagna a sé…» - Osservò l'ingegner Giorgio
Scolari. - Ha una tale grazia nelle sue rotondità, che se la gente
pensa che sia dovuta alle nostre calze, facciamo bingo.»
Azionò il vivavoce del suo telefono e parlò con il direttore
vendite Italia.
«Abbiamo venduto misure grandi?»
«Non molte. Siamo nel solito mix 2-4-4-2, contro la concorrenza
che vende 2-4-6-6. Una questione di immagine, perché?»
«Se potessi annunciare che a gennaio partirà una campagna sul
collant conformato?»
«Ma... non esiste il conformato! Il tessuto di lycra si
adatta...»
«Lo so. Ma se lo annunciassimo?»
«E che ne so?»
«Annuncialo.»
«…Sissignore.»
«Grazie.» - Disse, e chiuse la comunicazione.
«Funzionerà. - Assicurò, dopo aver sentito i dubbi del
commerciale. E' questa la differenza tra l'imprenditore e il
dirigente. - Sarà un boom. Facciamola.»
«Costi?» - Chiese il consigliere delegato.
«La campagna era stata prevista in tre miliardi di Lire. Per la
produzione ci vorrà il 10%, mentre per la creatività e la direzione
lavori ci arrangiamo con i concessionari.»
«Boom!» - Rispose il C.D. - Oggi nessuna agenzia ottiene più del
7-8% dello stanziamento.»
«E allora vada da loro e si faccia portare su un piatto
d'argento la Eva de Vaillancourt!» - Intervenne Roberta
educatamente.
«Scusate. - Chiese il titolare. - Con un ulteriore miliardo,
riusciamo a fare la campagna sul conformato?»
«I miliardi diventerebbero quattro, vero?»
«Più o meno.»
«Non possiamo spendere più di quattro miliardi complessivamente.
Disse il titolare. Fatevi dare dai concessionari quello che vi
serve.»
«I mezzi riconoscono un ristorno d'agenzia, - dissi. - Ma
adoperiamo almeno altri trecento milioni per la produzione.»
«Ve ne posso dare al massimo altri cento. Per il resto dovete
arrangiarvi.»
«Il problema è un altro. - Intervenne Roberta. - Non abbiamo lo
story-board.»
«Però abbiamo già la creatività. - Rispose Giorgio Scolari
meravigliando tutti, facendocigirare verso di lui. - L'idea è
quella di disegnare delle nuvolette sul tratto più alto delle
calze. Quello che non si vede.»
«O che non si dovrebbe vedere.» - Sorrise a sua figlia.
«Quello che non si vede se la donna sta seduta educatamente.» -
Precisò il consigliere delegato.
«Quello che la donna educata sa far vedere educatamente di
proposito.» - Pggiunse Roberta.
«Bravi, mi avete capito. - Tagliò corto il titolare. Andò a
prendere dal mobile dietro di noi una gamba di plastica. - Lo
vedete questo tratto? - Indicò la parte più scura della calza,
quella di cui aveva appena parlato.
«Lo vediamo.» - Risposi per tutti.
«Bene. Qui disegneremo delle nuvolette. Danno il senso della
leggerezza che questa... - lesse il nome sul composit, - che questa
esuberante Amélie riuscirà a comunicare mostrandosi opportunamente
svestita.»
«Ma sulle gambe troppo grosse, le nuvole si allargano!» -
Protestò il CD.
«Sì, ed è qui che salteranno fuori le 'conformate'. Le taglie
forti avranno le nuvolette più alte che larghe, così una volta
indossate sembreranno ancora più leggere. Capito perché sarà un
successo?»
Aveva inventato il 'conformato' nelle calze e nei collant!
Restammo tutti a guardarlo ammirati.
«Mi dica come vuole che sviluppi il messaggio.» - Chiesi a
questo punto. Aveva fatto tutto lui...
«Le nuvole. - lo anticipò Roberta. - La leggerezza delle nuvole.
Faremo un capolavoro.»
La sera telefonai per fare un primo tentativo con l'amico
Senatore. Era ancora a Miami a crogiolarsi al sole, mentre Massari
trattava ormai sui dettagli dell'affare.
«Quando pensi di tornare?» - Gli chiesi.
«Mai.»
(Continua)
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